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sabato 5 Ottobre 2024
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Isee, al via nuovo indicatore, più peso a casa e patrimonio mobiliare

Tutti i redditi parteciperanno alla determinazione della situazione economica. Più controlli grazie agli scambi dei dati tra Agenzia entrate, Inps e enti erogatori dei servizi, possibilità di adeguamento in corso d’anno in caso di modifica della situazione reddituale.

Arriva il nuovo Isee. Dopo 15 anni dalla sua introduzione dal prossimo primo gennaio lo strumento con cui le famiglie italiane accedono a numerosi servizi dello stato sociale subisce un profondo restyling. Il governo ha infatti varato il Dpcm che ridisegna l’Isee con l’obiettivo di rendere lo strumento più equo sia sotto il profilo della determinazione della situazione conomica del nucleo familiare che del contrasto degli abusi legati all’evasionbe fiscale e alle false attestazioni. Col nuovo strumento tutti i redditi percepiti dai componenti del nucleo famigliare concorrono alla determinazione della situazione economica. Sono poi previste modalità di calcolo differenziate dell’indicatore per il diritto allo studio universitario e per i minorenni in presenza di genitori non conviventi. Vengono poi introdotti degli abbattimenti per redditi di lavoro e di pensione, viene sottratto l’importo degli assegni di mantenimento, dedotta una quota del canone di locazione, prevista una franchigia per i nuclei con disabili e l’abbattimento delle spese per collaboratori domestici e addetti all’assistenza personale per i non autosufficienti, inserita la possibilità di aggiornare lo strumento in caso di perdita del lavoro. Tra le novità anche un potenziamento dei controlli affidati alla Gdf e lo scambio automatico di informazioni tra Inps, Agenzia delle Entrate e enti erogatori dei servizi, per evitare comportamenti fraudolenti o elusivi. La modifica dell’Isee era prevista nel decreto Salva Italia, ma si era arenata durante la precedente legislatura. Dopo un lungo confronto con le Regioni, le nuove regole entreranno in vigore dal 1 gennaio 2014.

Franchigie per redditi e spese. Il provvedimento stabilisce gli importi da sottrarre dai redditi individuali. Tra questi, gli importi corrisposti al coniuge per il mantenimento e, fino a un massimo di 5mila euro, le spese relative alla situazione di disabilità, certificate ai fini fiscali. Per i redditi di lavoro è previsto un abbattimento del 20% fino a un massimo di 3mila euro , mentre pe i redditi di pensione, i trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari la franchigia massima è di 1.000 euro. Sono poi previsti alcuni abbattimenti per i nuclei con persone disabili. Si va da 4.000 euro per persona con disabilità media (incrementate a 5.500 euro se minorenne) a 5.500 euro per persona con disabilità grave (incrementate a 7.500 euro se minorenne), fino a 7.000 euro per persona non autosufficiente (incrementata a 9.500 euro se minorenne). Per le persone non autosufficienti è poi ammessa la deduzione di tutti i trasferimenti ottenuti nella misura in cui si traducano in spese certificate per l’acquisizione, diretta o indiretta, dei servizi di collaboratori domestici e addetti all’assistenza personale o per la retta dovuta per il ricovero presso strutture residenziali. Viene anche introdotta la possibilità per tutti di sottrarre (fino ad un massimo di 5.000 euro) le spese relative alla situazione di disabilità, certificate a fini fiscali: spese sanitarie per disabili, spese per l’acquisto di cani guida, spese sostenute per servizi di interpretariato per le persone sorde e spese mediche e di assistenza specifica per i disabili.

Detrazioni per l’abitazione principale. L’indicatore è determinato sommando, per ciscun componente il nucleo familiare, il valore del patrimonio immobiliare e di quello mobiliare. Una novità riguarda la valorizzazione degli immobili: si stabilisce che siano considerati il valore definito ai fini Imu, che supera del 60% quello di riferimento per l’Ici, al netto del mutuo residuo e di una fran­chigia di 52.500 euro, incrementata di 2.500 euro per ogni figlio convivente successivo al secondo. Il valore residuo dell’abitazione, così calcolato, viene abbattuto a due terzi. Per chi abita in affitto con canone di locazione registrato viene introdotto un abbattimento fino ad un massimo di 7.000 euro. Tale importo è incrementato di 500 euro per ogni figlio conviven­te successivo al secondo.

