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sabato 5 Ottobre 2024
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Entrate fiscali: l’audizione della Corte dei Conti sul Documento di economia e finanza 2024

Il DEF rivede le dinamiche delle entrate per tener conto dei risultati dello scorso anno e del mutato quadro di previsione.

Le entrate tributarie sono state nel 2023 pari a 617,1 miliardi, in crescita del 7,8 per cento. Per le imposte dirette l’incremento è stato pari a 29,8 miliardi (+10,2 per cento) e per le indirette di 15,2 miliardi (+5,4 per cento). Rispetto alle stime di preconsuntivo, le entrate sono risultate in aumento di quasi 15 miliardi, di cui 10,8 miliardi dovuti alle imposte dirette e 4,2 miliardi alle imposte indirette. L’apporto alla crescita delle dirette deriva, in misura preponderante, dalle ritenute Irpef sui lavoratori dipendenti che, guardando alla competenza finanziaria, registrano un incremento di 7,9 miliardi (+9,8 per cento) nel settore pubblico e di +6,3 miliardi (+7,4 per cento) nel settore privato. In forte crescita, seppur da valori più contenuti, è l’IRES (+13,3 per cento).

Il dato relativo al 2023 delle imposte dirette considera il contributo di solidarietà straordinario, introdotto nel 2022 e rivisto con la legge di bilancio 2023 (art. 1, commi da 115 a 119), a carico delle imprese operanti nel settore dell’energia, quale misura nazionale equivalente al contributo temporaneo istituito ai sensi del regolamento (UE) 2022/1854 del Consiglio del 6 ottobre 2022, relativo a un intervento di emergenza per far fronte ai prezzi elevati dell’energia. La previsione di gettito era di 2,5 miliardi; alla fine dell’anno, risultavano versate entrate in conto competenza per 3,3 miliardi. Il contributo è stato riproposto, con ulteriori modifiche, anche per il 2024 (art. 6, comma 5 del d.l. 18 ottobre 2023, n. 145), stimando un effetto di 0,45 miliardi di maggiori entrate.

Il risultato delle imposte indirette è stato trainato dall’aumento delle accise sull’energia, in crescita di circa il 40 per cento per l’esaurirsi delle misure agevolative in parte compensato dalle riduzioni di altri tributi, in particolare modo dalle accise sul gas (-28,4 per cento) e dall’imposta di bollo (-10,7 per cento). Limitato è stato poi il risultato dell’IVA in crescita solo dell’1,9 per cento.

Dopo la forte crescita del 2022 (+9,5 per cento), le entrate tributarie delle Amministrazioni locali (pari a 83,3 miliardi) registrano nel 2023 una variazione inferiore al Pil nominale, +3,8 per cento come risultato di una crescita sostenuta di quelle dirette (+7,1 per cento) e una più limitata variazione delle indirette (+2,4 per cento).

Un andamento che è da imputare, guardando ai risultati di cassa, soprattutto alle entrate regionali che vedono un incremento dell’Irap e della quota di Iva trasferita per il finanziamento della sanità.

Risultano in calo le entrate degli enti locali relative all’IMU e ai tributi sui rifiuti e servizi (che, peraltro, costituiscono la maggior parte delle entrate), mentre crescono l’addizionale Irpef e l’imposta di soggiorno (che nel 2023 ha raggiunto quota 726 milioni).

I dati SIOPE mostrano una flessione di gettito per tutti gli enti locali con popolazione fino a 250.000 abitanti (unica fascia demografica di enti che ha registrato un incremento di entrate pari al 6,1 per cento).

Nel triennio 2025-27 nel quadro tendenziale le entrate tributarie registrano, nonostante il venir meno delle misure temporanee relative all’Irpef, una seppur contenuta flessione passando in termini di prodotto dal 29,3 del 2024 al 28,9 nel 2027. Si tratta di un profilo riduttivo che riguarda soprattutto le imposte indirette che flettono dal 14,2 al 13,8 per cento (sempre in termini di prodotto). Per quanto riguarda le entrate contributive, dopo il calo registrato nell’ultimo biennio che ha portato tali entrate dal 13,3 per cento del prodotto a 12,8 per cento nel 2024 (5 decimi di punto) in ragione del progressivo aumento degli sgravi contributivi, nel quadro tendenziale si osserva un pressoché completo recupero già a partire dal 2025 (13,4 per cento) che rimane confermato nel biennio successivo.

Il quadro tendenziale delle entrate deve essere letto considerando tre aspetti: il rilievo delle misure che esauriscono la loro efficacia nel 2024; gli effetti che potrebbero discendere dall’applicazione dalle nuove disposizioni in materia di sanzioni; i risultati dell’attività di contrasto all’evasione fiscale. Nella legge di bilancio 2024 e nel decreto legislativo relativo ad un primo avvio della riforma fiscale sono state previste diverse misure di alleggerimento della pressione fiscale con scadenza nel 2024. Misure che, per diverse ragioni, dovrebbero trovare una copertura anche per il triennio di programmazione.

Si tratta innanzitutto della riduzione delle aliquote Irpef, stabilita nella prospettiva della transizione verso l’aliquota unica (modello flat tax), che prevede la riduzione del numero degli scaglioni Irpef con un impatto sul gettito di circa 4,9 miliardi.

