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lunedì 10 Marzo 2025
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Dichiarazioni 2019: raddoppiano gli aderenti al forfetario a oltre 20 miliardi l’imponibile migrato sotto le ali della flat tax

Il ministero dell’Economia ha reso noti i primi dati ufficiali post lockdown sull’effetto che l’allargamento del regime forfetario ha avuto sul comportamento dei contribuenti.

Le persone fisiche titolari di partita Iva che hanno presentato una dichiarazione dei redditi per l’anno d’imposta 2019 sono state circa 3,7 milioni, in aumento rispetto al 2018 dell’1,2%.  Sono imprenditori per il 33,7%, lavoratori autonomi (12,9%) e agricoltori (6,4%).

I contribuenti che hanno avuto accesso al regime fiscale di vantaggio e al forfetario sono quasi il 47%. Il numero dei soggetti aderenti al nuovo regime forfetario sono circa 1,6 milioni, quasi il doppio dell’anno precedente. Oltre 800mila hanno presentato la loro prima dichiarazione nel 2019. Il reddito imponibile dichiarato in regime agevolato è pari a circa 20 miliardi, con un valore medio di 13.895 euro.  L’imposta calcolata in base alle aliquote agevolate del 15 e del 5% è stata di 2,5 miliardi. Un altro effetto dell’elevazione del tetto dei ricavi/compensi del regime forfetario a 65mila euro è la migrazione dei contribuenti interessati l’anno precedente alle pagelle fiscali  dell’Isa verso le nuove agevolazioni, con una riduzione del 14% rispetto al 2018.

Il massiccio trasferimento dei lavoratori autonomi sotto l’ala della flat tax ha riguardato soprattutto i professionisti, che sono anche la categoria che conta ancora i maggiori contribuenti in regime agevolato Isa.  Ma non è il solo primato in campo fiscale registrato da questo macrosettore nel 2019. I professionisti sono anche le “partite Iva” con il reddito medio più elevato con 65.620 euro (era 54mila nel 2017), contro i 38mila denunciati in media dagli altri autonomi e dalle imprese.   

Per completezza di esposizione, in base ai dati disponibili sono stati 12,6 milioni i contribuenti che hanno registrato un’imposta netta uguale a zero nel 2018. Si tratta, ad esempio, di contribuenti con livelli reddituali compresi nelle fasce di esonero oppure che fanno valere detrazioni tali da azzerare l’imposta lorda. Inoltre rientrano nel novero degli esenti i soggetti la cui imposta netta è stata interamente compensata dal bonus 80 euro.

Il quadro d’insieme dei contributori al gettito dell’Irpef 2019 che emerge dai dati messi a disposizione dal Mef è il seguente:

L’imposta dichiarata al netto delle detrazioni, pari quest’ultime a 70 miliardi 178 milioni 278mila euro,    

è di 165 miliardi 116 milioni 802mila euro.

L’84,2% dei circa 41,5 milioni di contribuenti Irpef detiene prevalentemente reddito da lavoro dipendente o pensione, con una fedeltà fiscale molto elevata indotta dal meccanismo della ritenuta alla fonte.

Il 58% dei lavoratori dipendenti presta servizio presso società per azioni, srl e cooperative. In enti pubblici il 15%.

Solo il 6,4% del totale dei contribuenti Irpef ha un reddito prevalente che deriva dall’esercizio dell’attività d’impresa o di lavoro autonomo.

La percentuale di coloro che detengono in prevalenza redditi da fabbricati è pari al 3,9%.

Una breve considerazione. Secondo i principi costituzionali di equità verticale e orizzontale, ai quali si dovrebbe ispirare la ripartizione del peso del finanziamento dell’Erario tra i cittadini, il prelievo fiscale sul singolo cittadino a parità di capacità contributiva dovrebbe essere uguale per tutti. Ma il sistema italiano sembra ormai una maionese impazzita e quelli “più uguali” degli altri cominciano a essere troppi.

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