Si aggiorna se si perde il lavoro. Una novità è il cosiddetto “Isee corrente”: la possibilità di aggiornare la dichiarazione in presenza di variazioni superiori al 25% dell’indicatore della situazione reddituale dovute a variazioni dello status lavorativo, quali: risoluzione, sospensione o riduzione dell’attività lavorativa degli impiegati a tempo indeterminate; mancato rinnovo di contratti a tempo determinate; cessazione di attività per i lavoratori autonomi. Si tiene conto inoltre delle esperienze già in atto in vari comuni e in altri Paesi europei.

Tre diverse modalità di calcolo. Le nuove norme prevedono l’uso di modalità di calcolo differenziate dell’indicatore. In particolare per tre casistiche: per le prestazioni agevolate di natura sociosanitarie, per le prestazioni agevolate rivolte ai minorenni in presenza di genitori non conviventi e per le prestazioni per il diritto allo studio universitario. Una ulteriore novità riguarda le informazioni necessarie al calcolo dell’indicatore, oggi interamente fornite con autodichiarazione. Con le nuove regole diverse informazioni saranno prese invece dagli archive di Inps ed Entrate.

Il ruolo delle Regioni. Un’importante voce in capitol è poi attribuita alle Regioni, che dopo il lungo confront con il Governo si vedono attribuire la possibilità di introdurre”criteri ulteriori di selezione” da rivolgere a specifiche platee di destinatari dei diversi servizi.

Come si calcola. L’Isee serve a valutare la situazione economica dei nuclei familiari per regolare l’accesso alle prestazioni (in moneta e servizi) sociali e sociosanitarie erogate dai vari livelli di Governo (dalla mensa scolastica alle tasse universitarie). La situazione economica è valutata tenendo conto del reddito di tutti i componenti, del loro patrimonio (valorizzato al 20%) e, attraverso una scala di equivalenza, della composizione del nucleo familiare (numero dei componenti e loro caratteristiche).

Per cosa serve. L’Isee serve per fissare tariffe differenziate oppure per la fissazione di soglie oltre le quali non è ammesso l’accesso alle prestazioni. Particolarmente ampio il ventaglio di prestazioni che nel nostro paese vengono erogate con l’Isee. Si va dall’assegno per il nucleo familiare con 3 figli minori all’assegno di maternità, passando per asili nido e prestazioni scolastiche, comprese le mense. Sempre nel settore dell’istruzione l’Isee si usa per le tasse universitarie e l’accesso alle prestazioni del diritto allo studio universitario. In materia sanitaria rientrano sotto la sfera Isee i servizi socio sanitari domiciliari, sanitari diurni e residenziali. Vi sono poi le agevolazioni per i servizi di pubblica utilità e le prestazioni
economiche assistenziali. Rientrano nell’Isee anche la carta acquisti, il reddito minimo, le tariffe comunali, le rateazioni di Equitalia, il trasporto pubblico e le attività ricreative.

La platea. Nel 2012 sono state presentate 6,5 milioni di dichiarazioni sostitutive uniche corrispondenti a più di 5,8 milioni di famiglie (il 30% del totale. Le tipologie di prestazioni richieste riguardano principalmente il settore economico assistenziale (66% delle dichiarazioni), i servizi di pubblica utilità e casa (40%), i nidi e scuola (31%) e i servizi socio sanitari (27%). La grande maggioranza della popolazione di soggetti Isee è costituita da dipendenti, dato in linea, se si tiene conto anche dei pensionati, con quello fiscale dove i contribuenti con reddito da lavoro dipendente sono, per l’anno d’imposta 2011, il 50,7% (quelli con reddito da pensione sono il 36,46%) e quelli indipendenti con partita Iva sono il
9,14%.

La scala di equivalenza. La scala di equivalenza serve a commisurare la situazione economica con il numero dei componenti il nucleo familiare. E’ rimasta sostanzialmente invariata. Sono state adottate alcune maggiorazioni per tenere conto di condizioni specifiche che possono dar luogo a minori economie di scala, in particolare per le famiglie numerose. Più precisamente, per tenere in particolare considerazione i figli successivi al secondo, la scala di equivalenza base (vigente) viene maggiorata di un ammontare crescente al crescere del numero dei figli da tre in poi. Inoltre, è man­tenuta una specifica maggiorazione per tenere conto dei costi superiori in cui si imbattono i nuclei familiari in cui sono presenti minori ed entrambi i genitori o l’unico presente lavorano, aumentata ulteriormente se è presente almeno un minore di 3 anni, nonché la maggiorazione per i nuclei mo­nogenitoriali.

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