Nel terzo trimestre 2024 la pressione fiscale è stata pari al 40,5 per cento, in aumento di 0,8 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La pressione fiscale rispetto al Pil nel terzo trimestre del 2024 risulta in calo di 1 punto percentuale rispetto al trimestre precedente (41,5 per cento) e in aumento di 0,8 punti percentuali rispetto allo stesso trimestre del 2023 (39,7 per cento). E’ quanto emerge dalle tavole storiche diffuse dall’Istat. Nel primo trimestre del 2024 il rapporto della pressione fiscale era del 36,8 per cento sul Pil.
Le famiglie italiane hanno risparmiato inoltre di meno su base trimestrale, con la propensione al risparmio che si è attestata al 9,2% nel terzo trimestre del 2024, in calo anch’essa di 0,8 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.
Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è cresciuto dello 0,6% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti dell’1,6%.
A fronte di un aumento dello 0,2% del deflatore implicito dei consumi, il potere d’acquisto delle famiglie è cresciuto rispetto al trimestre precedente dello 0,4%.
Commento
L’aumento dell’indice Istat della pressione fiscale era un dato atteso secondo le valutazioni pubblicate da Lef nei giorni scorsi, che delineavano un progressivo aumento del prelievo causato dall’effetto combinato del “fiscal drag” su imposte dirette e indirette e della rimodulazione delle detrazioni e delle aliquote Irpef.
Per quanto riguarda invece una corretta valutazione dei dati sull’aumento del reddito disponibile, delle spese per consumi e del potere d’acquisto delle famiglie segnalato nel comunicato Istat, apparentemente in controtendenza rispetto al “sentiment” dei consumatori, si rimanda alle rilevazioni sugli effetti reali del trend inflattivo sui consumi nel biennio, sul permanente andamento negativo della variazione dei salari reali e alle analisi relative ai fattori di crescita degli occupati registrati e dei redditi dichiarati.