Di Luciano Cerasa
Revisione della legge Fornero, introduzione della Flat tax e pace fiscale con i contribuenti in mora: si partirà da qui anche prima della legge di Bilancio, nel governo ci sarebbe pieno accordo sulle misure che dovranno dare l’imprinting alla manovra che comincerà a prendere forma con la nota al Def da presentare il prossimo 27 settembre. La prima è che la Flat tax si farà e come ogni tassa “piatta” che si rispetti sarà a una sola aliquota, ma non investirà solo l’Irpef. La misura riguarderà due milioni di partite Iva, alle quali verrà allargato il regime forfettario dell’aliquota al 15% applicata a Irpef e Irap e che prevede l’esclusione dall’Iva. L’imposta sostitutiva forfettaria è limitata finora a professionisti e commercianti che raggiungono al massimo un ammontare di ricavi, su cui calcolare poi l’imponibile applicando un indice di redditività, tra i 25mila e i 50mila euro, a seconda dei settori di attività. Il progetto del governo fissa a 65mila euro il nuovo riferimento del forfettario confermando l’ aliquota al 15%, e portando al 20% il prelievo sul reddito eccedente fino a 100mila euro. La Flat tax al 15% sarà applicata dal primo gennaio 2019 anche sulle società di persone e sull’Ires (attualmente si paga un’aliquota del 24%), sulla parte di ricavi che le piccole imprese decideranno di investire in attività che creino posti di lavoro, in innovazione e per rafforzare il capitale sociale. Il gran serbatoio di deduzioni e detrazioni, su cui aveva messo gli occhi il governo per finanziare la riforma fiscale complessiva per ora verrà soltanto ridotto con una limatura di facilitazioni, per non innestare l’effetto contrario di un aumento della tassazione. Il lavoro dipendente dovrà invece aspettare la sua Flat tax l’esercizio successivo, quando, secondo i progetti della Lega, le “tax expenditure”per ora appena limate saranno completamente abolite e sostituite con una deduzione unica di tremila euro, modulata in base al nucleo famigliare. Ma non è escluso che qualcosa possa essere anticipato a quest’anno. La futura legge di Bilancio dovrebbe portare anche la “quota 100”(la somma tra età anagrafica e contributiva) o in alternativa i 41 anni e mezzo di contributi versati, come traguardo da raggiungere per andare in pensione. L’età anagrafica sufficiente per far scattare il pensionamento potrà essere anche di 62 anni e non 64, come si era ventilato per limitare l’impatto della misura sui conti. La “pace fiscale” che vuole fare la Lega con i contribuenti detentori di una cartella esattoriale dovrebbe arrivare addirittura per decreto e prima dell’approvazione della manovra. A beneficiarne saranno tutti coloro che hanno in piedi un contenzioso con il fisco fino a un milione di euro, che saranno invogliati a pagare con tre aliquote speciali, del 6 del 10 e del 25% in funzione del reddito e della composizione del reddito famigliare. Da questo provvedimento si attendono incassi per 20 miliardi di euro.