Il decreto fiscale che anticipa alcune misure previste dalla legge di Bilancio 2018, approvata dal Consiglio dei Ministri del 16 ottobre 2017 e le ultime bozze del testo della manovra che verrà presentata in Parlamento delineano già più di una certezza sul quadro normativo che porterà il paese alle elezioni nella primavera dell’anno prossimo.
Queste le principali misure fiscali previste dal decreto:
Estensione della definizione agevolata dei carichi fiscali e contributivi
L’art. 1 amplia la possibilità di ricorrere alla “rottamazione delle cartelle” prevista dal decreto legge n. 193/2016, cioè di definire in via agevolata i carichi tributari o contributivi affidati all’agente della riscossione, con il pagamento del tributo e degli interessi legali, senza sanzioni ed interessi di mora. In particolare: il debitore potrà versare entro 30 novembre 2017 le rate della definizione agevolata dei carichi scadute a luglio e a settembre 2017; in sostanza, chi per errore, disguidi o carenza di liquidità non avesse potuto versare le rate precedenti potrà farlo nuovamente senza penalità ulteriori;
potranno accedere alla rottamazione i debitori le cui istanze erano state respinte perché non in regola con il pagamento delle rate in scadenza al 31/12/2016 relative alla dilazione in corso al 24 ottobre 2016.
La rottamazione è estesa anche ai carichi affidati all’agente della riscossione dal 1° gennaio al 30 settembre 2017.
Neutralizzazione dell’aumento Iva
Si annuncia il reperimento di ulteriore risorse per evitare l’aumento delle aliquote Iva previsto nel 2018; aumento che sarà completamente neutralizzato con le misure previste dalla legge di bilancio e che puntano principalmente a utilizzare contabilmente il maggior deficit concesso dalla Commissione europea rispetto ai target prefissati.
Estensione dello split payment a tutte le società controllate dalla P.A.
Lo split payment viene esteso ulteriormente: fino ad oggi era previsto per le amministrazioni dello Stato, gli enti territoriali, le università, le aziende sanitarie e le società controllate dallo Stato; ora viene esteso anche agli enti pubblici economici nazionali, regionali e locali, fondazioni partecipate da amministrazioni pubbliche, società controllate direttamente o indirettamente da qualsiasi tipo di amministrazione pubblica e società partecipate per almeno il 70% da qualsiasi amministrazione pubblica o società assoggettata allo split payment. Le imprese lamentano la riduzione della liquidità nel circuito per la compensazione dell’Iva che costringono le aziende virtuose a rifornirsi sul circuito bancario.
SIAE – Liberalizzazione in materia di collecting diritti d’autore
Cessa il monopolio della SIAE in materia di raccolta dei diritti d’autore; tutti organismi di gestione collettiva (cioè gli enti senza fine di lucro e a base associativa) operanti sul territorio dell’UE potranno operare direttamente sul mercato italiano senza alcuna intermediazione da parte della SIAE.
Le bozze degli articoli che andranno a comporre la legge di Bilancio 2018 prevedono interventi sostanziali nell’ambito della gestione delle imposte
La parola “accertamento” sta uscendo definitivamente dal vocabolario del fisco italiano.
Una misura che il governo si appresta a varare con la Manovra è la riduzione di due anni del limite massimo entro il quale l’Agenzia delle Entrate può mettere in mora il contribuente inadempiente. Destinatari di quella che ha tutta l’aria di un’amnistia preventiva e totale sono i soggetti che accetteranno con una semplice dichiarazione di tracciare con l’uso della moneta elettronica i pagamenti ricevuti ed effettuati di ammontare superiore a 500 euro. L’attuale tetto all’utilizzo dei contanti è fissato per tutti a 3mila euro. Oggi gli accertamenti devono essere notificati, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui è stata fatta la dichiarazione nel caso di irregolarità ed entro il settimo anno se non è stata proprio presentata. Con una norma tipicamente pre-elettorale si riduce lo spazio di manovra degli ispettori del fisco e della Guardia di Finanza a una corsa contro gli evasori quasi impossibile da vincere.
Iri rinviata insieme ai risparmi per le imprese
Doveva fare il suo debutto nell’Unico 2018 e sgravare le imprese da due miliardi di imposte. Purtroppo dell’Iri, la nuova flat tax sul reddito imprenditoriale introdotta nel 2017, nella manovra sono stati contabilizzati solo i risparmi dovuti al suo rinvio. L’applicazione dell’imposta è stata rimandata di un anno nel Documento programmatico di bilancio (Dpb) inviato a Bruxelles. Con l’Iri il trattamento fiscale delle imprese – si legge nel documento del governo – è stato armonizzato al livello delle società di capitali (24%), indipendentemente dalla forma organizzativa. Si tratta di un regime impositivo opzionale che serve anche a favorire la capitalizzazione delle Pmi, separando il reddito derivante dall’attività d’impresa dagli altri redditi percepiti dall’ imprenditore, assoggettati all’Irpef in misura progressiva. Gli effetti finanziari di questo rinvio, si legge, sono pari allo 0,112% del Pil nel 2018, quindi circa 2 miliardi di euro di entrate in più nel 2018. Sono parte di quei 5 ulteriori miliardi necessari al governo (al netto del maggior deficit) per coprire lo sblocco delle clausole di salvaguardia Iva.
Credito Equitalia messo all’asta
Il governo ha intenzione di mettere all’asta e cedere a una società di recupero crediti tutte le cartelle fiscali non riscosse nel decennio dal 2000 al 2010. È quanto si evince dalle prime bozze della futura legge di Bilancio 2018 allo studio del Ministero dell’Economia. La nuova agenzia della riscossione (Ader), nata dalla confluenza di Equitalia nell’Agenzia delle Entrate, dovrà procedere, con le modalità stabilite con decreto del Ministro dell’economia da adottarsi entro il 31 marzo 2018, alla cessione pro-soluto, dei crediti, ad eccezione di quelli che sono interessati da procedure concorsuali pendenti, rateizzazioni in essere, oppure oggetto di definizione agevolata. Base d’asta 4.086 milioni di euro. Un’altra misura che il governo si appresta a varare con la manovra è uno sconto di due anni sui tempi massimi entro il quale l’Agenzia delle Entrate può procedere all’accertamento. Destinatari del semi-condono i contribuenti che accetteranno di tracciare i pagamenti ricevuti ed effettuati per operazioni oltre i 500 euro. L’attuale tetto è fissato per tutti a 3mila euro.