Il fisco torna al passato. Circa 300.000 contribuenti dal prossimo anno non potranno compensare in busta eventuali crediti ma dovranno chiedere il rimborso direttamente all’Agenzia.
Di Lelio Violetti
I contribuenti con un credito d’imposta superiore a 4.000 euro dal prossimo anno non potranno più chiedere il rimborso in busta paga. A mettere parzialmente in discussione uno dei fiori all’occhiello del modello 730 è l’articolo 18 della legge di stabilità. Ad essere colpiti saranno circa 300.000 contribuenti che in media ogni anno si trovano ad avere un credito consistente. Si tratta principalmente di lavoratori dipendenti e pensionati con redditi medio alti che hanno significative spese deducibili o detraibili. L’obiettivo della misura, almeno a prima vista, può apparire condivisibile:contrastare l’erogazione d’indebiti rimborsi Irpef. In realtà, come al solito, il governo cerca di fare cassa ritardando pagamenti dovuti. La somma coinvolta si aggira intorno a 1,5 miliardi.
Nel dettaglio la norma stabilisce che i rimborsi superiori a 4.000 euro non vengano più effettuati dal sostituto d’imposta (datore di lavoro o ente pensionistico), ma direttamente, entro i sei mesi successivi, dall’Agenzia delle entrate previo controllo degli effettivi familiari a carico del contribuente e delle eccedenze d’imposta riportate da precedenti dichiarazioni. Qualche dubbio sulla effettiva capacità dell’Agenzia di rispettare il termine dei 6 mesi è lecito averlo. D’altra parte è noto che uno dei problemi del fisco è rappresentato dall’ingente stock di debiti nei confronti di contribuenti che hanno pagato somme in eccesso. A volte aspettano anche 5 o 6 anni con punte di 10 prima di avere il rimborso. Naturalmente il ritardo non è dovuto solo ai tempi di lavorazione delle dichiarazioni o degli atti, ma il più delle volte alle esigue somme stanziate in bilancio per far fronte ai rimborsi.
Insomma a fronte di un tema che pure esiste, le richieste di rimborsi ai quali non sempre si ha diritto, si interviene con una norma generale che colpisce tutti i contribuenti, compresi quelli che non hanno familiari a carico o eccedenze provenienti da precedenti dichiarazioni, le uniche due voci della dichiarazione che i Caf o i professionisti che certificano il 730 non possono controllare. Si colpisce così anche un buon numero di contribuenti medi per i quali il rimborso Irpef d’importo elevato è un fatto eccezionale, in genere legato a spese mediche d’importo consistente o al riscatto previdenziale degli anni di laurea. Nel caso di contribuenti che si sono sottoposti ad interventi chirurgici particolarmente impegnativi e costosi, l’esecuzione tempestiva del rimborso ha una notevole valenza sociale.
I contribuenti che vanno a credito e quindi possono riportarlo all’anno successivo o in alternativa chiedere il rimborso sono il 38% del totale. Tale percentuale sale al 62,85% se si tiene conto dei soli 28.927.029 contribuenti che fanno dichiarazione (10.545.475 con modello Unico e 18.381.554 con modello 730). La richiesta di rimborso interessa prevalentemente i contribuenti lavoratori dipendenti e pensionati che subiscono la ritenute Irpef mensilmente e che presentano il modello 730 mentre, al contrario, il riporto del credito è utilizzato in genere da chi presenta Unico in quanto ha la possibilità di scontarlo sugli acconti relativi al successivo anno d’imposta.
Nella tabella che segue riportiamo una stima (1) dei contribuenti che vanno a credito per classi di reddito.
