Nella bozza del decreto niente sconti sotto gli 8mila euro di reddito, incapienti e partite Iva. Fissato il tetto agli stipendi dei manager a 240mila euro l’anno. Tre miliardi dalla lotta all’evasione nel 2015
Via libera al bonus in busta paga a partire da maggio per i 10 milioni di lavoratori che percepiscono redditi fino a 26mila euro l’anno. In particolare, 80 euro al mese finiranno ai circa 6 milioni di dipendenti con un reddito fra 16mila e 25mila euro l’anno. Agli altri arriva un bonus pari al 4% del reddito complessivo se la dichiarazione si ferma sotto quota 16mila euro annui e decrescente in modo proporzionale per chi guadagna poco più di 25mila euro. E’ questa la misura più attesa fra quelle emerse subito dopo il Consiglio dei ministri che ha dato il via libera al decreto al bonus Irpef. Nella conferenza stampa successiva, Matteo Renzi ha escluso l’inclusione degli incapienti: in un secondo momento, non ancora specificato, il premier si è impegnato a trovare una soluzione. Due le ipotesi previste dalla bozza sul canale da cui i datori di lavoro dovranno prelevare il bonus: il monte ritenute dell’azienda e, nel caso queste non siano sufficienti a finanziare tutti i bonus, si dovrà prelevare la differenza dai contributi. Sulle coperture per questo decreto ci sono state trattative estenuanti perché ad essere coinvolti nei tagli necessari sono molti ministeri e molte delle categorie professionali.
Coperture 6,9 Mld 2014; 14 nel 2015. Le coperture per l’intervento sono di 6,9 miliardi nel 2014 che diventano 14 nel 2015. In realtà per coprire l’Irpef l’anno prossimo – dice Pier Carlo Padoan – ne basteranno 10. Gli altri 4 si potranno utilizzare per altri interventi. «Un sogno – dice Padoan – per chi fa politica economica». Sanità e Caf non compaiono più nel decreto. I due interventi, anche corposi, apparivano invece nelle bozze circolate nei giorni scorsi. I Caf «lavoreranno un po’ meno grazie all’invio digitale della dichiarazione dei redditi per 32 milioni di cittadini». Mentre è previsto un taglio di 400 miliardi per i programmi militari.
Irap, per aziende e professionisti l’imposta si riduce de 10,2%. Il decreto sul cuneo fiscale porterà in dote un risparmio Irap del 10,2% alle aziende private e ai professionisti. Un risparmio corrispondente a un taglio dell’aliquota ordinaria dello 0,4% (dal 3,9 al 3,5), che quest’anno però porterà benefici dimezzati per effetto dell’acconto 2014 fissato al 3,7%. La riduzione dell’aliquota agisce su tutte le categorie di contribuenti. In particolare per banche e imprese finanziarie si passerà dal 4,65% al 4,2% con acconto 2014 al 4,4%. Per le assicurazioni si scenderà dal 5,9% al 5,3%. Le imprese agricole che già oggi sono destinatarie dell’aliquota più bassa dovranno fare i conti l’anno prossimo con un’aliquota dell’1,7% e un acconto del 4,4%. Infine, alle imprese concessionarie diverse da quelle di costruzione e gestione di autostrade e trafori, ora al 4,2%, sarà riconosciuto un taglio al 3,8%.
Giù gli stipendi dei manager pubblici. Anche questo rappresenta un punto controverso, modificato in varie bozze del decreto. La più aggiornata prevede un tetto massimo calibrato sul presidente della Repubblica, ovvero a 240.000 euro. Nessuno potrà superare quel tetto se lavora nella Pa centrale o periferica, nelle società controllate o nelle authority indipendenti, inclusa Bankitalia. Il provvedimento modifica anche il riferimento per i versamenti contributivi de dirigenti interessati. Per le Pa giro di vite anche sulle consulenze e i contratti co.co.co. Prevista una doppia soglia (dal4,2% al 1,4% per le consulenze e dal 4,5% al 1,1% per le assunzioni di co.co.co) con riferimento alla spesa per il personale dell’amministrazione stipulante a seconda che questa sia superiore o meno ai 5 milioni annui.
Rendite finanziarie, sale il prelievo. Salgono al 26% le ritenute e le imposte sostitutive sugli interessi, premi e ogni altro provento assimilabile alle rendite finanziarie. Obiettivo, coprire il taglio Irap per le imprese. Le imposte ora stabilite al 20% passeranno dal 1 luglio 2014 al 26%, con una eccezione: interessi e redditi diversi di natura finanziaria sui titoli emessi dagli enti territoriali di Stati white list saranno applicate nella misura del 12,5% anziché del 20%. Confermata l’aliquota del 12,5% sui titoli di Stato. Invariata anche la ritenuta dell’1,375% sui dividendi distribuiti a società residenti in Stati Ue o See white list e sugli interessi corrisposti a veicoli non residenti per l’emissione di obbligazioni sui mercati internazionali. I proventi dei fondi pensioni restano assoggettati a imposta sostitutiva dell’11%.
Mega copertura da lotta a evasione. Nel menu delle coperture della manovra il governo inserisce anche i 300 milioni di euro recuperati nel primo trimestre dell’anno dalla lotta all’evasione. Renzi ha annunciato di avere come obiettivo il raggiungimento dei 3 miliardi nel 2015.
Pagamenti PA. Nuova tranche di risorse per i pagamenti della Pa alle imprese creditrici che però si ferma a 8 miliardi contro i 13 indicati nel Def. In arrivo anche le sanzioni per le Pa che pagano oltre 9 giorni nel 2014 e oltre 60 dal 2015.
Istituti di credito. Anche alle banche è chiesto un contributo importante per riuscire a coprire finanziariamente il bonus ai lavoratori dipendenti. L’innalzamento dell’aliquota dal 12 al 26% sulla rivalutazione delle quote della Banca d’Italia significa infatti che le aziende di credito e le assicurazioni azioniste della Banca centrale italiana dovranno versare entro il mese di giugno un miliardo e 800 milioni.
Partecipate e municipalizzate. Municipalizzate sotto tiro: 100 milioni nel 2014, 1 miliardo nel 2015. Si punta a passare da circa 8.000 a 1.000 municipalizzate. Alle società partecipate dallo Stato, tranne quelle quotate o emittenti strumenti finanziari, si chiede invece un taglio dei costi operativi del 2,5% nel 2014 e del 4% nel 2015. I
Taglio beni e servizi. Dalla voce acquisti di beni e servizi si otterranno 2,1 miliardi divisi in tre parti: enti locali, Regioni e Stato che contribuiranno ciascuno con 700 milioni.
Enti locali. Le amministrazioni locali sono chiamate a circa 820 milioni di euro di risparmi nel 2014. Il taglio sarà proporzionale alle spese di ogni amministrazione, ma arriveranno penalizzazioni ulteriori agli enti che sono più in ritardo sui pagamenti.