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sabato 27 Luglio 2024
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Voluntary: capitali emersi a quota 60 miliardi, il 70% dalla Svizzera

Il Mef presenta i primi dati sulla voluntary disclosure: il gettito raggiunge i 3,8 miliardi, ma con interessi e integrazioni il governo punta a superare i 4 miliardi. Quasi 130mila le istanze presentate, la metà arriva dalla Lombardia.

Circa 3,8 miliardi di gettito su un totale di quasi 60 miliardi di base imponibile emersa. Ma aggiungendo gli interessi, le integrazioni delle istanze e gli accertamenti il bottino, da qui a un anno, è destinato a raggiungere quota quattro miliardi. È quanto finirà nelle casse dello Stato con la voluntary disclosure, la procedura di rientro dei capitali inaugurata un anno fa che si è conclusa lo scorso 30 novembre con poco più di 129mila richieste di adesione. Le cifre, per ora solo provvisorie, sono state presentate ieri al ministero delle Finanze alla presenza, tra gli altri, del consigliere per le politiche fiscali Vieri Ceriani e di Rossella Orlandi. E proprio la numero uno delle entrate ha espresso soddisfazione per i risultati di un’operazione «completamente aperta e trasparente», che segna «una profonda discontinuità con i sistemi opachi degli scudi fiscali».

Dalla Svizzera con furore. Qualche numero sull’operazione allora. I capitali autodenunciati al fisco ammontano complessivamente a 59,5 miliardi: di questi quasi il 70% (pari a 41,5 miliardi) proviene dalla Svizzera, il 7,7% dal Principato di Monaco e il 3,7% dalle Bahamas, ma anche da Singapore (2,3%), Lussemburgo (2,2%), San Marino (1,9%) e Liechtenstein (1,4 per cento). Una montagna di denaro che il Mef stima possa generare un gettito «prudenziale» di 3,8 miliardi, composto per larga parte dalle imposte sostitutive (1,2 miliardi) e quelle sui redditi (704 milioni) e solo in minima parte da contributi (96 milioni), Iva (54 milioni), Irap (34 milioni) e ritenute (15 milioni). Una quota importante, invece, è costituita dalla sanzioni: sommando quelle su ritenute e omessa compilazione del quadro Rw, il totale ammonta a circa 1,7 miliardi. La quasi totalità delle istanze, invece, ha riguardato capitali detenuti all’estero: su 129.565 richieste di adesione, 127.348 si riferiscono alla disclosure internazionale e solo 1.507 a quella nazionale (riguardanti, cioè, la regolarizzazione di capitali trattenuti in Italia ma non dichiarati).

Uno su due in Lombardia. Ed è proprio scandagliando i dati sulle istanze che emrgono i risultati più interessanti. Il 49% delle istanze proviene dalla Lombardia, il 13,4 dal Piemonte, il 7,2 dall’Emilia Romagna e il 6% del Veneto. A conti fatti, tre quarti delle domande proviene dal Nord Italia. Le regioni del meridione sono quelle che meno hanno sfruttato la procedura, a cominciare da Basilicata (“solo” 88 istanze), Molise (97), Calabria (354) e Sardegna (417).

Tutto in due mesi. Senza la proroga difficilmente la voluntary avrebbe potuto fare risultati simili. Basti pensare che tra il primo ottobre e il 30 novembre le istanze presentate sono state più della metà del totale (66.314). Se la finestra fosse stata chiusa il 30 settembre, le istanze complessive sarebbero state poco più di 63mila.

Tesori e tesoretti. Le istanze con sezione compilata sfiorano quota 100mila: oltre 28mila riguardano importi compresi fra 300mila e 3 milioni di euro; 23mila si riferiscono a capitali tra i 60 e i 150mila euro; 17mila sono relativi a importi compresi nella forbice 150-300mila euro. Buona parte dei capitali, però, è rimasto all’estero: sui 60 miliardi di attività autodenunciate, solo 15,7 torneranno in Italia. 

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