Riparte la riforma del catasto, messa nel cassetto nel 2015 per timore che potesse comportare aumenti di tasse. A dare il via a un progetto, che sarà in cima al nuovo piano di riforme che il governo presenterà con il Def, è il presidente della commissione Finanze del Pd, Mauro Maria Marino, che insieme al collega di Forza Italia Salvatore Sciascia, ha già firmato un disegno di legge che ricalca l’articolo 2 della delega fiscale, che introduce la rivoluzione della rendita catastale, calcolata non più sui vani ma sui metri quadri.
L’ipotesi di una «corsia rapida»
Con il disegno di legge, che sarà sottoposto alla firma anche degli altri capigruppo per puntare alla maggiore condivisione possibile, si dovrebbero superare le complessità e i tempi lunghi legati a una riapertura della delega, una delle idee circolate nelle scorse settimane per completare la riforma del fisco. Il ddl, infatti, potrebbe, se ci sarà la volontà politica, essere discusso in sede deliberante dalle due commissioni competenti (senza cioè la necessità di passare anche per il voto dell’Aula) ed essere portato a compimento in tempi ragionevolmente brevi, comunque entro la legislatura, se si andrà a scadenza naturale. «Vogliamo riprendere lo spirito della delega, superando le divisioni maggioranza-minoranza», sottolinea Marino, assicurando che sarà garantita, così come peraltro prevedeva anche la delega, «l’invarianza di gettito».
La riclassificazione
Certo, con l’aggiornamento delle rendite catastali, che porterà anche a una riclassificazione degli immobili, ci sarà chi si troverà a pagare di più (ad esempio i proprietari di immobili nei centri storici ancora catalogati come «popolari»), ma ci sarà anche chi si troverà a pagare di meno. L’obiettivo della riforma, ha assicurato Marino anche alla platea di amministratori riuniti a Oulx (Torino) per fare il punto su costi e fabbisogni standard, è quello di un «riaggiornamento delle rendite catastali per una maggiore equità» ma anche per «un riequilibrio del prelievo, ottenuto allineando i valori catastali a quelli di mercato» che andrà accompagnato anche da un intervento di «manutenzione del federalismo fiscale».
Effetti non immediati
L’operazione, se davvero questa volta si arriverà all’approvazione della riforma, avrà poi bisogno di tempo per essere attuata, almeno 5 anni era l’orizzonte necessario indicato nel 2015. Il riordino catastale, che dovrebbe portare anche a una semplificazione con solo due «categorie» di destinazione, «ordinaria» e «speciale» interesserà infatti oltre 62 milioni di immobili, di cui comunque l’Agenzia delle Entrate, nelle visure catastali, ha già iniziato a fornire i dati anche in metri quadri.