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domenica 6 Ottobre 2024
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Ue, semaforo verde al piano Green della Commissione europea

Semaforo verde al piano Green della Commissione europea. Il 5 maggio scorso il Consiglio europeo e i rappresentanti del Parlamento europeo hanno gettato le basi per disciplinare ed attuare l’obiettivo cardine del Green Deal lanciato dalla Commissione europea l’11 dicembre 2019 e, cioè, rendere l’Europa climaticamente neutra per il 2050. Tale traguardo, previsto anche dall’Accordo di Parigi (articolo 4) sottoscritto da 195 Paesi tra cui la UE, prevede il raggiungimento di un pieno equilibrio tra le emissioni di CO2 e il loro assorbimento. L’obiettivo è controbilanciare l’emissione di gas serra attraverso dei sistemi (pozzi di assorbimento o carbon
sinks) in grado di neutralizzare la CO2 assorbendone una quantità superiore a quella prodotta. I principali pozzi di assorbimento sono quelli di cui madre Natura ci ha provvisto e, cioè, le foreste e gli oceani la cui funzione di assorbimento di carbonio è, tuttavia, seriamente compromessa a causa del loro irresponsabile e irrazionale sfruttamento. Nel 2019 le emissioni globali di CO2 hanno superato di oltre 3 volte la capacità di assorbimento dei pozzi naturali e, pur se lo stop agli spostamenti imposto dalla pandemia da Sars Covid-19 ha determinato un significativo taglio (4%!) ai consumi di energia da combustibili fossili, le previsioni per il 2021 segnano una preoccupante ripresa nell’aumento delle emissioni a causa della volontà degli Stati di recuperare il Pil perduto. In questo scenario la codificazione della sfida lanciata dalla Ue al drastico taglio all’utilizzo dei combustibili fossili assume una valenza fondamentale a livello globale.

L’azione delle istituzioni unionali, strategicamente volta al raggiungimento della neutralità climatica, è tanto più importante alla luce delle previsioni di molti esperti secondo cui, cessata la fase di lock-down, le persone, incrementando in misura considerevole i consumi come reazione alle restrizioni subite negli ultimi 15 mesi, causeranno un significativo aumento della domanda di energia e delle emissioni di gas serra. Il rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia stima che nel 2021 la domanda di energia aumenterà, in conseguenza dell’impennata del 6% del PIL mondiale, del 4,6% andando così ad azzerare il calo del 4% verificatosi nel 2020. Triste scenario per il pianeta specie alla luce dei non molto affidabili annunci di svolta “green” provenienti da economie trainanti i consumi globali. E’ il caso della Repubblica Popolare cinese che, pur avendo annunciato la drastica riduzione delle emissioni di anidride carbonica entro il 2050, non disdegna di continuare a realizzare nuove e imponenti centrali a carbone.
Gli Stati Uniti, condividendo le sfide “green “ delle istituzioni europee, hanno assunto l’impegno di abbattere del 50% le emissioni di gas serra entro il 2030. La brutta notizia è che insieme, Ue ed Usa, sono responsabili di appena il 20% delle emissioni globali di
anidride carbonica. Assume, comunque, un rilievo assolutamente nevralgico l’influenza che le scelte politiche ed ambientali delle principali economie occidentali esercitano sulle altre nazioni. La “Conferenza dei partecipanti” (cd. COP26), che si svolgerà a Glasgow nel novembre prossimo, sarà il banco di prova della serietà, affidabilità e concretezza degli impegni assunti dagli Stati ed organizzazioni sovranazionali per ridurre, con processi chiari e timing significativi, le emissioni di carbonio.

La bozza di regolamento concertata lo scorso 5 maggio tra il Consiglio europeo e il Parlamento europeo disciplina le principali direttrici attraverso cui si svolgeranno programmi, strategie e azioni per conseguire l’obiettivo “emissioni zero” entro il 2050.
Secondo Joao Pedro Matos Fernandes, responsabile della Direzione Generale per l’ambiente e l’azione climatica Ue, quella che sta prendendo forma è la “legge delle leggi” atteso che segnerà il quadro di riferimento cui si atterrà, per i prossimi 30 anni, la legislazione unionale sul cambiamento climatico. La proposta, oltre a prendere le mosse dai temi del Green Deal, obiettivo ispiratore dell’attuale politica unionale, trova il suo preciso referente nell’articolo 37 della Carta dei diritti fondamentali della Ue ai sensi del quale l’implementazione delle politiche comunitarie deve coordinarsi con le politiche dirette alla tutela dell’ambiente ed al miglioramento della qualità della vita. La bozza di regolamento è stata messa a punto a breve distanza dalla conclusione del summit sul clima svoltosi il 22 aprile scorso ed apre la strada al pacchetto delle proposte (le cd. “fit-for-55”) che la Commissione
europea presenterà entro il 30 giugno prossimo al fine di predisporre misure concrete e coerenti per il raggiungimento della neutralità climatica. In particolare, la Commissione valuterà l’adozione di strumenti e incentivi idonei a mobilitare gli investimenti necessari alla transizione ecologica.

