Gli annunci del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti di un giro di vite sulle imprese e le persone fisiche e del primo ministro Meloni di un aumento delle accise sul gasolio per autotrazione per far tornare i conti della prossima manovra di Bilancio, rafforzano il trend di una traiettoria già in salita della pressione fiscale in Italia. Nel 2025 il rapporto tra prelievo fiscale e Pil toccherà quota 42,8%, mezzo punto percentuale in più rispetto a quest’anno e un punto oltre il livello del 2023.
E’ l’effetto delle maggiori entrate che crescono al traino dell’inflazione e della nuova occupazione, anche se si tratta per lo più di lavoro povero e di pensioni rinviate, mentre il Pil arranca intorno allo zero. Il governo inoltre incassa una quota dal miglioramento dell’adempimento spontaneo pari a 2,2 miliardi di euro, soldi che potranno essere messi a copertura anche per finanziare misure strutturali.
Chi paga le tasse
Secondo gli ultimi dati del Dipartimento delle finanze, l’Irpef dichiarata dagli italiani nel 2023 ammonta a 174 miliardi di euro (+1,9% rispetto all’anno precedente). Sono oltre 32 milioni i soggetti che dichiarano Irpef con una media di 5.380 euro a testa, il 77%. del totale dei contribuenti. Per circa 9,7 milioni di soggetti l’imposta netta è risultata pari a zero.
I contribuenti con redditi fino a 35 mila euro (l’80% del totale) dichiarano il 37% dell’imposta netta totale, mentre il restante 63% del carico fiscale grava sulle spalle dei redditi superiori a 35 mila euro (il 20% del totale contribuenti).
Ancora una volta sono i lavoratori dipendenti la categoria di contribuenti a pagare più tasse, seguiti da lavoratori autonomi, pensionati e da coloro che percepiscono rendite finanziarie e locazioni immobiliari.
L’1% degli italiani più ricchi paga, in proporzione, meno tasse del restante 99% dei contribuenti. E’ quanto emerge da uno studio congiunto condotto dagli esperti della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e dell’Università di Milano Bicocca. Nella ricerca si legge che «il sistema fiscale italiano appare blandamente progressivo e diventa addirittura regressivo per il 5% degli italiani più abbienti, che pagano un’aliquota effettiva inferiore al 95% dei contribuenti».
La normativa sembra favorire smaccatamente questo trend anche con altre misure. I super milionari e i loro familiari che spostano la residenza in Italia godono di un regime agevolato che prevede l’applicazione di un’imposta sostitutiva forfettaria sui redditi prodotti all’estero di 100 mila euro per ciascun periodo d’imposta.
Un grosso sconto ce l’hanno anche i pensionati “immigrati”. Se gli italiani vanno a godersi la pensione esentasse in Portogallo, in Grecia o in Tunisia, lo stesso fanno i pensionati stranieri in Italia. Basta risiedere in un paesino del sud con meno di 20 mila abitanti per avere l’assegno previdenziale tassato con un’aliquota del 7%.
La situazione in Europa
Dal report annuale della Commissione europea, si evince che la pressione fiscale varia da paese a paese dei 27 dal 20,9% dell’Irlanda al 46,2% della Francia, con l’Italia che si attesta nel 2023 al 42,7%.
Le tasse sul lavoro costituiscono più della metà delle entrate fiscali nell’Unione, il 50,6% in media. La quota delle imposte sul capitale sul totale delle entrate complessive arriva al 22,1% , mentre il gettito derivante dalle imposte sui consumi rappresenta il 27,3%.