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lunedì 10 Marzo 2025
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Taglio Ires, maggiori benefici a grandi banche e assicurazioni

Il taglio dell’aliquota rischia di avere effetti benefici solo per una ristretta cerchia di banche e assicurazioni, eppure il costo della misura dovrebbe indurre a strategie fiscali più eque e orientate a innovazione e occupazione. (Per i dettagli vai ai dati nell’articolo “La riduzione dell’aliquota IRES”  e all’analisi “Alcuni quesiti sulla prevista riduzione dell’IRES” di Lelio Violetti)

Il taglio dell’Ires? A beneficiarne maggiormente sarà un unico comparto, quello bancario e assicurativo (per il 26%), che a differenza degli altri è popolato da un numero di imprese esiguo e con un volume d’affari elevato. Mentre all’industria manifatturiera (che comprende un numero vastissimo di settori e aziende) andrà il solo il 24% e al commercio il 5%. Insomma un grande esborso, pari a circa 4 miliardi per garantire vantaggi selettivi, destinato a una ristretta èlite di aziende bancarie e assicurative e a scapito delle imprese che più ne avrebbero bisogno e che costituiscono il vero asse portante della nostra economia. Questo, in buona sostanza, è l’effetto sui settori produttivi della riduzione dell’aliquota Ires annunciata dal governo e inserita nella legge di stabilità 2016.

Solo per pochi. La misura, che adrà a regime dal 2017, prevede un taglio di 3,5 punti percentuali dell’aliquota (dal 27,5% al 24%). Una riduzione di tre punti potrebbe essere anticipata al 2016, ma l’ipotesi sembra definitivamente accantonata dopo la scelta di destinare 2 miliardi alla lotta al terrorismo. L’impatto sarebbe di circa 3,8 miliardi (che non si riferisce al minor gettito annuale, in quanto l’imposta si paga in acconto e a saldo in anni diversi, ma alla consistenza del beneficio per le società di capitali).

A trarne vantaggio saranno soprattutto le 11mila società finanziarie e assicurative attualmente attive, che risparmieranno complessivamente 981milioni di euro: in media 90mila euro ciascuna. Situazione ben diversa per le società che operano nell’industria manifatturiera: nel complesso avranno un risparmio d’imposta complessivo simile (900milioni di euro), ma essendo una categoria ben più ampia (87mila aziende) il beneficio medio sarà di circa 10mila euro. Per le società del commercio od operanti nel settore delle costruzioni, il vantaggio è ancora più esiguo: per le prime si viaggia su un risparmio medio di poco più di 4.500 euro a società; per le seconde il risparmio medio a società è di circa 1.800 euro.

La disparità di trattamento è particolarmente evidente se si considera che le più favorite dalla misura sono, per paradosso, le società che meno ne avrebbero bisogno. Al contrario, i settori che hanno più sofferto la crisi hanno vantaggi decisamente meno consistenti. Una scelta politica discutibile perché, considerando la delicata fase economica e la mole di risorse pubbliche in gioco, sarebbe più equo agevolare quei settori produttivi che attraverso qualità e innovazione potrebbero dare impulso alla ripresa e all’occupazione. Tecnicamente sarebbe possibile abbassando l’aliquota Ires per tutti, ma, al contempo, introducendo un’addizionale per le società del settore bancario o assicurativo che superano una certa soglia di fatturato.

Società in perdita. Si rileva, poi, che si sta intervenendo su un settore in cui sono attive oltre 150mila imprese in perdita (il 13,7% del totale). Di queste società dai dati statistici pubblicati, si sa poco, e ciò non fa che rendere poco chiari i contorni e l’impatto della misura. Interessante in tale ambito il caso delle società di capitali che operano nel settore delle costruzioni: su 188.626 totali, il 41% risultano in perdita e la media dell’imponibile dichiarato è di gran lunga più basso di quello degli altri settori. Ad oggi le statistiche disponibili non consentono di effettuare valutazioni più precise, che sarebbero utili sia per comprendere la natura di redditività così basse (se per la crisi o altro), sia per conoscere e contrastare più efficacemente i fenomeni evasivi.

(Per i dettagli vai ai dati nell’articolo “La riduzione dell’aliquota IRES”  e all’analisi “Alcuni quesiti sulla prevista riduzione dell’IRES” di Lelio Violetti)

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