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sabato 27 Luglio 2024
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Arrestato commercialista dei Panama Papers, evasi 9 milioni: ecco come (Corriere della Sera)

Una Lamborghini Huracan e altre quattro auto di grossa cilindrata, oltre ad una collezione di 18 orologi di lusso di marca Rolex, Patek Philippe e Audermas Piguet per un valore di oltre 400 mila euro, ai saldi attivi di oltre 100 conti correnti, a 21 immobili e 10 terreni agricoli. Sono i beni sequestrati nell’ambito dell’inchiesta milanese, coordinata dal pm Stefano Civardi e condotta dai finanzieri del Gruppo Milano, che ha portato all’arresto del commercialista romano Gian Luca Apolloni, il cui nome era finito nel caso dei Panama Papers, e anche dell’imprenditore Massimo Caruso, titolare di una società di trasporti. Le accuse al centro dell’inchiesta sono bancarotta fraudolenta, indebita compensazione e autoriciclaggio, emerse dagli accertamenti in un’altra indagine che lo scorso ottobre aveva portato a cinque misure cautelari per associazione a delinquere finalizzata ai reati di bancarotta fraudolenta, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e omesso versamento dell’Iva.

Il modello di evasione
In particolare, gli accertamenti della Gdf hanno fatto emergere un aggravamento del dissesto di una delle società fallite, risultata debitrice verso l’Erario per circa 9 milioni di euro, «integralmente e indebitamente compensati tramite l’impiego di fittizi crediti d’imposta». Il commercialista Gian Luca Apolloni, spiega la Gdf, «ideatore del sistema fraudolento e destinatario della misura cautelare in carcere, ha ricevuto, come prezzo della prestazione illecita l’accredito, sul conto corrente del proprio studio di consulente del lavoro, di bonifici ordinati dal conto aziendale» della società fallita «per un importo complessivo di 375.000 euro, di cui una parte, circa 137 mila euro, impiegata in un investimento finanziario consistente nell’acquisto di titoli californiani “First American”». Da qui l’accusa di autoriciclaggio. Il modello di evasione, secondo le Fiamme Gialle, «ideato dal professionista, è stato successivamente proposto ad una molteplicità di imprese (oltre 20) con sede a Napoli, Roma, Prato e Treviso che hanno solo formalmente compensato la propria posizione debitoria nei confronti del Fisco, per circa 40 milioni di euro, utilizzando crediti di imposta assolutamente inesistenti».

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