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domenica 1 Settembre 2024
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Bankitalia, nel 2012 pressione fiscale record verso il 44%

Nel 2012 la pressione fiscale toccherà un nuovo massimo storico attestandosi al 43,8%. La previsione è della Banca d’Italia e non tiene conto della delega fiscale. Palazzo Kock boccia le ipotesi di condono e manifesta perplessità anche sulla patrimoniale. Meglio un intervento sull’Ici.

La pressione fiscale in Italia continua a crescere e l’anno prossimo raggiungerà il nuovo massimo storico attestandosi al 43,8% del pil, lo 0,2% in più del 1997 quando per centrare l’obiettivo della moneta unica fu introdotta l’eurotassa. Ma per il contribuente italiano il peso di tasse e imposte potrebbe essere anche più pesante e superare il 44% in quanto la previsione non tiene conto degli effetti della delega fiscale e dei probabili aumenti ai quali saranno costretti gli enti locali per fronteggiare i tagli ai trasferimenti previsti dalle manovre per centrare il pareggio di bilancio del 2013. Il capo dell’area ricerca economica della Banca d’Italia Daniele Franco nel corso dell’audizione sul ddl stabilità alle commissioni bilancio di Camera e Senato ha anche ribadito la contrarietà ai condoni e ha espresso perplessità sulla introduzione di una patrimoniale ‘ampia’ dicendosi a favore di un intervento sull’Ici.

Pressione fiscale. La pressione fiscale salirà quindi dal 42,3% del 2010 al 42,7 nel 2011, fino al 43,8 per cento nel 2012: un massimo storico (nel 1997 essa aveva raggiunto il 43,6 per cento del Pil). Le stime di Via Nazionale non includono gli effetti dell’attuazione della delega fiscale e assistenziale (la clausola di salvaguardia), che potrebbero determinare maggiori entrate fino a 0,2 punti di pil nel 2012, 1,0 nel 2013 e 1,2 nel 2014. Inoltre – ha sottolineato l’esponente di Bankitalia – va rilevato che gli enti decentrati potrebbero disporre aumenti del prelievo per compensare i tagli apportati con le manovre estive ai trasferimenti dallo Stato.
Una pressione fiscale dunque, ha proseguito Franco, che in Italia «è elevata, nel confronto sia storico sia internazionale; supera di due punti quella media degli altri paesi dell’area dell’euro». E considerando «l’estensione relativamente ampia dell’economia irregolare in Italia, i contribuenti che ottemperano pienamente agli obblighi fiscali sono soggetti ad aliquote sistematicamente più elevate rispetto ai nostri maggiori partner commerciali».

Evasione. L’evasione fiscale, secondo Bankitalia, «determina iniquità e distorce la concorrenza; è di ostacolo alla crescita dimensionale delle imprese italiane». Per questo la riforma del sistema fiscale, prevista dal disegno di legge delega in discussione in Parlamento, ha affermato l’esponente di Palazzo Koch, «è una opportunità per intensificare gli sforzi volti a contrastare questo fenomeno e a limitarne gli effetti distorsivi». Sarebbe auspicabile, secondo Franco, fornire al più presto una valutazione prudenziale degli effetti della riforma e definire gli interventi «volti a colmare l’eventuale divario rispetto agli effetti indicati nella manovra di bilancio». I proventi derivanti dalla riduzione delle aree di evasione andranno utilizzati, secondo palazzo Koch, per «ridurre le aliquote legali». La composizione del prelievo fiscale può essere modificata in «modo da renderla più favorevole alla crescita».

Idee per la crescita. Una rimodulazione del prelievo che preveda «una riduzione del peso delle imposte e dei contributi che gravano sul lavoro e sull’attività produttiva, finanziata da un aumento del prelievo sui consumi e sulla proprietà – secondo Bankitalia – potrebbe sostenere la crescita dei prossimi anni senza incidere sul bilancio pubblico». Più in generale, secondo Franco, «la crescita può essere sostenuta creando un ambiente economico più favorevole all’attività di impresa e all’offerta di lavoro, alla accumulazione di capitale umano e fisico». Azioni che vadano in queste direzioni «possono migliorare le aspettative sull’evoluzione dell’economia italiana e ridurre i differenziali di rendimento richiesti sui nostri titoli pubblici», ha detto il funzionario di Via Nazionale.

Patrimoniale difficile. Per il capo dell’area ricerca economica di Bankitalia, «è difficile fare una patrimoniale perchè non disponiamo di una infrastruttura dei dati sul patrimonio». E’ meglio «operare sull’Ici» con interventi sulle rendite catastali, un’operazione che «crea meno distorsioni ed è più concreta». Il funzionario generale ha aggiunto: «personalmente penso che una patrimoniale di grande portata non sia né auspicabile, né possibile».

Condono. In Italia ci sono stati tanti condoni negli anni passati, sarebbe meglio essere «cauti» nell’utilizzo delle sanatorie. Si è espresso anche sul condono il capo dell’area ricerca economica di Bankitalia nel corso dell’audizione. «Personalmente sarei cauto sull’utilizzo dei condoni, nel senso che in questo Paese ne abbiamo avuti tanti e – ha sottolineato – è un Paese in cui l’evasione fiscale è molto ampia e c’è il rischio che un condono possa in qualche modo non aiutarci a uscire da questa situazione». Le sanatorie, ha aggiunto Franco, «hanno ovviamente pro e contro: avere gettito, chiudere situazioni passate e avere risorse per interventi utili» sul lato dei pro. Mentre dall’altro lato ci sono «effetti distorsivi che vengono dal segnale che viene mandato al contribuente».

Sviluppo. Il dirigente dell’istituto centrale ha confermato poi le sollecitazioni che da qualche mese arrivano da Draghi e dal direttorio di Via Nazionale, in particolare sul tasto dello sviluppo. «Da molti anni la crescita economica è in Italia inferiore a quella degli altri paesi dell’Unione europea» e «i problemi di crescita sono percepiti come un forte limite alla solidità finanziaria del Paese. Il riequilibrio dei conti pubblici deve pertanto associarsi a una politica economica volta al rilancio delle prospettive di crescita. Le nuove misure annunciate dal Governo rispondono a questa esigenza».
Sul tema della crescita è intervenuta anche Anna Maria Tarantola, vice direttore generale di Bankitalia, con un richiamo alla politica. «La buona finanza da sola non garantisce lo sviluppo economico – ha detto – un ruolo fondamentale deve essere svolto dalla politica per favorire la crescita sostenibile, una migliore occupazione sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo, e sistemi sociali efficienti. Sono linee su cui si stanno muovendo i governi, ma con troppa lentezza e discontinuità».

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