Scatta da oggi l’incremento di un punto percentuale. Rincaro benzina di 1,5 centesimi al litro, aumenti su edilizia, abbigliamento, computer e alcolici.
E’ il 1973 quando viene introdotta l’ Imposta sul valore aggiunto. Fissata al 12% del prezzo dei beni e servizi negli anni ha subito numerosi ritocchi e aumenti. Ed ecco che quarant’anni dopo, oggi per la precisione, l’Iva raggiunge il 22%: è il secondo incremento di un punto percentuale in poco più di 12 mesi che andrà a pesare su famiglie, imprese, associazioni non profit e persino sulle pubbliche amministrazioni. Il rincaro, inevitabile dopo l’apertura della crisi politica, interessa solamente l’aliquota più alta e dovrebbe portare nelle casse dello Stato più di 4 miliardi di euro all’anno, di cui il 67% a carico delle famiglie e il restante 33% proveniente da imprese, non profit e Pa. Nel paniere radio, computer, birra, tv e soprattutto benzina per la quale si prevede da oggi un aumento di 1,5 centesimi al litro.
Aumento spesa famiglie italiane. Le stime sul costo della manovra per le famiglie italiane non trovano d’accordo i vari esaminatori: da una media delle varie analisi si può dire in ogni caso che il rincaro farà spendere tra 120 e 350 euro in più all’anno per famiglia. Secondo la Cgia di Mestre si parla di una spesa di 120 euro in più all’anno per nucleo famigliare. Più pessimisti i consumatori del Codacons: 349 euro in più. Per la Confcommercio l’incremento dell’Iva andrà a incidere negativamente sulle spese natalizie e comporterà un aumento dei prezzi tra ottobre e novembre dello 0,4 per cento. Secondo Adusbef e Federconsumatori, la stangata andrà dai 207 ai 260 euro l’anno. Non stupisce, allora, che alcune grandi catene di distribuzione come Ikea, Esselunga e Coop abbiano già annunciato che assorbiranno l’aumento dell’imposta internamente, senza effetti sui prezzi per i consumatori.
I rincari. Sui mobili, gli elettrodomestici e la manutenzione della casa, l’aumento dell’Iva porterà gli italiani a spendere 567 milioni di euro in più su base annua. Per quel che riguarda abbigliamento e calzature con l’Iva al 22% ci sarà un rincaro di 550 milioni. Se si guarda invece alla manutenzione delle auto e degli altri mezzi di trasporto, gli italiani spenderanno quasi 300 milioni di euro in più rispetto all’anno scorso. Ma saranno soggetti ad aumenti anche, birra, succhi di frutta e alimenti pregiati come i tartufi. Saranno colpiti anche negozi di estetica, barbieri e parrucchieri, lavanderie e tintorie, gioielli e bigiotteria. Fra le voci che subiranno i rincari maggiori ci sono i trasporti, a partire dai carburanti, con un aggravio medio di 39 euro.
I beni esclusi. Alcune categorie di beni e servizi godono dell’Iva agevolata al 4 e al 10%. Fra i primi molti beni alimentari (latte e latticini freschi, ortofrutta, pane, pasta e farinacei, olio), le case di abitazione non di lusso, gli apparecchi ortopedici e sanitari, le prestazioni socio-sanitarie ed educative, il gas per uso domestico (entro i 480 metri cubi annui di consumo) e i servizi di mensa collettivi. Rientrano invece nell’Iva agevolata al 10% altri beni come la carne e il pesce, il latte a lunga conservazione, le uova, il miele, tè, cereali, cacao.
I più colpiti. Secondo alcune analisi l’aumento colpirà di più le famiglie numerose e più povere. Per i single l’aggravio potrà arrivare fino a 99 euro e per un lavoratore dipendente con moglie e figli a carico fino a 120 euro.
Gli effetti sull’inflazione. Sono stati già calcolati dalla “nota di aggiornamento” al Def: passerà da una media dell’1,5 per quest’anno al 2,1 per cento del prossimo. Ma dal 2015 l’inflazione ricomincerà a scendere.