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domenica 7 Luglio 2024
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Corte Conti, in 20 anni tasse locali aumentate del 130%

Squitieri, l’aumento della pressione fiscale complessiva dal 38 al 44% appare imputabile per oltre i 4/5 alle entrate territoriali. La loro quota sul complesso della Pa è più che triplicata dal 5,5% al 15,9%.

Che il federalismo fiscale si potesse tramutare in aumento delle imposte era un rischio. Ora arriva la conferma della Corte dei Conti. Nel corso di un’audizione il presidente Raffaele Squitieri ha sottolineato come dalla sua attuazione si sia registrata “territoriali sia di quelle dell’amministrazione centrale”. Dagli ultimi 20 anni inoltre emerge un dato allarmante: le tasse locali sono aumentate del 130 per cento. Nel corso dell’audizione Squitieri ha lanciato anche un allarme sulle società partecipate dagli enti pubblici, “in alcuni casi strutturate in scatole cinesi” con la messa a rischio l’equilibrio finanziario dell’ente fino a provocarne il “dissesto”.

Pressione fiscale. Nel corso dell’audizione davanti alla commissione bicamerale per il federalismo fiscale il presidente Raffaele Squitieri ha sottolineato che l’aumento della pressione fiscale complessiva è dovuta per 4/5 all’imposizione locale. “La forza trainante sulla pressione fiscale complessiva, passata dal 38 al 44% appare imputabile – ha dichiarato – per oltre i 4/5 alle entrate locali”. Tant’è che la loro quota di queste su quelle della Pa nel loro complesso “si è più che triplicata (dal 5,5% al 15,9%)”. Con il paradosso che a soffrire di più, per un’incidenza del fisco di fatto più elevata, sono i territori con “redditi medi più bassi ed economie in affanno”. Ovvero il Mezzogiorno.

Spesa locale. L’aumento del prelievo locale si spiega soprattutto con l’esigenza delle autonomie di compensare il taglio ai trasferimenti erariali subito nel frattempo. Le manovre di finanza pubblica che si sono succedute dal 2009 a oggi per fronteggiare la crisi hanno imposto alle uscite degli enti locali riduzioni per 31 miliardi, di cui 16 miliardi per effetto di misure di inasprimento del Patto di stabilità interno e oltre 15 miliardi di tagli ai trasferimenti. La legge di stabilità per il 2014 prevede inoltre per il prossimo triennio una riduzione della spesa primaria complessiva degli enti territoriali di oltre 2 miliardi, così da farla scendere in rapporto al Pil dal 14,8% del 2013 al 13,3 del 2016. La spesa complessiva al netto degli interessi, nel biennio 2011-2012, si é ridotta del 4,6 per cento in termini nominali. “Una diminuzione che non ha precedenti negli ultimi sessant’anni”, ha rilevato la Corte dei conti.

Municipalizzate. 
E’ allarmante anche la situazione delle società partecipate dagli enti pubblici. Secondo Squitieri, alcune di queste sono delle vere “scatole cinesi” , che mettono a rischio l’equilibrio finanziario degli Enti e che ne provocano, in taluni casi, anche il dissesto. La spesa degli enti territoriali è calata del 4,6% nel biennio 2011-2012, “una diminuzione che non ha precedenti negli ultimi sessant’anni”, afferma Squitieri. La Corte dei conti ha anche smentito la stima dei 60 miliardi, quale costo della corruzione nel nostro Paese, poiché ritiene non sia possibile in alcun modo calcolarla.

Corruzione. Al termine dell’audizione Squitieri si è soffermato sul tema della corruzione. Spiegando che è “impossibile” stimarne la ricaduta sull’economia e precisando che qualsiasi stima è “velleitaria”.Con l’occasione il presidente della Corte dei conti ha smentito che la magistratura contabile l’abbia mai quantificata in 60 miliardi. Squitieri ha bollato tale cifra come “fantasiosa”. “Mi dà anche fastidio – ha aggiunto – che l’Italia venga etichettata come un paese corrotto”, ha detto il presidente dei giudici contabili.

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