CONTRIBUENTI CHE VANNO A CREDITO IN DICHIARAZIONE |
|||||
CLASSI DI REDDITO COMPLESSIVO IN EURO |
TOTALE CONTRIBUENTI |
IRPEF A CREDITO |
|||
CONTRIBUENTI |
Ammontare (in migliaia di €) |
Media (in migliaia di €) |
|||
Fino a 10.000 |
13.632.939 |
2.802.777 |
1.919.874 |
0,68 |
|
da 10.000 a 15.000 |
6.112.550 |
2.680.914 |
1.609.709 |
0,60 |
|
da 15.000 a 20.000 |
6.543.363 |
3.361.981 |
2.056.118 |
0,61 |
|
da 20.000 a 35.000 |
10.721.473 |
6.709.115 |
5.009.322 |
0,75 |
|
da 35.000 a 50.000 |
2.318.370 |
1.460.712 |
1.834.015 |
1,26 |
|
da 50.000 a 70.000 |
986.527 |
607.705 |
1.136.899 |
1,87 |
|
da 70.000 a 100.000 |
577.294 |
346.644 |
877.084 |
2,53 |
|
da 100.000 a 200.000 |
348.909 |
177.419 |
716.015 |
4,04 |
|
oltre 200.000 |
79.123 |
34.186 |
376.894 |
11,02 |
|
TOTALE |
41.320.548 |
18.181.453 |
15.535.930 |
0,85 |
La maggioranza delle richieste di rimborso superiori ai 4.000 euro riguarda i contribuenti lavoratori dipendenti e pensionati più ricchi appartenenti cioè alle fasce di reddito più elevate in quanto possessori di numerosi e differenziati oneri deducibili e detraibili; al di sotto dei 25.000 euro per questi soggetti non possono verificarsi rimborsi di tale importo in quanto le ritenute rimborsabili effettuate dal datore di lavoro o ente pensionistico non arrivano a 4.000 euro.
Nella tabella che segue riportiamo una stima dei contribuenti potenzialmente interessati ai rimborsi oltre 4.000 euro.
LAVORATORI DIPENDENTI E PENSIONATI POTENZIALMENTE INTERESSATI AI RIMBORSI D’IMPORTO SUPERIORE AI 4.000 € |
|||
CLASSI DI REDDITO COMPLESSIVO IN EURO |
CONTRIBUENTI |
AMMONTARE |
|
da 25.000 a 35.000 |
42.633 |
170.531.111 |
|
da 35.000 a 50.000 |
46.410 |
185.640.610 |
|
da 50.000 a 70.000 |
77.233 |
308.930.786 |
|
da 70.000 a 100.000 |
110.137 |
440.546.826 |
|
da 100.000 a 200.000 |
78.918 |
315.672.356 |
|
oltre 200.000 |
19.551 |
78.204.039 |
|
TOTALE |
374.881 |
1.499.525.728 |
Una conferma ai dubbi sugli effettivi scopi del provvedimento viene anche dal fatto che l’Agenzia delle Entrate avrebbe potuto effettuare, visto il numero di contribuenti interessati, il controllo previsto nella disposizione, paradossalmente da questa definito come “preventivo”, prima della presentazione della dichiarazione e non dopo. Bastava semplicemente obbligare il contribuente con rimborso superiore ai 4000 euro a presentare il suo modello 730, completo di documentazione, direttamente all’ufficio. Si manteneva in questo la possibilità di eseguire i rimborsi attraverso il sostituto nei tempi in cui vengono effettuati a tutti gli altri. Tra l’altro in molti casi, come ad esempio in quello del riscatto degli anni di laurea, il contribuente ha versato i soldi che originano i rimborsi ad altri enti (tipo Inps) che potrebbero darne segnalazione in via telematica all’Agenzia delle entrate prima della presentazione della dichiarazione.
In questo modo l’amministrazione finanziaria avrebbe raggiunto un duplice obiettivo in quanto da una parte controllava la documentazione prima della presentazione della dichiarazione, fornendo un servizio di assistenza al contribuente, e dall’altra iniziava a riappropriarsi d’un “mestiere” che oggi è esternalizzato a pagamento all’intermediazione fiscale. Questa impostazione sarebbe stata anche in linea con la tendenza in atto nelle amministrazioni fiscali dei paesi economicamente avanzati che al fine di agevolare l’adesione spontanea all’obbligo pongono particolare attenzione alla fase di presentazione della dichiarazione assistendo il contribuente con la sua pre-compilazione o con specifici contatti; meglio interloquire prima con il contribuente, chiarire i suoi dubbi, verificare i suoi documenti e far presente ciò che l’amministrazione fiscale si aspetta da lui che inseguirlo quattro o cinque anni dopo quando è difficile ricostruire con completezza la sua posizione.
Ancora una volta quella che poteva essere per l’amministrazione finanziaria una buona occasione per innovare, assistendo il contribuente e riducendo i costi dell’intermediazione, rischia di provocare l’effetto contrario rievocando tempi e comportamenti che si sperava definitivamente abbandonati.
Note:
1) Nella simulazione sono stati utilizzati i dati delle statistiche sulle dichiarazioni dei redditi relative all’anno d’imposta 2011, pubblicate sul sito del Dipartimento delle Finanze.