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lunedì 10 Marzo 2025
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Def, 6,7 mld per taglio Irpef arrivano da spending (4,5) banche e gettito Iva (2,2)

Ok da Cdm, confermato l’arrivo in busta paga da maggio di 80 euro al mese per i redditi di lavoro dipendente fino a 25.000 euro. Irap giù del 10, aliquota rendite finanziarie sale al 26%.

La riduzione del cuneo fiscale, con sgravi Irpef per 6,7 miliardi, sarà finanziata con i tagli alla spesa pubblica (4,5 miliardi), l’aumento del gettito Iva grazie ai rimborsi dei debiti Pa e il raddoppio dell’aliquota sulle plusvalenze delle banche per la rivalutazione delle quote Bankitalia. Sono le indicazioni contenute nel Def approvato dal Consiglio dei ministri. Confermato il tetto agli stipendi dei manager. Rivista al ribasso la crescita del Pil 2014
(0,8%).

Irpef, 80 euro in busta da maggio. È l’intervento più atteso, quello sul quale il governo gioca la sua credibilità. Un calo delle tasse che porti ad una cifra di circa 80 euro in più in busta paga ai lavoratori con un reddito fino a 23 mila euro lordi l’anno. Da maggio a dicembre la misura costa 6,6-6,7 miliardi, 10 l’anno a partire del 2015. Il decreto col quale si sostanzierà il taglio arriva il 18 aprile sul tavolo del Cdm. Le coperture: 4,5 miliardi arriveranno dalla spending, gli altri 2,2 miliardi vengono dall’aumento del gettito Iva e dall’aumento della tassazione sulla rivalutazione delle quote Bankitalia degli istituti di credito. Il governo intenderebbe innalzare dal 12% al 24-26% l’imposta sulle quote di via Nazionale detenute dalle banche.

Irap, si punta al taglio del 10%. Per le aziende il governo intende intervenire sull’Irap, l’Imposta regionale sulle attività produttive. La sforbiciata sarebbe del 10% annuo, quindi partendo nel 2014 a circa metà anno sarebbe la metà.

Le rendite “coprono” l’Irap. I poco più di 2 miliardi che costa il taglio Irap arrivano dall’aumento delle rendite finanziarie. La revisione del prelievo sulle rendite finanziarie a partire dal prossimo 1 luglio. La tassazione è destinata a passare dal 20 al 26% per garantire all’erario le risorse necessarie a finanziare il taglio dell’Irap del 5% da quest’anno e del 10% dal prossimo. Un aumento che colpirà, ad esempio, i dividendi ma anche i capital gain sulla cessione dei titoli. Nessuna modifica, invece, per i titoli di Stato la cui tassazione resterà al 12,5%.

Rientro capitali. Il Governo punta a far ripartire l’operazione rientro dei capitali entro settembre 2014. Chiare le intenzioni: lo sconto riguarderà solo le sanzioni e la protezione per alcune violazioni penali ma non ci sarà alcun abbattimento d’imposta come invece era avvenuto nei precedenti scudi fiscali. Potranno essere sanate solo le violazioni commesse entro fine 2013 e la finestra temporale si dovrà chiudere a settembre 2015.

Delega fiscale. Attuazione della delega fiscale a tappe forzate, per arrivare entro il 27 marzo 2015 a completare il varo di tutti i decreti legislativi previsti dalla legge 23/2014. E’ uno degli obiettivi prioritari del Governo che punta a una rapida riforma del sistema tributario come leva per sostenere la crescita. Partendo dalla revisione del catasto per correggere le attuali sperequazioni riallineando le rendite ai valori reali di mercato. Ma anche riordino delle tax expenditures e una nuova disciplina dell’abuso del diritto. E anche una maggiore trasparenza delle procedure fiscali per arrivare alla semplificazione degli adempimenti fino a prevedere per il 2015 l’invio a domicilio di una parte delle dichiarazioni dei redditi Irpef
precompilate. Altro capitolo, la revisione dell’imposizione sui redditi di impresa. Un forte impulso alle entrate arriverà dal recupero della base imponibile, con il rafforzamento del contrasto all’evasione e all’elusione.

Sotto tiro i manager pubblici. Manager ma anche dirigenti pubblici “a rischio”: si punta a inserire un tetto ai loro stipendi, che non potranno superare quello del presidente della corte di Cassazione, poco più di 300mila euro l’anno. Ma si potrebbe scendere anche più giù, sino ai 238mila euro riconosciuti al capo dello Stato.

“Mannaia” su beni e servizi. Dalle matite alla carta igienica arriva il nuovo taglio. Le amministrazioni pubbliche dovranno garantire risparmi per circa 800 milioni. Insomma bisogna tagliare la spesa “improduttiva” e aumentare i servizi.

Enti inutili. Il primo a finire nel mirino è stato il Cnel (, ha ironizzato Renzi), ma sono moltissimi in Italia gli enti “sopprimibili”. Il percorso non è semplice, e i risparmi non sono certi. Anche perché normalmente il personale viene ricollocato sempre nella pubblica amministrazione.

Incentivi a imprese e camere di Commercio. Si parla di riorganizzazione da tempo per gli aiuti alle imprese (il famoso “dossier Giavazzi”, messo a punto durante il governo Monti). Gli imprenditori si dicono pronti anche a rinunciare in cambio di un taglio al carico fiscale. L’Irap, appunto. Si discute anche di accorpamenti per le camere di commercio.

Privatizzazioni, 12 miliardi l’anno. Il percorso è già avviato per Poste, Enav e Fincantieri. Ma potrebbe coinvolgere molto di più, a partire dalle quotate. Per l’anno in corso gli incassi dovrebbero arrivare a 12 miliardi. Dall’anno prossimo, altrettanto dovrebbe andare a coprire il calo del debito pubblico.

Debiti Pa. Si punta ad accelerare il pagamento dei debiti e a introdurre un meccanismo per evitare che il debito nei confronti delle aziende si riformi. Dai loro pagamenti lo Stato incasserà un miliardo in più di Iva.

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