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mercoledì 4 Dicembre 2024
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Cartelle esattoriali, al macero 40 mln di ruoli per un valore di circa 46 mld

di Victoria Felix
Arriva il condono omniubus: multe, tasse, contributi. Tutto viene sanato, a patto che il debito non superi i 5.000 euro, per un tempo definito e relativamente lontano (2000-2010) e con un tetto al reddito fissato a 30.000 euro. Al macero , secondo una simulazione fatta da Fiscoequo.it su dati del Mef, andranno circa 40 milioni di cartelle per un importo complessivo di circa 46 miliardi di euro. Anche con tutti i paletti del caso resta sempre e comunque un condono quello previsto dal decreto legge Sostegni, che costerà all’erario 666,3 milioni di euro, di cui 451 milioni di minori entrate e 215 milioni per spese e rimborsi. L’enorme differenza tra i debiti azzerati pari a circa 46 miliardi e le somme che lo Stato pensava di incassare se non si fosse fatto il condono, pari a 451 mln è la fotografia più eclatante del disastro del nostro sistema di riscossione.

E’ vero che si tratta di cartelle vecchie di 10-20 anni e che ci sono molte partite inesigibili, ma è anche vero che si tratta di importi piccoli. La media è di poco più di 1.000 euro comprese le sanzioni. Vuol dire che spesso lo Stato non è in grado di riscuotere nemmeno le multe e le piccole somme che derivano dai controlli automatici delle dichiarazioni dei redditi. Il tutto è rimesso il più delle volte alla sensibilità dei contribuenti raggiunti da un avviso o da un accertamento. Lo stesso presidente del Consiglio, Mario Draghi, nella sua prima conferenza stampa ha ammesso l’evidenza, evitando di utilizzare la formula di moda negli ultimi anni ‘pace fiscale’ e riconoscendo che la riscossione non funziona. “E’ chiaro -ha detto- che lo Stato non ha funzionato. Perché quando uno Stato permette un accumulo di milioni e milioni di cartelle che non si esigono bisogna cambiare qualcosa”. La decisione di fissare una soglia di reddito per godere della sanatoria restringe di poco la platea dei potenziali interessati. In pratica le cartelle saranno azzerate per l’83% dei soggetti rispetto all’ipotesi di una sanatoria senza tetto di reddito dichiarato.

Il costo dell’annullamento dei ruoli, secondo i dati contenuti nella relazione al provvedimento, è pari a 305,8 milioni quest’anno, a cui si aggiungno 197,1 milioni nel 2022, 99,6 milioni  nel 2023, 41 nel 2024 e 22,8 nel 2025 per un totale di 666,3 milioni che vanno divisi in minori entrate e rimborsi spese. La voce ‘rimborsi spese e diritti di notifica a carico dell’erario’ costa 150 milioni quest’anno e 65 milioni il prossimo, per un totale di 215 milioni. Il costo maggiore dell’operazione è ovviamente quello relativo all’impatto sulle entrate da riscossione ruoli: 155,8 milioni quest’anno, 132,1 milioni nel 2022, 99,6 milioni nel 2023, 41 milioni nel 2024  22,8 milioni nel 2025 per un totale di 451,3 milioni di euro. Nel dettaglio si stima che le minori entrate per l’erario saranno pari a 225,6 milioni di euro (77,9 mln nel 2021, 66 mln nel 2022, 49,8 mln nel 2023, 20,5 mln nel 2024 e 11,4 nel 2025); Inps e Inail dovranno rinunciare a 148,9 milioni (51,4 mln nel 2021, 43,6 mln nel 2022, 32,9 mln nel 2023, 13,5 mln nel 2024, 7,5 mln nel 2025) e gli altri enti a 76,8 milioni (26,5 mln nel 2021, 22,5 nel 2022, 16,9 mln nel 2023, 7 mln nel 2024, 3,9 mln nel 2025). 

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