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lunedì 10 Marzo 2025
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Cash back e lotteria, ecco perché le misure non vanno eliminate

di Vittorio Riccioni

Il cash back e l’annessa lotteria degli scontrini non sono misure perfette. Tutt’altro. La loro attuazione spesso produce incongruenze e gli obiettivi che si intendono perseguire non è detto siano raggiunti. Tuttavia trovo alquanto intempestive alcune critiche che sempre più si abbattono sulla normativa. Alle critiche di commercianti ed esercenti sui costi aggiuntivi da sostenere e sulle complicazioni e difficoltà operative se ne aggiungono ogni giorno di nuove con l’obiettivo di arrivare in tempi rapidi ad un azzeramento delle due misure. Si evidenzia che i piccoli esercenti non si sono adeguati e che l’adesione è arrivata soprattutto dalle grandi catene e dai negozi già in regola con scontrini e fatturazione. Quindi si rischia di ‘regalare’ una massa significativa di soldi alle persone che hanno più carte di credito e che già prima facevano largo uso dei pagamenti elettronici. Si sostiene che la normativa non è efficace perché molti esercizi non ancora sono pronti ad applicarla. Dimenticando che l’obiettivo principale delle due norme è in primo luogo incrementare nel nostro paese l’uso dei pagamenti elettronici.

Ma come si fa a sostenere che una norma introdotta per contribuire a modificare dei comportamenti nei pagamenti non va bene perché ad appena qualche mese dall’introduzione non tutti si sono ancora adeguati? Anzitutto per valutare l’efficacia o meno di una norma bisogna far passare un lasso di tempo significativo. Questo vale in generale, ma a maggior ragione per misure che intendono modificare comportamenti radicati come quello dell’uso del contante. Certo, da parte degli esercenti c’è effettivamente una forte resistenza ma sono sempre più i clienti che al momento di pagare mostrano la carta di credito. Se tale comportamento diventa sempre più di massa e se i cittadini si accorgono dei vantaggi del pagamento elettronico le resistenze degli esercenti sono destinate a cadere nel lungo periodo. Anche perché ci potrebbero essere dei clienti pronti a cambiare esercente di fronte ad una resistenza reiterata all’uso delle carte di pagamento. Perciò le misure vanno mantenute affinché abbiano il tempo necessario per produrre gli effetti per cui sono state introdotte. D’altra parte uno dei problemi, tra i tanti, che il nostro paese ha è la mancanza di perseveranza. Proprio quella che serve per qualsiasi strategia di contrasto all’evasione. Appena si intraprende una strada qualunque essa sia la si mette in discussione. E’ successo con i pagamenti tracciati introdotti dal governo Prodi già nel 2006 e aboliti dal governo Berlusconi nel 2008. Le misure sullo split payment e sul reverse charge sono continuamente rimesse in discussione e ora quelle sul cash back. L’unica cosa su cui non ci sono ripensamenti sono i condoni. Ormai si progettano e si fanno a getto continuo, magari cambiandogli di volta in volta il nome.

La questione, dunque, non è tanto quella di azzerare tutto, quanto quella migliorare e meglio finalizzare le misure. Si potrebbe pensare, per esempio, all’introduzione di un incentivo differenziato distinguendo, da un lato, grande distribuzione, catene commerciali e impianti di distribuzione carburanti (che generalmente non evadono sui ricavi) e, dall’altro, piccoli operatori, artigiani e simili, sui quali occorrerebbe concentrare l’attenzione. A tal fine potrebbe essere utile introdurre una percentuale di cashback differenziata, confermando il 10% (sempre con il limite semestrale di 150 euro) solo per i piccoli, mentre per gli altri basterebbe un 2-3%. Inoltre il numero di 50 operazioni nel semestre è troppo basso. Chi utilizza in modo frequente i pagamenti elettronici raggiunge tale obiettivo in poco tempo. Bisogna tenere conto che la spinta deve andare nella direzione dei pagamenti di importo più contenuto, dove maggiore è l’evasione (bar, ristorazione, parrucchieri e barbieri, alimentari, ecc.). Direi, quindi che su un arco di 180 giorni i pagamenti richiesti dovrebbero essere almeno 100.

In ogni caso, con riferimento al super cashback, si dovrebbe riconoscere e contabilizzare una sola operazione con lo stesso operatore nell’arco della medesima giornata (anche se gli acquisti sono effettuati con carte diverse). In questo modo si eviterebbero gran parte degli abusi (ad es. rifornimenti di carburante durante la chiusura degli impianti) e, in genere, il frazionamento artificioso di molti acquisti. Poi il premio di 1500 euro ai primi 100 mila è eccessivo e finirà per escludere dalla competizione gran parte dei partecipanti all’operazione già nei primi mesi del semestre, con conseguente perdita di interesse alla ‘gara’. Occorre ragionare su un premio minore (p.e. il raddoppio del cashback ordinario, cioè altri 150 euro) per i primi 500 mila classificati nel numero di operazioni. In questo modo il costo sarebbe dimezzato e l’incentivo conserverebbe una sua validità potendo mantenere in competizione fino all’ultimo molti più soggetti rispetto al criterio attuale.

 Quanto alla Lotteria la soluzione più razionale sarebbe quella di unificare lotteria e pagamento elettronico in una sorta di lotteria istantanea gestita con il circuito delle carte di credito e di debito. L’operazione non richiederebbe l’immissione di alcun codice aggiuntivo, ma solo il pagamento elettronico, e l’esito della “giocata” sarebbe conosciuto immediatamente dal cliente. 

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