Tre le direttrici su cui si muove la proposta e che costituiranno i criteri ispiratori delle politiche degli Statimembri:
1) il principio precauzionale del “chi inquina paga”;
2) il main target della efficienza energetica;
3) l’obbligo di “non arrecare danno”.
La legge europea in fieri attribuisce, infatti, agli Stati membri un ruolo chiave per il raggiungimento dell’obiettivo intermedio, la riduzione delle emissioni di CO2 di almeno il 55% nel 2030, e di quello finale, la neutralità carbonica nel 2050. La bozza di regolamento si appella ai legislatori dei singoli Paesi membri perché operino in linea con gli obiettivi del Green Deal e adottino piani operativi basati su una analisi approfondita delle criticità e che dispongano di strumenti attendibili per accertare l’efficacia delle misure via via implementate. Spetta alle istituzioni unionali il compito di creare un quadro normativo ottimale in cui gli Stati membri attuino le azioni dirette al cambiamento climatico nella generale consapevolezza che tale obiettivo richiede un considerevole sforzo, culturale prima ancora che economico. La bozza di regolamento sottolinea che l’impegno chiesto agli Stati nel riprogrammare in modo “sostenibile ed inclusivo” i propri investimenti sarà largamente ricompensato dai benefici che la collettività registrerà con il miglioramento delle condizioni ambientali e l’aumento di prospettive occupazionali conseguenti all’avvio della transizione ecologica e allo sviluppo di una mobilità smart e sostenibile. La proposta di legge prevede, inoltre, che il bilancio europeo e gli strumenti del Recovery Plan supportino la sfida ecologica destinando alla sua implementazione almeno il 30% delle risorse disponibili. Un comitato indipendente di 15 esperti in questioni climatiche (European Advisory Board) affiancherà e sosterrà, da un punto di vista scientifico e tecnico, gli Stati al fine di coadiuvarli nella scelta ed elaborazione di piani, strategie ed azioni mirate alla riduzione dei gas serra.

Il documento ha un respiro ampio: ampia è soprattutto la platea dei destinatari in quanto tutti gli attori economici – imprenditori, lavoratori dipendenti, investitori , consumatori – sono chiamati a rendersi parte attiva della rivoluzione ecologica. Viene espressamente riconosciuto il ruolo chiave delle comunità locali e del singolo nel guidare la trasformazione verso la neutralità climatica. Al riguardo, nella consapevolezza che il futuro del pianeta è cosa seria e prescinde dal reddito e dal contesto sociale di provenienza, gli Stati vengono sollecitati ad adottare misure inclusive, tali da favorire la partecipazione di tutte le componenti sociali per la costruzione di una società consapevole dell’importanza della transizione ecologica. Il primo “happening” in tal senso sarà la settimana verde della Ue, il più grande evento annuale sulla politica ambientale, che si svolgerà nel periodo 1-4 giugno e consentirà ai cittadini di tutta l’Ue di confrontarsi sulle politiche ambientali nella conferenza principale che avrà luogo a Bruxelles, online e in oltre 600 eventi collaterali. In piena coerenza con la serrata tabella di marcia che vede impegnate le istituzioni comunitarie nell’implementazione del Green Deal, la Commissione europea ha appena adottato il 12 maggio scorso il piano d’azione dell’UE: “Azzerare l’inquinamento atmosferico, idrico e del suolo”. Si tratta di uno strumento programmatico che offre una sintesi integrata per il 2050, combinando tutte le pertinenti politiche dell’Ue per contrastare e prevenire l’inquinamento, con particolare attenzione alle modalità offerte dalle soluzioni digitali per affrontare l’inquinamento. Come rilevato da Frans Timmermans, Vicepresidente esecutivo responsabile per il Green Deal europeo:  “Il Green Deal mira a costruire un pianeta sano per tutti. Per offrire ai cittadini e al pianeta un ambiente privo di sostanze tossiche, dobbiamo agire subito. Questo piano guiderà il nostro lavoro verso la realizzazione dell’obiettivo stabilito. Le nuove tecnologie verdi già esistenti possono contribuire a ridurre l’inquinamento e offrire nuove opportunità commerciali. Anche gli sforzi dell’Europa per ripristinare un’economia più pulita, più equa e più sostenibile devono contribuire al conseguimento dell’obiettivo di inquinamento zero.”

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