Secondo le ricostruzioni della Guardia di Finanza, il cantante si sarebbe servito di tre società scudo (di cui una con sede a Londra) per sottrarre base imponibile all’imposizione tricolore. Il reato ipotizzato è di dichiarazione infedele.
Biagio Antonacci finisce nei guai col fisco per un’evasione da circa 3 milioni e mezzo di euro. Tanto la Procura di Milano contesta al cantautore italiano, rinviato a giudizio dal pm Carlo Nocerino- ora procuratore aggiunto a Brescia- per il reato di dichiarazione infedele relativo agli anni di imposta tra il 2004 e il 2008. Il processo che vede imputato Antonacci entra ora nella fase clou, benché l’artista abbia raggiunto da tempo un accordo con l’erario grazie a un accertamento con adesione.
Il meccanismo evasivo. È di questi giorni infatti la deposizione di un sottufficiale della Guardia di Finanza coinvolto nelle indagini, che ha testimoniato nel corso del dibattimento. Stando a quanto affermato dal finanziere, l’artista si sarebbe servito di tre società “schermo”, di cui una estera, per sottrarre base imponibile all’imposizione italiana. Le società di comodo finite nel mirino sono “Basta edizioni musicali”, “Iris” e la “Forum Vision” con sede a Londra, alle quali il cantante avrebbe affidato la gestione dei diritti d’autore facendo figurare i ricavi percepiti come redditi d’impresa ( e quindi assoggettati ad aliquota più conveniente) anziché come redditi da lavoro autonomo. Da qui l’ipotesi di dichiarazione infedele tra il 2004 e il 2008: stando all’accusa, nel periodo contestato Biagio Antonacci avrebbe indicato nella propria dichiarazione dei redditi “elementi attivi per un ammontare inferiore a quello effettivo”. Al centro dell’inchiesta, il contratto siglato dallo stesso Biagio Antonacci con la Sony nel 2007 per la produzione di tre album. Accordo grazie al quale il cantautore avrebbe incassato, a titolo di anticipi minimi garantiti, la somma complessiva di 15 miliardi di lire tramite le società “schermo”, versando meno tasse di quelle che avrebbe dovuto pagare come persona fisica. In base agli accordi, le società avrebbero poi ceduto i diritti alla casa discografica Universal e questa triangolazione, secondo il finanziere, deve essere configurata come ‘abuso del diritto’ perché non giustificata da valide ragioni economiche.
L’accordo con il fisco. A prescindere dagli esiti processuali, Biagio Antonacci ha già concluso un accordo con l’Agenzia delle entrate, versando le cifre contestate relative alle quattro annualità. Sul fronte giudiziario non è ancora finita: il cantante dovrà presentarsi in aula il prossimo 23 febbraio per un confronto con il pubblico ministero.