A un anno dalla riforma dei reati tributari – o quantomeno dall’aggiustamento di alcuni presupposti e soglie – il sistema dà segnali contraddittori e comunque ancora molto parziali. Da un lato migliorano le performance dell’Iva, dall’altro crollano, come previsto, le denunce penali in un contesto dove cominciano a sorgere i primi dubbi sulla giustizia (solo) risarcitoria. Se ne è discusso a Milano in un convegno a più voci, dalla procura (Francesco Greco), alle Entrate (Rossella Orlandi), dalla Gdf (Antonio Specchia), all’università (Francesco Mucciarelli) e alle professioni (Raffaella Quintana, Antonio Tomassini e Antonio Martino di Dla Piper, Antonio Cattaneo, Deloitte). Il cambio di registro nella politica repressiva ottenuto con i decreti dello scorso anno, secondo la Orlandi, ha invertito l’andamento dell’Iva, che tra il 2009 e il 2014 aveva avuto un trend «preoccupante». «Nel ’15 e nel ’16 – ha detto la direttrice – al netto di rimborsi e compensazioni specifiche, l’Iva netta è salita del 5,2% nel 2015 e di un ulteriore 2,8% lo scorso anno», ma forse grazie soprattutto al nuovo istituto dello split payment. Un dato, questo, a cui comunque il procuratore Greco ha contrapposto il crollo (atteso) dei reati iscritti a registro : «Dai 4.500 del 2014 – ha detto il procuratore – siano passati a 3.800 nel ’15 e ai 1.200 nel 2016, con calo dei due terzi, che per un garantista come me può essere anche positivo». Altri effetti collaterali, ha aggiunto il procuratore, sono «l’azzeramento delle denunce per l’articolo 3 (dichiarazione fraudolenta, ndr), l’esaurimento della cultura “quattrocentrica” come la chiamavo io (l’utilizzo investigativo massivo della dichiarazione infedele, ndr) ma soprattutto siamo poi a quasi a zero anche per le ipotesi di abuso del diritto, che nella mia esperienza portavano tanti soldi allo Stato, grazie alla pressione sul contribuente dell’evasione pianificata».
(Alessandro Galimberti)
Greco: con la riforma crollo delle denunce e gettito a rischio (Il Sole 24 Ore)
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