Di Isabella Bufacchi
FRANCOFORTE La Germania ha conquistato, prima della pandemia, una crescita senza precedenti, dieci anni ininterrotti di Pil al rialzo e 14 anni di crescita dei livelli occupazionali, anch’ essa ininterrotta. L’elettorato però, prima dello scoppio della crisi del Covid-19, era già scontento: tant’ è che i partiti della grande coalizione GroKo Cdu/Csu e Spd (al governo da otto anni) sono entrati in crisi e hanno accusato pre- pandemia un crollo di gradimento e intenzioni di voto. E i Verdi non hanno volato. Per gli elettori, ancor prima della pandemia, è stato tutto un lamento: denunciavano l’arretratezza della digitalizzazione, della e-mobility e dell’innovazione tecnologica, la mancanza di visione nella lotta al cambiamento climatico e nella trasformazione ambientale, protestavano per mini- lavori eccessivi e sottopagati, si angosciavano per l’insostenibilità del sistema pensionistico minacciato da demografia e invecchiamento della popolazione. Tutti questi problemi si sono imposti con prepotenza nelle elezioni del prossimo 26 settembre e dominano la campagna elettorale dove Europa e politica estera, pur se riconosciuti come temi importanti, resti di tradizione sullo sfondo. La pandemia intanto ha aggravato il disagio elettorale, accendendo i riflettori sulle disuguaglianze e su un sistema sanitario che ha retto bene all’urto pandemico ma va modernizzato. I programmi elettorali dei grandi partiti, per tutti questi motivi pregressi, risultano appiattiti, livellati. I programmi economici dei partiti di centrodestra e centrosinistra Cdu-Csu, Spd, Verdi e Fdp pro una crescita solida e sostenibile attraverso un mix di innovazione e strumenti noti dell’economia sociale di mercato, assicura la trasformazione tecnologica e verde senza perdere la stabilità e senza caricare i costi in maniera sda popolazione e sui conti pubblici. Le principali differenze tra partiti vanno ricercate dunque nel modo in cui i programmi e gli slogan dei tre candidati alla cancelleria ricercare di reperire nuove ingenti risorse per finanziare la rivoluzione digitale verde, con la crescita ma anche con la tassazione e l’aumento del debito pubblico; le divergenze emergono anche sul come e sul dove i partiti assegneranno le risorse tra i vari capitoli della spesa pubblica. «L’economia non è tutto, ma senza economia tutto è niente», ha detto il candidato cancelliere della Cdu Armin Laschet. «Salario minimo a 12 euro e pensioni sicure» è la promessa più reiterata dal ministro delle Finanze, vicecancelliere e candidato alla cancelleria per i socialdemocratici Olaf Scholz, in testa ai sondaggi da settimane. «I divieti sono il motore dell’innovazione», è lo slogan della co-leader dei Verdi Annalena Baerbock che la sta mettendo in difficoltà tra gli elettori che preferiscono meno burocrazia e meno regole: tanto che è stato paragonato al fiasco del Veggieday (Veggietag ) della campagna elettorale del 2013. Tasse Cdu/Csu e Fdp sono stati molto chiari e perentori: promettono di non alzare le tasse, e dove potranno, le abbasseranno. La quota rimanente della tassa di solidarietà, che ad oggi colpisce i suoi più alti, dovrà essere abolita: la “Soli” fu introdotta nel 1990 per coprire i costi della riunificazione e inizialmente prevista per una durata di soli cinque anni. La Cdu ha in programma una vasta ma vaga riforma fiscale basata su tagli e semplificazioni (il vecchio cavallo di battaglia Friedrich Merz, arcirivale di Angela Merkel e ora uomo di punta di Laschet). Promesse deduzioni e agevolazioni per stimolare gli investimenti privati in tecnologia e clima, annuncia il taglio delle tasse societarie dal 30% al 25%. L’FdP è andato oltre, proponendo sgravi fiscali per i redditi bassi e medi, con una mossa verso sinistra. Spd e Verdi sono stati categorici: aumento delle tasse ma in maniera molto mirata, ritocco all’insù dell’imposta sul reddito per i ceti più ricchi, reintroduzione della tassa sui patrimoni e sulla successione. I Verdi sono andati oltre proponendo di aumentare l’aliquota massima sul reddito dall’attuale 42% al 45% e al 48%: al congresso Bündnis 90/Die Grünen l’ala di sinistra aveva proposto aumentato fino al 53 per cento.
Il freno sul debito pubblico, confermato o allentato, è una tappa scomoda ma obbligata per tutti i partiti, perché i programmi elettorali di Cdu/Csu, Spd, Verdi e anche Fdp aumentare la spesa pubblica per potenziare gli investimenti e reperire risorse extra per la modernizzazione, la digitalizzazione e la trasformazione verde ma anche per finanziare la promessa del taglio delle tasse, l’aumento dei sussidi, delle deduzioni e agevolazioni fiscali, il miglioramento del sistema sanitario e pensionistico e le condizioni di lavoro, compreso il salario minimo. l’ Unione Cdu/Csu non intende modificare il freno sul debito in Laschet ha nel cassetto la costituzione di un “Fondo per la Germania”, fuori bilancio, per aumentare la spesa pubblica senza gravare sui conti pubblici. Anche Scholz non intende modificare il freno sul debito in regola in regola, come ha fatto negli ultimi anni due, a utilizzare tutta la flessibilità all’interno delle regole Spd propone di potenziare il ruolo della KfW, che è un modo di reperire risorse pubbliche senza aumentare il debito pubblico. I Verdi invece sono apertamente favorevoli a un freno sul debito per aprire la strada a investimenti verdi fuori bilancio. L’Fdp promette per contro di tornare al più presto al pareggio di bilancio e al debito/Pil al 60 per cento. Clima Per tutti i partiti, il clima è una priorità. Cdu/Csu e Spd confermano gli obiettivi che hanno introdotto di recente con la nuova Legge sul Clima (modificata e rafforzata dopo i rilievi della Corte costituzionale): neutralità climatica entro il 2045 e riduzione delle emissioni di CO2 del 65% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e dell’88% entro il 2040. Uscita dal carbone nel 2038. I Verdi puntano ad accelerare su tutti i fronti: neutralità climatica entro il 2035. Riduzione delle emissioni di gas serra del 70% entro il 2030. Sono gli unici a indicare un rincaro del prezzo della CO2: 60 euro a tonnellata per il 2023 con uscita dal carbone anticipata al 2030. Verdi e Spd hanno un comune obiettivi sul numero dei tetti solari e delle auto elettriche in circolazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Cdu/Csu e Spd confermano gli obiettivi che hanno introdotto di recente con la nuova Legge sul Clima (modificata e rafforzata dopo i rilievi della Corte costituzionale): neutralità climatica entro il 2045 e riduzione delle emissioni di CO2 del 65% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e dell’88% entro il 2040. Uscita dal carbone nel 2038. I Verdi puntano ad accelerare su tutti i fronti: neutralità climatica entro il 2035. Riduzione delle emissioni di gas serra del 70% entro il 2030. Sono gli unici a indicare un rincaro del prezzo della CO2: 60 euro a tonnellata per il 2023 con uscita dal carbone anticipata al 2030. Verdi e Spd hanno un comune obiettivi sul numero dei tetti solari e delle auto elettriche in circolazione.