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sabato 5 Ottobre 2024
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Conti pubblici: 80 miliardi di minori entrate troppi sconti per alcune imprese (Corriere della Sera)

Di Daniele Manca

La cifra è più che ragguardevole: 80 miliardi di mancato gettito. Un macigno sui conti pubblici. Nascosto nella legge di Bilancio varata dallo scorso governo. È l’effetto di una norma che prevedeva un importante sconto fiscale per le imprese che si potrebbe rivalutare i propri attivi immateriali. Sulla carta una mossa per rafforzare patrimonialmente le aziende in un momento di difficoltà, che si è invece trasformata in un regalo. E per di più, si è rivelato iniquo. A usufruirne sono state solo quelle imprese alle quali non era sfuggita l’occasione. Tanto che tra le ipotesi che circolano in questi giorni c’è anche quella di cancellare del tutto la misura. O in alternativa, perlomeno studiare un percorso che permetta a tutte le aziende indistintamente di usufruire di un taglio delle tasse, ad esempio tramite la riduzione del cuneo fiscale. Si deve fare un passo indietro di quasi un anno per capire la portata di un pasticcio al quale il governo in fase di stesura di nuova legge di Bilancio per il 2022 deve rimediare. Siamo in quei giorni drammatici che precedono il ritorno in zona rossa dell’Italia. Il Covid non solo non è battuto sta spingendo il Paese verso nuove chiusure. Il 20 dicembre viene presentato dalla Lega un emendamento che riceve il parere favorevole dell’allora maggioranza giallo-rossa del governo Conte. In quell’emendamento c’era scritto che le imprese che desideratum rivalutare i propri attivi anche immateriali, avrebbe pagato un’imposta del 3%. Uno sconto notevole. Tanto per avere un’idea, l’imposta Ires sul reddito delle imprese è pari al 24%. E volendo fare ancora un altro paragone, la global minum tax che ci si appresta a imporre sulle grandi corporation mondiali è del 15%. Un provvedimento analogico era già stato varato nell’agosto del 2020 ma era relativo a quei beni protetti giuridicamente come marchi e brevetti. Con l’emendamento approvato sotto Natale si allargava a tutti i beni immateriali, come l’avviamento di un’azienda. Con un taglio significativo dell’aliquota effettiva delle imposte sui loro redditi. Oggi un bene può essere svalutato nell’arco di 18 anni. Se ad esempio un’azienda rivalutasse un bene immateriale per 200 milioni, a fronte di un pagamento una tantum del 3%, pari a 6 milioni, otterrebbe un vantaggio di non poco conto. Ammortizzando il bene per circa 20 milioni all’anno (10%) per i 18 anni successivi, abbatterebbe ogni anno i profitti per una cifra analoga e corrispondentemente le tasse che paga. A fine estate, chiusi i bilanci, il conto è stato presentato al Fisco. L’uso massiccio del ha fatto stimare il mancato mancato rilascio annuale in circa 4,5 miliardi l’anno per i prossimi 18 anni. È vero che al momento di presentare l’emendamento non si potrebbe stimare l’eventuale buco nelle entrate, anche se esisteva un rischio. Fatto sta che adesso il governo si trova a dover fare fronte a questo ulteriore spinoso dossier. Le strade che oggi il governo ha davanti non sono tante. Una possibilità è allungare di molto il periodo di ammortamento estendendolo da 18 anni, poniamo, 50 anni, e così dimezzare la perdita di gettito annuale. E indirizzare le nuove risorse così liberate a tutte le imprese: 2,5-2,7 miliardi l’ anno che potrebbe ottenere una riduzione del cuneo fiscale con benefici per tutte le aziende. Non va dimenticato che questa è la prima legge di Bilancio del nuovo governo insediato a febbraio. Il che proprio la finanziaria tra veda le altre cose la revisione di imprese come Quota 100 e Reddito di cittadinanza, oltre che la verifica di provvedimenti come quello dello indica sconto per alcune alcune che l’ultima cosa da fare è pensare che i problemi vadano aggirati invece che affrontati. Anche perché il governo è nato per ottenere alcuni obiettivi precisi. Combattere il Covid, attuare il Piano nazionale di resilienza e rilancio, riavviare il Paese su un sentiero di crescita. l’ Europa ci ha reso il principale beneficiario di quel piano Next generation Eu che rappresenta la chiave di volta per uscire dalla crisi provocata dalla pandemia. Ed è pensabile che l’Unione ei nostri partner che ci hanno dato così ampio credito saranno molto attenti ai passi che faremo. Se non altro perché siamo uno dei motori principali delle economie continentali. E la Finanziaria come espressione concreta della politica economica italiana sarà ancora più oggetto di attenzioni fuori dai confini nazionali. Proprio per iniziare da quelle misure che devono aiutare e sostenere la crescita del Paese.

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