Le misure previste nella legge di stabilità non convincono le due istituzioni. Per Palazzo Koch serve un taglio delle tasse per rilanciare la crescita, Solo Grilli vede effetti positivi per il 99% dei contribuenti.
La legge di stabilità non convince a pieno Bankitalia e la Corte dei Conti. Dopo la bocciatura delle forze politiche di maggioranza e opposizione per il governo arrivano i rilievi delle istituzioni tecniche chiamate a fornire il loro parere al Parlamento. Il presidente della magistratura contabile Luigi Giampaolino evidenzia i risichi di un aumento ulteriore dell’Imu e delle tariffe comunali per far fronte ai nuiovi tagli, mentre palazzo Koch sottolinea che le misure sull’Irpef pur compensando parte del drenaggio fiscale dell’ultimo quinquennio “non arrecano benefici ai contribuenti con redditi inferiori alla soglia di esenzione dall’imposta”. Solo il ministro dell’Economia Vittorio Grilli contro ogni evidenza continua a vedere vantaggi per tutti i contribuenti, anzi per il “99% dei nostri contribuenti”.
I rischi per la Corte dei Conti. Sono tre i rischi che sembrano emergere dal provvedimento, secondo il presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino, intervenuto in audizione alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. L’aumento dell’Imu e delle tariffe comunali per compensare «i tagli di spesa e i nuovi aggravi derivanti dalla legge di stabilità che riguardano le amministrazioni locali». Inoltre, secondo Giampaolino, c’è «il rischio di un deterioramento della “tax compliance”, sia in conseguenza del depotenziamento del contrasto di interessi prodotto dai tagli a detrazioni e deduzioni di spesa in settori ad elevato rischio di evasione, sia per le ricadute negative che la deroga ai principi dello Statuto dei contribuenti potrebbe produrre sulla trasparenza e sulla lealtà nel rapporto fisco-contribuente». Il terzo rischio indicato dal presidente della Corte dei Conti riguarda «l’incertezza circa la natura degli oneri detraibili e deducibili su cui opereranno i tagli del disegno di legge (franchigia e tetto alla spesa complessivamente detraibili). Pur trattandosi di un intervento di dimensioni complessive limitate – ha osservato – va chiarito se siano interessati dalla manovra interventi agevolativi suscettibili di revisione o soppressione o, invece, elementi strutturali dell’assetto Irpef, che insieme alle aliquote e agli scaglioni configurano l’equilibrio dell’imposta».
Nessun beneficio per gli incapienti secondo Bankitalia. Sugli eventuali benefici per i contribuenti è intervenuta anche la Banca d’Italia, affermando che «le misure sull’Irpef compensano parte del drenaggio fiscale dell’ultimo quinquennio e riducono leggermente il cuneo fiscale sul lavoro, ma non arrecano benefici ai contribuenti con redditi inferiori alla soglia di esenzione dall’imposta». Il vicedirettore generale della Banca d’Italia, Salvatore Rossi, in un’audizione parlamentare sul Ddl di stabilità, ricorda che «per un lavoratore dipendente celibe, la soglia è di circa ottomila euro, per uno con coniuge e due figli a carico, è di poco al di sotto di 15mila». Rossi ha indicato poi nella lotta all’evasione, in una nuova composizione del prelievo e nell’efficienza dei servizi la strada per la riduzione. In primavera «potrebbe essere prudente prevedere contenute misure correttive», connesse con il processo di revisione della spesa, così che si «assicuri il pareggio in termini strutturali anche dopo il 2013». Altro punto riguarda poi l’evasione e l’aumento dell’Iva: «L’evasione dell’Iva resta molto ampia: aumentare il peso di questa imposta sul totale delle entrate richiede un rafforzamento dell’azione di contrasto all’evasione», ha aggiunto Rossi. «La conferma dell’aumento permanente di un punto percentuale delle aliquote Iva – ha concluso – riflette l’esigenza di ridurre il disavanzo di bilancio limitando gli effetti distorsivi sull’economia».
La posizione di Grilli. Secondo il ministro dell’Economia, «il vantaggio complessivo va per il 54% a favore di contribuenti con lavoro dipendente, per il 34% a pensionati, il 10% ai cittadini con reddito da lavoro autonomo, il restante 2% agli altri». In altre parole, la ricaduta delle norme di bilancio e fiscali all’esame del Parlamento – vedi riduzione delle aliquote Irpef e contestuale revisione di detrazioni e deduzioni – sarà positiva «per il 99% de nostri contribuenti».