Il governo taglia le erogazioni liberali a favore dei partiti e movimenti politici. Versamenti detraibili solo per la parte che eccede i 250 euro entro il tetto complessivo di 3.000 euro.
di Oreste Saccone
Il taglio a detrazioni e deduzioni Irpef introdotto con la legge di stabilità colpisce anche le agevolazioni al finanziamento privato dei partiti. Il governo, che solo 3 mesi fa, in occasione del taglio del finanziamento pubblico ai partiti, aveva aumentato sensibilmente gli sconti fiscali torna sui suoi passi. E con la doppia tagliola della franchigia di 250 euro e del tetto di 3.000 euro di fatto assesta un duro colpo alla possibilità che i contribuenti facciano donazioni ai partiti e movimenti politici grazie anche all’incentivo fiscale.L’esecutivo nel caso specifico conferma una evidente schizofrenia in campo fiscale cambiando in modo radicale una disposizione adottata con la legge 96 del 2012 solo 3 mesi fa. Il Parlamento infatti in occasione della riduzione dei contributi pubblici ai partiti e ai movimenti politici ha modificato la disposizione che riconosce benefici fiscali a favore dei cittadini che intendono finanziare i partiti. In particolare il contribuente può detrarre dall’Irpef l’importo pari al 24 % (nel 2013) e al 26% (nel 2014) delle erogazioni in denaro a favore dei partiti e dei movimenti politici, per importi compresi tra 50 e 10.000 euro, a condizione che siano effettuate mediante versamento bancario o postale.
Oggi, con il disegno di legge di stabilità, il Governo Monti ci ripensa e propone di assoggettare alla franchigia di 250 euro anche i contributi dei privati ai partiti e ai movimenti politici; nello stesso tempo riduce drasticamente l’ammontare massimo dell’erogazione detraibile. Il finanziamento privato ai partiti non sarà più detraibile fino a 10.000 euro, ma sarà soggetto al tetto di 3.000 euro, fissato come ammontare massimo degli oneri complessivamente detraibili per ciascun periodo d’imposta, ad esclusione delle spese sanitarie.
La scelta dell’esecutivo è accompagnata anche da piccola ‘dimenticanza’. La relazione illustrativa del disegno di legge di stabilità approvato del governo non fa alcun cenno alla novità. Si tratta di un semplice errore redazionale dei tecnici di via XX settembre che hanno confezionato la proposta di legge, o una scelta ‘comunicativa’ del governo? I prossimi giorni ci sveleranno l’arcano.