Taglio delle tasse per chi prende residenza in un piccolo comune interno con un taglio dell’Irpef che potrebbe arrivare fino al 90 per cento. L’accordo tra maggioranza e opposizione è stato raggiunto sulla delega fiscale, in discussione in parlamento, che farà da cornice alla riforma tributaria. Un emendamento punta ad evitare lo spopolamento delle aree periferiche del Paese e suggerisce di ridurre l’imposizione sui contribuenti che tornano nei borghi. E il meccanismo utile per rendere concreta questa strategia è già stata delineata.
La sforbiciata
Nel concreto si studia un taglio dell’imponibile, come detto, del 90 per cento. Il che vuol dire che sui redditi verranno applicati i criteri Irpef di tassazione sul 10% di reddito rimanente. Ad esempio, ipotizzando uno stipendio di 150 mila euro, il reddito di lavoro dipendente imponibile ai fini Irpef diventa pari a 15 mila euro. Con la conseguente applicazione dell’aliquota più bassa della scala: il 23 per cento. In pratica, con un reddito di 150 mila euro si verserebbero appena 3 mila 500 euro di tasse. Il beneficio sarebbe condizionato da alcuni requisiti: scegliere un comune con meno di 20 mila abitanti, mantenere la residenza per almeno 5 anni e spostarvi tutta la famiglia. “Una fiscalità di vantaggio per le aree marginali è fondamentale per contrastare lo spopolamento, favorire l’insediamento di imprese e dare nuove opportunità di lavoro”, si legge nell’emendamento.