Ad esso si aggiungono le misure volte a sostenere il potere d’acquisto delle famiglie (art. 1, comma 16, legge di bilancio 2024), con minori entrate contributive stimate di 350 milioni e di minori entrate Irpef per 300 milioni; la riduzione al 5 per cento dell’aliquota dell’imposta sostitutiva (di cui all’art.1, comma 182, della legge 28 dicembre 2015, n. 208) per i premi di produttività corrisposti a determinate categorie di lavoratori e per determinate condizioni di lavoro, il cui onere stimato è di 200 milioni ed infine la riduzione da 90 a 70 euro del canone di abbonamento alla televisione per uso privato, con un impatto stimato di 400 milioni. Di maggior rilievo è l’esonero parziale dei contributi previdenziali per i lavoratori dipendenti (art. 1, comma 15, legge di bilancio 2024), misura a cui sono ascritti oneri netti per 10,8 miliardi e l’abbattimento del 100 per cento della quota di contributi previdenziali a carico di lavoratrici dipendenti a tempo indeterminato con 2 o più figli (fino a 10 anni) previsto, in via sperimentale per il solo 2024, con un onere stimabile in 500 milioni.

Tra le altre misure vanno ricordate anche il credito di imposta per gli investimenti nella Zona economica speciale del Mezzogiorno, per la quale sono previsti oneri per 1,8 miliardi e l’eventuale proroga ulteriore dell’entrata in vigore delle cc.dd. “Sugar Tax” e “Plastic Tax”, introdotte dalla legge n. 160 del 2019 di cui si è posposta l’efficacia al secondo semestre 2024.

Il DEF riporta che nel 2023 si è raggiunto il valore più elevato degli ultimi anni in termini di recupero di gettito nell’attività di contrasto all’evasione fiscale: sono stati riscossi complessivamente 24,7 miliardi, di cui 19,6 miliardi derivanti dalle attività di promozione della compliance e di controllo ordinaria, e 5,1 miliardi relativi a incassi da misure straordinarie. In dettaglio, i risultati dell’attività ordinaria si ripartiscono in 11,6 miliardi derivanti dai versamenti diretti su atti emessi dall’Agenzia, 3,8 miliardi da cartelle di pagamento affidate ad Agenzia delle entrate-Riscossione e circa 4,2 miliardi dal risultato dell’attività di promozione della compliance. Gli incassi da misure straordinarie si ripartiscono in 4,3 miliardi da rottamazione delle cartelle, 0,6 miliardi da definizione delle liti pendenti e 0,2 miliardi dalla cd. ‘pace fiscale’.

Al riguardo, come già segnalato da ultimo in occasione dell’audizione sulla NaDEF 2023, deve tenersi nella dovuta considerazione la composizione e l’origine delle suddette entrate da accertamento e controllo. I dati ottenuti se confrontati con quelli dell’intero quinquennio 2019-2023, indicano che il risultato dell’azione di controllo svolta dall’Agenzia delle entrate deriva per la gran parte dall’incremento della liquidazione automatizzata delle imposte emergenti dalle dichiarazioni presentate e originate dalla individuazione di omissioni di versamento. È da segnalare positivamente la tendenza all’accrescimento della quota di versamenti derivanti da lettere di compliance, raddoppiate rispetto al 2019 (da 2,1 a 4,2 miliardi) e superiori nel 2023 della riscossione di cartelle non rottamate (3,8 miliardi). Limitata è ancora quella riconducibile a un vero e proprio accertamento e rettifica dei dati dichiarati dai contribuenti e all’individuazione di maggiori basi imponibili e imposte originariamente non dichiarate. Come è noto, la situazione italiana continua a caratterizzarsi per elevati livelli di evasione nel settore dell’imposizione personale sul reddito, segnatamente per ciò che riguarda le attività indipendenti. Lo stesso settore dell’IVA ha fatto registrare miglioramenti principalmente per effetto dell’adozione dello split payment e del reverse charge, strumenti che si basano sullo spostamento dell’adempimento sul soggetto più affidabile.

In questo scenario gli interventi legislativi introdotti recentemente o in corso di adozione non appaiono pienamente coerenti con l’esigenza di indurre una maggiore tax compliance.

Sempre in tema di riscossione, si deve rilevare l’assenza, nello schema di decreto legislativo citato, di una effettiva strategia in tema di riscossione coattiva. Da tempo la Corte ha segnalato i limiti giuridici e organizzativi che ostacolano le procedure di riscossione.

Anche le disposizioni in corso di adozione in materia sanzionatoria amministrativa e penale rischiano di indebolire la deterrenza che necessariamente è chiamato ad esercitare il sistema sanzionatorio. Si tratta delle nuove disposizioni in materia di sanzioni amministrative tributarie, come riformate nello schema di decreto legislativo, già approvato in attuazione degli articoli 1 e 20 della legge delega n. 111 del 2023 e di prossima entrata in vigore. Se da una parte appare ragionevole una attenuazione delle sanzioni amministrative, ciò deve avvenire a condizione che le stesse recuperino in effettività e tempestività. Inoltre, la strategia di contrasto dei fenomeni evasivi dovrebbe incentrarsi anche sull’impiego evoluto delle tecnologie e delle banche dati. Sotto tale profilo l’attuale situazione continua ad essere insoddisfacente.

In particolare, marginale risulta ancora l’utilizzazione dei dati finanziari, che non vengono utilizzati per favorire l’adempimento spontaneo, sviluppando – come pure sarebbe tecnicamente possibile – un costruttivo confronto già in sede pre-dichiarativa con i dati della fatturazione elettronica e dei corrispettivi telematici. Infine, non dovrebbe essere trascurato il ruolo dell’Amministrazione, le cui risorse andrebbero costantemente alimentate nel tempo, in modo tale da assicurare la necessaria continuità di azione nel supportare i contribuenti in sede di adempimento e di controllo sostanziale dei loro comportamenti.

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