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sabato 27 Luglio 2024
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San Marino, un tesoro da 22 miliardi: scovati 20mila evasori

Una maxi-inchiesta coordinata dalla Procura di Forlì fa tremare il monte Titano: negli ultimi 9 anni esportati a San Marino oltre 22 miliardi, più di 20mila i casi di evasione ipotizzati. Tra gli indagati anche banchieri e personaggi legati alla criminalità organizzata. 

Un elenco informatico con le generalità di quasi 26mila italiani che dal 2006 al 2014 hanno effettuato bonifici a conti sammarinesi per un valore complessivo di 22 miliardi, molti dei quali potrebbero essere frutto di evasione e riciclaggio di denaro sporco e ora all’attenzione della magistratura. Non è la lista Falciani-bis, ma molto di più: è il risultato dell’inchiesta avviata dalla Procura di Forlì sui movimenti bancari registrati tra l’Italia e la repubblica sammarinese, destinata a espandersi a macchia d’olio. E, stando ai numeri riportati dal settimanale L’Espresso, a scatenare una tempesta giudiziaria senza precedenti sul monte Titano. Perché su 26.953 soggetti italiani finiti sotto la lente d’ingrandimento (di cui 23.350 persone fisiche e 2.250 società), i casi di presunta evasione sono 20.675, senza contare le ipotesi di reato più gravi: dal riciclaggio di denaro mafioso alla bancarotta, passando per l’usura. In pratica in più di tre casi su quattro chi ha portato i soldi a San Marino non l’ha dichiarato al fisco italiano. Un’inchiesta record resa possibile grazie a un software fornito dal comando generale della Finanza, che attraverso l’incrocio dei dati acquisiti dalle banche italiane e sammarinesi con quelli già in possesso del fisco, ha consentito di costruire una banca dati con le movimentazioni di denaro anno per anno.

Le indagini sono ancora all’inizio, ma le prime verifiche hanno già prodotto risultati: alcuni indagati hanno contestato le accuse e andranno a processo, altri invece hanno ammesso gli addebiti e, scrive l’Espresso, risarcito il fisco. Per molti, comunque, resta ancora viva la possibilità di aderire alla “sanatoria light”, la voluntary disclosure, che il governo Renzi intende prorogare per altri due mesi.

 

Industriali e faccendieri. Eppure nella “Torre d’avorio” –questo il nome dell’indagine- ci sono dentro tutti, o quasi. Banchieri, industriali, imprenditori col pallino per le bancherotte, commercianti. Molti, tra i soggetti con conti correnti aperti a San Marino, provengono da Emilia-Romagna (15.044) e Marche (4.089), ma non mancano clienti laziali (1.510), lombardi (1.330) e veneti (1.112). Dall’inchiesta coordinata dal procuratore capo Sergio Sottani spuntano anche nomi pesanti. Come quello di Alberto Briscuoli, titolare del mobilificio Imab Group, al quale gli inquirenti hanno ricollegato un conto da 69 milioni di euro. O quello di Ettore Setten, ex presidente del Treviso calcio finito in bancarotta con debiti per 20 milioni e accusato di aver nascosto a San Marino 5,5 milioni. In mezzo anche prestanomi e faccendieri con inquietanti legami con organizzazioni mafiose, dalla camorra alla ‘ndrangheta. E siamo solo agli albori dell’inchiesta, perché finora sono stati analizzati solo i bonifici effettuati dall’Italia e indirizzati a San Marino. Poi si passerà al setaccio il percorso inverso: dal 2006 al 2014 le somme entrate in Italia ammontano a 11 miliardi. Di certo non mancheranno le sorprese. 

 

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