Il capo economista della banca centrale, in audizione al Senato, prevede un ulteriore incremento della pressione fiscale nei prossimi tre anni. Per Palazzo Koch l’esenzione Ici per le abitazioni principali è una anomalia tutta italiana, mentre il peso della tassazione è troppo elevato soprattutto sul lavoro.
L’opportunità di reintrodurre la tassazione sulla prima casa, l’eccessivo peso delle imposte sul lavoro e il rischio che la pressione fiscale aumenti nei prossimi anni. Sono questi gli argomenti principali affrontati da Daniele Franco, capo ricerca economica di Bankitalia, nel corso dell’audizione sul ddl delega per la riforma fiscale in commissione Finanze al Senato. Parole pesanti, che contrastano con la politica fiscale del governo Berlusconi. Dopo la Corte dei Conti, che martedì ha invitato il governo a prendere in considerazione l’ipotesi della patrimoniale, anche Bankitalia interviene, dunque, per chiedere di spostare il prelievo dal lavoro agli immobili.Reintrodurre l’Ici sulla prima casa. Bankitalia ritiene «necessaria una riflessione sull’opportunità di reintrodurre l’abitazione principale fra gli immobili soggetti a imposta, in particolare l’Ici». «Interventi futuri sulle basi imponibili dell’Ici dovrebbero andare nella direzione di avvicinare i valori fiscali a quelli di mercato, con misure che accelerino l’aggiornamento dei valori catastali». Del resto, ha detto ancora Franco, «l’esenzione dell’Ici dalle abitazione principali costituisce nel confronto internazionale un’anomalia del nostro ordinamento tributario ed espone al rischio di trasferire una parte rilevante dell’onere dell’imposta su esercizi commerciali e studi professionali o sui proprietari di seconde case». Un’operazione, quella della reintroduzione dell’Ici sulla prima casa, che secondo Franco avrebbe riflessi anche su Irpef, registro, ipocatastali, successioni e donazioni, e «sarebbe giustificata – ha detto – anche dall’esigenza di eliminare le sperequazioni oggi esistenti fra le differenti zone geografiche e le diverse classi di immobili.
Pressione fiscale eccessiva. «La pressione fiscale in Italia – ha detto Franco – è elevata sia nel confronto storico sia in quello internazionale. Nel prossimo triennio è destinata a crescere ulteriormente per effetto delle misure di aumento delle entrate incluse nei provvedimenti di consolidamento dei conti pubblici approvati nel corso dell’estate». In Italia, secondo l’esponente di Bankitalia «la pressione fiscale, dopo essere rimasta sostanzialmente stabile nella prima parte dello scorso decennio, è aumentata nel biennio 2006-07 per effetto principalmente di misure discrezionali. Nel 2008-09 è rimasta stabile intorno al 43 per cento. Nel 2010 è leggermente scesa (al 42,6 per cento) per il venire meno di alcune entrate straordinarie in conto capitale; resta prossima ai livelli massimi del dopoguerra».
Incremento futuro. Un incremento della pressione fiscale tra il 2010 e il 2013 compreso tra 1,3 e 2,3 punti percentuali. La nota di aggiornamento del documento di economia e finanza dello scorso settembre, ha detto infatti l’economista di Bankitalia, «indica per il 2013 una pressione fiscale pari al 43,9 per cento e a tale valore si aggiungerebbe una parte dell’effetto atteso dall’attuazione della delega in esame. Tale livello sarebbe ancora maggiore se gli enti decentrati compensassero, anche solo in parte, la riduzione dei trasferimenti statali disposta con le manovre estive con un aumento dell’imposizione a livello locale».
Il peso della tassazione sul lavoro. Secondo Bankitalia, il peso della tassazione in Italia è elevato, soprattutto sul lavoro. Nel 2010 la pressione, ha spiegato Franco in Senato, è stata superiore in Italia di quasi 3 punti rispetto alla media degli altri paesi dell’area euro e di 5,5 punti a quella del Regno Unito.