Esclusi i redditi fino a 12.000 euro con carichi di famiglia, sconto massimo di 181 euro l’anno per i redditi di 15.000 euro. Rivedere il meccanismo delle detrazioni e deduzioni, Spostare risorse su assegni a più poveri.
di Lelio Violetti
Nessun vantaggio per i redditi più bassi, modesto effetto per la fascia intermedia da 12.000 a 35.000 euro, con una punta di 181 euro l’anno per i redditi di 15.000 euro. Sono gli effetti del riordino delle detrazioni Irpef per i rediti da lavoro dipendente contenuto nel ddl di stabilità all’esame del Parlamento. I contribuenti potenzialmente interessati sono circa 17,5 milioni, dei quali poco più di 4,5 milioni (26,08%) sono esclusi dal beneficio perché incapienti. In pratica la loro Irpef è già azzerata dalle attuali detrazioni. Tra gli effetti paradossali della norma il fatto che nella fascia di reddito tra 8.000 e 12.000 euro ci sono circa 800.000 contribuenti con carichi di famiglia esclusi dal beneficio in quanto le detrazioni per mogli e figli già ora azzera la loro Irpef, mentre nella stessa fascia poco più di un milione senza familiari a carico avranno un beneficio annuo di 52 euro pari a 4 euro al mese. Nel complesso i contribuenti interessati avranno un beneficio modesto che solo nella fascia compresa tra 15.000 e 26.000 euro (il 37,25% degli interessati) supera i 10 euro mensili. L’importo totale supera i 100 euro per il 60,02% dei contribuenti interessati compresi nella fascia tra 12.000 e 35.000 euro. Solo i contribuenti con reddito compreso fra i 15.000 euro e i 16.000 euro ottengono dal provvedimento il beneficio massimo, compreso tra 181 euro e 177 euro, pari rispettivamente a 14,00 euro e a 13,65 euro mensili.
La Tabella che segue riporta il risultato della stima elaborata sulla base dei dati statistici sulle dichiarazioni dei redditi per l’anno d’imposta 2011 pubblicati sul sito del Dipartimento delle Finanze (1). Gli importi sono in euro.
EFFETTI DELL’ARTICOLO 6 COMMA 1 DELLA LEGGE DI STABILITÀ |
|||||
CLASSI DI REDDITO COMPLESSIVO |
CONTRIBUENTI CON LAVORO DIPENDENTE |
VECCHIO IMPORTO DETRA ZIONE |
NUOVO IMPORTO DETRA ZIONE |
GUA DA GNO MEDIO NELLO SCA GLIONE |
GUA DA GNO MEDIO MENSILE (13 MENSILITÀ) |
minore di 8.000 |
3.780.993 |
0 |
0 |
0 |
0 |
da 8.000 a 12.000 con carichi di famiglia |
793.341 |
0 |
0 |
0 |
0 |
da 8.000 a 12.000 senza carichi di famiglia |
1.049.428 |
1.697 |
1.749 |
52 |
4 |
da 12.000 a 15.000 |
1.379.065 |
1.517 |
1.634 |
117 |
9 |
da 15.000 a 20.000 |
3.171.295 |
1.254 |
1.425 |
171 |
13 |
da 20.000 a 26.000 |
3.362.460 |
1.080 |
1.216 |
136 |
10 |
da 26.000 a 29.000 |
1.143.356 |
940 |
1.045 |
105 |
8 |
da 29.000 a 35.000 |
1.470.901 |
769 |
874 |
105 |
8 |
da 35.000 a 40.000 |
594.651 |
585 |
665 |
80 |
6 |
da 40.000 a 50.000 |
612.490 |
335 |
380 |
46 |
4 |
da 50.000 a 55.000 |
180.004 |
84 |
95 |
11 |
1 |
Effetto perverso detrazioni. Gli importi delle detrazioni contenuti nella tabella sono anche la conseguenza indiretta del meccanismo “infernale” che regola le detrazioni da lavoro e quelle per carichi familiari nella nostra imposizione sul reddito delle persone fisiche. Infatti queste detrazioni decrescono al crescere del reddito. Unici tra i paesi economicamente avanzati abbiamo trasformato quello che dovrebbe essere il riconoscimento monetario oggettivo d’una situazione di disagio o di svantaggio del contribuente e, quindi come tale dovrebbe prescindere dal reddito, in un complicato procedimento a sostegno di chi guadagna di meno.
Rivedere meccanismo. Considerata la piccolezza dei numeri e l’iniquità dovuta al fatto che il provvedimento non apporta alcun beneficio ai più poveri, forse questa è l’occasione per cominciare ad impostare un percorso che gradualmente ci riporti alle detrazioni da lavoro e per carichi di famiglia piatte, cioè uguali per tutti quelli che ne hanno diritto. Queste detrazioni dovrebbero essere, pertanto, d’importi assai più contenuti in modo da poter destinare le risorse restanti a trasferimenti diretti ai soggetti in condizioni di disagio attraverso appositi assegni (compresi quelli familiari) decrescenti al crescere del reddito, separando in questo modo il fisco dall’assistenza. Tale primo intervento potrebbe essere l’inizio d’una progressiva riforma dell’Irpef che grava sempre più solo sui redditi da lavoro dipendente e da pensione. Le entrate derivanti da questa imposta sono alimentate prevalentemente (quasi esclusivamente) da queste due tipologie di reddito. L’imposta più importante del nostro sistema impositivo, quella che interessa la gran parte dei cittadini italiani, è quindi pervasa e inquinata da indubbi elementi di iniquità a danno di queste due categorie di contribuenti.
Gli interventi possibili. Oltre alla trasformazione delle detrazioni da decrescenti a piatte o alla riduzione delle aliquote (soprattutto la prima del 23%) o allo sfoltimento delle detrazioni/deduzioni (sono a pioggia con una miriade di misure di dettaglio che vanno a coprire numerosi aspetti del settore agevolato) c’è necessità di allargare il campo d’azione della progressività, riportando nell’Irpef alcune tipologie di reddito che recentemente sono state assoggettate ad aliquota forfetaria. Occorre anche riequilibrare il sistema impositivo aumentando l’imposizione proveniente dal patrimonio rispetto a quella sui redditi. Nel 2012 l’introduzione dell’Imu aveva avviato questa ridistribuzione; ma nel 2013 c’è stata una brusca inversione di tendenza e si sta ancora una volta assistendo, nonostante la Trise, a un incremento generalizzato delle addizionali comunali sull’Irpef. Si va sistematicamente a gravare sempre e solo sull’imposta sui redditi.
Note:
1) Rispetto ai dati pubblicati dal Mef sono state fatte delle assunzioni che dovrebbero influenzare solo marginalmente il risultato. Infatti non tutti i soggetti che dichiarano redditi da lavoro dipendente sono interessati al provvedimento e, se interessati, hanno lavorato per l’intero anno; il reddito complessivo di norma è più alto di quello imponibile; per le detrazioni per carichi di famiglia è stato considerato un importo medio di 1.000 euro per i soli contribuenti con reddito da lavoro dipendente che le dichiarano.