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domenica 7 Luglio 2024
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I crediti fiscali sfondano il tetto dei 1.200 miliardi ma solo l’8% è recuperabile secondo Agenzia entrate

L’arretrato di crediti fiscali non incassati dall’Erario ha superato complessivamente i 1.200 miliardi di euro al 31 dicembre del 2023, ma “La maggior parte del cosiddetto magazzino della riscossione è irrecuperabile”, ha detto il direttore dell’Agenzia, Ernesto Maria Ruffini, spiegando che solo 101,7 miliardi, meno di un decimo dell’importo, sarebbe effettivamente possibile da riscuotere. Il resto delle sanzioni e delle imposte non pagate contestato in 163 milioni di cartelle e avvisi è ritenuto dall’Amministrazione finanziaria fuori portata.

Il 40% dei crediti è irrecuperabile

 Più in dettaglio, il 40% dei crediti in magazzino, 483 miliardi, appare irrecuperabile perché è intestato a persone morte, a nullatenenti o imprese chiuse o fallite. Un altro 42% dei crediti, circa 502 miliardi, riguarda soggetti verso i quali l’Agenzia ha già svolto attività di riscossione senza risultati e per circa 100 miliardi l’azione è stata sospesa da provvedimenti giudiziari o altri interventi.

Rateizzati 18,8 miliardi di crediti

 I piani di rateizzazione riguardano 18,8 miliardi di crediti nel magazzino che dovrebbero, nel tempo, se tutto va a buon fine, arrivare nelle casse dello Stato. Queste stime sui crediti fiscali vanno ancora aggiornate con i risultati dell’ultima rottamazione, ma danno comunque un’idea della mole dell’arretrato: fanno capo a 18,9 milioni di persone fisiche, quasi un italiano su tre, e a 3 milioni e mezzo di società, fondazioni ed enti.

Leo: “Nessuna caccia alle streghe”

 In un’audizione parlamentare, il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, ha definito l’evasione un “macigno, tipo il terrorismo” da contrastare con la collaborazione di tutti, anche scandagliando i social network alla ricerca di elementi significativi del tenore di vita dei contribuenti. Dopo le contestazioni venute dagli alleati di governo, nel corso di Telefisco 24 il viceministro di Fratelli d’Italia è tornato sul tema e ha assicurato che “non ci sarà nessuna caccia alle streghe” dicendosi dispiaciuto per essere stato interpretato diversamente.

Il concordato preventivo

 A seguito del suo intervento in Parlamento, diversi esponenti della Lega, infatti, ne avevano preso le distanze e in particolare Armando Siri aveva parlato di uno “slogan, che sicuramente scalda i cuori di chi scambia la giusta lotta all’evasione con un’indiscriminata caccia alle streghe”. Dopo le polemiche il viceministro ha voluto chiarire: al contribuente che non aderisce al concordato preventivo sarà chiesto di spiegare perché c’è un disallineamento tra il reddito dichiarato e gli elementi in possesso dell’Agenzia delle entrate.

Verso una riduzione per l’Irpef già dal 2025

 “Se è in grado di dare giustificazioni, non ci sarà nessuna conseguenza”, ha garantito Leo. Non ci sarà un fisco che vuole colpire gli italiani, tutt’altro, ha spiegato: “Vogliamo tendere una mano al contribuenti, fare in modo che si allineino e dichiarino in relazione alla loro capacità contributiva, gradualmente e, a fronte di questo, abbassare le aliquote”, ha detto prospettando una riduzione per l’Irpef già dal 2025.

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