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domenica 6 Ottobre 2024
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Delega fiscale: Upb, troppo generica non affronta questioni rilevanti

Troppo generica, contraddittoria nelle coperture finanziarie e, soprattutto, non risolve le questioni più rilevanti. Il Ddl delega per la riforma fiscale presentata ieri notte dal governo, non è uscito dal ponderoso lavoro di una commissione di esperti, come aveva annunciato al parlamento lo stesso Mario Draghi, ma dalla mediazione politica tra i partiti. E, per l’Upb, si vede. Il presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, Giuseppe Pisauro, ha trasmesso alla Commissione Finanze della Camera, su richiesta, una memoria sui singoli articoli che fornisce una valutazione complessiva del provvedimento. Le conclusioni sono impietose.

“In generale – si legge nel documento –  i principi e i criteri individuati sono condivisibili ma talvolta troppo indeterminati”. Inoltre “mancano alcuni elementi di indirizzo fondamentali per un ridisegno complessivo e organico del sistema tributario”. Una carenza che riflette “da un lato, l’eterogeneità dell’indirizzo politico e, dall’altro, il fatto che la formulazione del Ddl delega non sia stata preceduta dai lavori di una Commissione di esperti”. Ciò rischia, di richiedere, avverte ancora l’Upb “nell’immediato un ampio sforzo parlamentare per integrare alcuni di questi elementi e, dall’altro, di allungare i tempi di attuazione della delega stessa”.  Ma non è tutto. Nella memoria trasmessa da Pisauro si rileva che non si affrontano questioni rilevanti “come le principali cause dell’erosione dell’imposta e delle basi imponibili” e una razionalizzazione e riduzione delle tax expenditures, la famosa giungla di detrazioni e deduzioni di ispirazione clientelare che manomettono alle radici l’equità e la progressività delle principali imposte, a cominciare dall’Irpef. Gli economisti dell’Upb chiedono un esplicito riferimento all’equità generale del sistema tributario “in senso non solo verticale (progressività) ma anche orizzontale (eguale prelievo a fronte di eguale capacità contributiva) e invocano “adeguati principi direttivi per la revisione delle imposte patrimoniali”. In un assetto duale delle imposte (redditi personali e da capitale) non trovano poi giustificazione “regimi agevolati su redditi di capitale” quali quelli applicati sulla locazione degli immobili (cedolare secca), sui rendimenti dei titoli di Stato e sui dividendi da Piani di risparmio a lungo termine, nonché l’eventuale “esenzione dei redditi figurativi sull’abitazione principale”. Per quanto riguarda la preannunciata abolizione dell’Irap la delega risulta “troppo indeterminata, sia per quanto attiene alle modalità di abolizione graduale dell’imposta, sia rispetto alla necessità di garantire il finanziamento del fabbisogno sanitario”. Attualmente il gettito dell’imposta regionale è di 24 miliardi.

 Per quanto riguarda gli effetti finanziari “il finanziamento della riforma deve avvenire prioritariamente attraverso una ricomposizione del prelievo” senza oneri per lo Stato. Insomma se qualcuno paga meno, qualcun altro dovrebbe versare di più.

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