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domenica 7 Luglio 2024
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Istat, pressione fiscale 2012 vola al 44%, al top dal 1990

Le imposte indirette sono cresciute del 5,2% e il debito vola al 127% del Pil

Peggiorano tutti gli indicatori economici dell’Italia. Secondo l’Istat, la pressione fiscale complessiva nel 2012 è salita al 44%, in aumento di 1,4 punti percentuali rispetto al 42,6% del 2011. Il dato sulla pressione fiscale si riflette sui consumi. Nel 2012, infatti, la spesa per consumi delle famiglie ha mostrato un’ampia contrazione in volume (pari al -4,3%), dopo essere risultata quasi stabile nel 2011 (+0,1%). Cresce il debito pubblico e raggiunge il 127% del prodotto interno lordo, il livello più alto dal 1990 (da quando cioè si sono iniziate a elaborare le serie storiche dei dati). Nel 2011 era al 120,8%. In numeri, ha toccato i 2.038 miliardi. Anche la disoccupazione raggiunge livelli altissimi: sono oltre 2 milioni e 800 mila i precari in Italia, e il tasso di disoccupazione a gennaio ha raggiunto l’11,7%, il top da 21 anni a questa parte. Il deficit, invece, ovvero le uscite dello Stato in più a fronte delle entrate, ha raggiunto il 3% del prodotto interno lordo, lo 0,9% in meno del 2011 ma lo 0,4% in più rispetto alle attese. Un dato che va letto accanto ai numeri che riguardano l’avanzo primario, ovvero l’indebitamento netto al netto della spesa per interessi, che nel 2012 è stato del 2,5% rispetto al prodotto interno lordo, raddoppiato in confronto all’1,2% del 2011.

Pressione fiscale record nel 2012.
 Secondo i dati dell’Istat, la pressione fiscale complessiva in
rapporto al Pil, nel 2012, è salita al 44%, in aumento di 1,4
punti percentuali rispetto al 2011 (42,6%: si tratta del livello
più alto almeno dal 1990, inizio delle serie omogenee.
Le entrate totali delle Amministrazione pubbliche, pari al 58,1%
del Pil, sono aumentate del 2,4% rispetto al 2011. Le entrate correnti hanno registrato un incremento del 3,1% attestandosi al
47,7% del Pil. In particolare, le imposte indirette sono
cresciute del 5,2%, essenzialmente per effetto dell’aumento
dell’Irpef, della relativa addizionale regionale e dell’imposta
sostitutiva su ritenute, interessi e altri redditi da capitale,
che riflette le modifiche al regime di tassazione delle rendite
finanziarie.
Il calo dei consumi. E’ stato particolarmente marcato per i beni (-7%), mentre la spesa per i servizi ha registrato una diminuzione dell’1,4%. In termini di funzioni di consumo, le contrazioni più accentuate hanno riguardato la spesa per vestiario e calzature (-10,2%) e quella per i trasporti (-8,5%).
Rapporto debito-pil. Il rapporto debito-pil italiano nel 2012 ha raggiunto il 127% al lordo dei sostegni ai Paesi dell’area euro. Nel 2011 il debito era al 120,8% del pil. L’Istat sottolinea anche come l’avanzo primario sia salito al 2,5% sul Pil dall’1,2% del 2011 (recuperando il livello del 2008) da 18,5 miliardi del 2011 a oltre 39 miliardi.
Pil giù del 2,4%. Se peggiora il rapporto tra debito e Pil, anche il deficit, pur in miglioramento rispetto al 2011, non rispetta però le asettative. Il rapporto si attesta infatti al 3% (contro il 3,8% di un anno fa), mentre le ultime stime del governo prevedevano un 2,6%. Quanto al Prodotto interno loro, risulta diminuito in volume del 2,4%
secondo il dato grezzo. L’ultima previsione del governo nella nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza stimava un analogo calo del 2,4%, mentre nel 2011 l’economia era cresciuta dello 0,4%.
Disoccupazione. La disoccupazione tocca livelli altissimi: sono oltre 2 milioni e 800 mila i precari in Italia, e il tasso di disoccupazione a gennaio ha raggiunto l’11,7%, il top da 21 anni a questa parte.

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