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sabato 5 Ottobre 2024
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730 precompilato, incubo controlli: 6 milioni di contribuenti verso la rinuncia ai rimborsi

Secondo un’elaborazione della Fondazione commercialisti, i contribuenti con detrazioni minime potrebbero rinunciare a integrare la dichiarazione precompilata, pur di evitare il controllo dell’Agenzia delle entrate.

La buona notizia è che ci sarebbe un tesoretto nascosto da 1,5 miliardi; la cattiva è che non verrebbe da tagli di spesa o lotta agli sprechi, ma direttamente dal 730 precompilato. A lanciare l’allarme è la Fondazione nazionale dei commercialisti, che in uno studio calcola come sei milioni di contribuenti potrebbero rinunciare alle detrazioni pur di non finire sotto la lente d’ingrandimento del Fisco.

Come è noto infatti, da quest’anno chi accetterà il modello 730 online senza apportare modifiche non incorrerà nel controllo formale dell’Agenzia delle entrate, che sarà invece automatico in caso di modifiche e integrazioni. Peccato che, almeno per il 2015, nella dichiarazione precompilata mancheranno le spese per istruzione, ristrutturazioni e, soprattutto, le spese sanitarie. Un dettaglio non da poco, se si considera che i modelli da confermare tout court saranno appena 2,5 milioni, mentre quelli da integrare quasi 14,5: in pratica il 71,7%, secondo le stime dell’amministrazione finanziaria per il 2015.

Rimborso? No grazie. Il problema sollevato dai professionisti, è che ci sarebbe una larga fetta di contribuenti – intorno ai sei milioni – con spese detraibili minime, oscillanti tra i 130 e i 190 euro, che potrebbero rinunciare al rimborso, accettare il 730 così com’è e chiudere subito i conti con il Fisco. Anche perché o si integrano i dati per conto proprio, con il rischio di inserire dati errati e incorrere in sanzioni, oppure si delega a un Caf o professionista. Anche in quest’ultimo caso, però, tra passaggi burocratici (delega scritta o in Pdf con dati anagrafici, codice fiscale e copia di un documento d’identità da consegnare all’intermediario per l’accesso al cassetto fiscale riservato) e tariffe, i contribuenti potrebbero arrivare alla conclusione che il gioco non valga la candela. Che il rischio ci sia lo conferma anche Fulvio Morelli, coordinatore della commissione economia e fiscalità del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del Lavoro: « Anche se il rimborso a favore dei cittadini rimane immutato- spiega a Fisco Equo- l’integrazione potrebbe comportare un’attività di controllo sui dati inseriti che potrebbe spingere molti a non richiedere il rimborso in caso di cifre basse».

Tariffe salate. A ciò si aggiunge pure il problema dei compensi da corrispondere a Caf e professionisti, che in alcuni casi saranno più salati. Questo perché, in caso di apposizione del visto di conformità, saranno gli stessi intermediari a rispondere di errori o omissioni, pagando al posto del contribuente l’imposta extra e le sanzioni, più i relativi interessi. Più responsabilità, quindi più rischi: tradotto, onorari maggiorati. Anche se c’è chi preferisce aspettare l’anno prossimo per alzare le tariffe: « Noi cercheremo di lasciarle allo stesso livello dell’anno scorso- sottolinea a Fisco Equo Mirco Mion, presidente di Agefis (geometri fiscalisti)- anche perché per alzarle bisognerebbe fare prima un business plan, che non abbiamo avuto il tempo di predisporre». Ciò non toglie che con la precompilata i costi siano aumentati: « da un lato per via del nuovo software per la gestione del registro unico delle deleghe –prosegue Mion- dall’altro per i piani di formazione per i dipendenti».

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