Presentati i risultati dell’Agenzia delle entrate per il 2014: il recupero dell’evasione tocca il massimo storico di 14,2 miliardi, ma se rapportato al tax gap sulle maggiori imposte corrisponde solo al 15%.
Recupero dell’evasione al record storico di 14,2 miliardi, accertamenti in calo del 4,4% rispetto al 2013 e ricorsi quasi dimezzati dal 2011 ad oggi. A guardare i dati annunciati dal direttore dell’Agenzia delle entrate Rossella Orlandi durante la presentazione dei risultati per il 2014, ci sarebbe da brindare: rispetto al 2013 si rosicchia un miliardo in più all’evasione, ma allo stesso tempo si limitano i controlli ai casi più a rischio, in un’ottica di maggiore efficienza. Sul versante delle entrate da attività di accertamento, a pesare lievemente di più sono i grandi contribuenti, seguiti da medie, piccole imprese e persone fisiche. “I dati dimostrano che c’è un’attenzione verso tutte le diversificate forme di evasione” ha detto la Orlandi nel corso della conferenza, aggiungendo poi, in risposta alle critiche rivolte all’Agenzia delle entrate da Renzi, che “non crediamo si possa dire in modo semplicistico che ce la prendiamo con i più piccoli, il nostro lavoro è fatto su tutte le fasce di evasione”. All’incontro- cui ha partecipato anche il vice ministro dell’Economia Luigi Casero- è poi intervenuto il capo del Mef Pier Carlo Padoan, che in merito alla sentenza della Consulta ha precisato come “non sia posta in discussione la legittimità degli atti” e assicurato i dirigenti coinvolti che “sarà fatto il possibile per la continuazione del normale lavoro”.
Il recupero a passo di lumaca. Come detto, sono oltre 14 miliardi le entrate da contrasto all’evasione, pari a un +8% rispetto ai risultati del 2013 e addirittura un +220% in confronto al 2006. Tutto bene, quindi? Non proprio. Anzi, paradossalmente il record è la riprova dei limiti delle politiche fiscali attuate sino ad oggi. Basti considerare che in rapporto ai 91 miliardi di tax gap medio sulle maggiori imposte stimati dal Mef, il recupero è stato solo di un soffio superiore al 15%, ancora troppo poco per incidere in modo sostanziale sul fenomeno. Altro esempio emblematico riguarda il tax gap Iva, che stando ai dati forniti dall’Agenzia si sarebbe ridotto dell’8% in dodici anni per un maggiore incasso di quasi 10,5 miliardi. Un’andatura non da velocisti: considerando il gap in relazione al gettito potenziale, il valore medio italiano è del 26% contro la media europea del 18%.
Le cifre. Passando alle singole voci di entrata, si registra un aumento sia dei versamenti diretti che della riscossione coattiva: la prima voce contribuisce per 10,1 mld (+10% rispetto al 2013), la seconda per 4,1 mld, in aumento del 5%. Dall’attività di controllo la fetta più consistente: 8,1 miliardi, recuperati attraverso adesione (37%) acquiescenza (20%) riscossione coattiva (25%) e conciliazione giudiziale o mediazione (5%). A pesare di più sulle entrate da accertamento sono i grandi contribuenti (26%), seguiti da medie imprese (22%), piccole aziende e persone fisiche (21%). Il risultato più significativo è però nel minor numero di accertamenti (-4,4% rispetto al 2013) che coincide con l’aumento delle maggiori imposte accertate (+5,8%), segno di una maggiore accuratezza nella selezione dei casi. A ciò si aggiunge il quasi dimezzamento dei ricorsi fiscali, passati da 171 a 90mila dopo l’introduzione della mediazione tributaria del 2011. Lo scorso anno, su 100mila procedimenti di mediazione, più della metà si sono risolti senza passare per un giudizio. Salgono a quasi 13 miliardi, invece, i rimborsi che l’Agenzia ha restituito nel 2014 a circa 3 milioni di contribuenti.
730 e fatturazione. Oltre ai risultati, la conferenza è stata poi l’occasione per presentare i progetti in fase di lancio. Dal catasto digitale, su cui la Orlandi ha promesso di “arrivare alla completa digitalizzazione degli atti di aggiornamento catastali entro giugno” alla presentazione online degli atti di successione, accorpando in un’unica procedura anche la voltura degli immobili. Capitolo a parte per la fatturazione elettronica: “In nove mesi sono state 2,7 milioni le fatture emesse dalla Pa” ha confermato il direttore dell’Agenzia, sottolineando come l’obiettivo sia quello di “arrivare a 50 milioni entro la fine del 2015”. In fase di partenza anche il 730 precompilato, che per il primo anno non prevedrà l’inserimento delle spese sanitarie o per l’istruzione e, secondo le previsioni, dovrà essere integrato in 7 casi su 10.