Negli anni Novanta del secolo scorso la scelta di far gestire, dal datore di lavoro o dall’ente pensionistico, il saldo contabile, a credito o a debito, della dichiarazione dei redditi era probabilmente obbligata in quanto non esisteva una strumentazione tecnologica che consentisse all’Agenzia delle entrate di intervenire in prima persona in questo processo. Ora i tempi sono cambiati e sulla base del ben riuscito esempio della Agenzia Tributaria spagnola, si può ipotizzare, magari a partire dalla dichiarazione del prossimo anno, che l’esito della dichiarazione, modello 730, non passi più attraverso chi eroga il salario e la pensione ma sia gestito direttamente dall’Agenzia attraverso l’Iban del contribuente. La gestione di questi importi, infatti, già di per sé stessa piuttosto complessa nella trattenuta degli acconti dovuti per l’anno successivo, con l’introduzione della possibilità di rateizzare il dovuto si è fatta molto più
difficoltosa gravando, alla fine sui costi di gestione del datore di lavoro o dell’ente pensionistico. C’è anche da sottolineare che sia i datori di lavoro che gli enti pensionistici, per il trattamento di questi compiti, si affidano a una varietà di programmi informatici di mercato o proprietari in cui si possono annidare difformità mentre con l’intervento diretto dell’Agenzia sarebbe garantita l’omogeneità.
Ormai attraverso le coordinate bancarie (Iban) passano molti rapporti di tipo economico fra cittadino e pubblica amministrazione. Basta citare, a titolo esemplificativo, i milioni di rate di pensione che ogni mese l’Inps accredita sui soggetti in quiescenza o il “cashback” che sta coinvolgendo circa cinque milioni di soggetti che hanno dato la loro Iban all’applicazione “IO”. Sarebbe opportuno, quindi, che il compilatore del 730 anziché indicare i dati del soggetto che dovrà effettuare il conguaglio del risultato della dichiarazione indichi semplicemente le coordinate bancarie su cui l’Agenzia deve operare che potrebbero essere obbligatoriamente le stesse su cui il datore di lavoro o ente pensionistico accreditano lo stipendio o la pensione. Il processo sarebbe analogo a come oggi vengono elaborate dall’Agenzia le dichiarazioni modello 730 in cui il contribuente non ha un sostituto per eseguire il conguaglio per interruzione del rapporto di lavoro o per altri motivi. Attualmente è l’Agenzia che comunica il risultato contabile al datore di lavoro o ente pensionistico per effettuare il conguaglio; questo passaggio non sarebbe più necessario in quanto l’Agenzia verrebbe a lavorare in autonomia colloquiando direttamente con l’intestatario dell’Iban. D’altra parte, che ci sia la necessità che l’Iban venga a costituire un attributo dell’identificazione digitale dei cittadini è una conseguenza inevitabile se si vuole avviare un welfare, un supporto sociale efficace e tempestivo, che transiti non attraverso le agevolazioni fiscali, in cui ci sono milioni d’incapienti che non possono usufruirne, ma attraverso trasferimenti diretti a chi ne ha effettivamente bisogno.
È inutile concedere una detrazione della spesa sociale in percentuale al 19% un anno dopo, all’atto della presentazione della dichiarazione; se c’è necessità di sostegno sociale è bene farlo in tempo reale con un trasferimento in denaro ed è questa la strada in cui si muovono tutti i paesi economicamente comparabili con il nostro, riservando al fisco la raccolta delle entrate e gli incentivi, attraverso agevolazioni, a particolari settori economici, vedi ad esempio il 110% per il miglioramento termico degli edifici. La riforma proposta, semplice e facile da attuarsi, inizierebbe a ridurre i costi dei datori di lavoro dei numerosi adempimenti fiscali che pesano su di loro per la gestione dei dipendenti e sarebbe un primo passo per l’Agenzia per avviare una riappropriazione di processi esternalizzati. L’Iban del contribuente potrebbe essere, inoltre, l’avvio di ulteriori semplificazioni che vedano un maggior protagonismo dell’Agenzia nei processi di gestione del contribuente lavoratore dipendente sempre con
l’obiettivo di semplificare la vita all’impresa/datore di lavoro.