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sabato 27 Luglio 2024
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La Lista Falciani è utilizzabile come prova: lo dice la Cassazione, tremano gli evasori

Semaforo verde dai giudici della Suprema Corte: l’elenco dei correntisti Hsbc, trafugato nel 2008 dall’informatico italo francese, potrà essere utilizzata come prova in giudizio.

Si erano convinti che quell’elenco di nomi e conti correnti, oltre al trambusto mediatico, non avrebbe portato a nulla di giuridicamente rilevante, sicuri che non potesse essere utilizzato in giudizio perché ottenuto in modo illecito. E ora una sentenza della Cassazione li fa tremare: i magistrati della Suprema corte hanno accolto il ricorso dell’Agenzia delle entrate contro la commissione tributaria di Milano, che aveva negato l’utilizzo della “Lista Falciani” come prova in quanto frutto di un furto ai danni di un istituto bancario. In pratica, d’ora in poi l’amministrazione finanziaria potrà avvalersi di qualunque elemento probante durante l’accertamento tributario, sempreché non sia stato acquisito in violazione di un diritto del contribuente o reso inutilizzabile da una precisa disposizione di legge. Il verdetto riguarda da vicino l’elenco di oltre 81mila nomi di correntisti della Hsbc – di cui 7mila italiani- trafugato tra il 2006 e il 2008 dall’ex funzionario Hervé Falciani, che fu all’origine dello scandalo “Swiss Leaks” portato alla luce dal Consortium of investigative journalists. Sulla sua utilizzabilità, finora la giurisprudenza si era espressa negativamente: da un lato con una sentenza della corte d’appello di Parigi, che decretandone la provenienza illecita aveva dato ragione a un contribuente francese al quale era stata perquisita la casa; dall’altro con un pronunciamento del 2011 di un giudice di Pinerolo, che ne ordinava la distruzione in quanto acquisita illecitamente.

La sentenza. La decisione della Corte di Cassazione rovescia completamente la situazione, garantendo al Fisco la possibilità di ricorrere alla lista per scovare potenziali evasori che hanno portato in modo illecito capitali in Svizzera. Nella sentenza, i giudici spiegano che: “l’Amministrazione finanziaria, nella sua attività di accertamento della evasione fiscale può, in linea di principio, avvalersi di qualsiasi elemento con valore indiziario, con esclusione di quelli la cui inutilizzabilità discenda da una disposizione di legge o dal fatto di essere stati acquisiti dalla Amministrazione in violazione di un diritto del contribuente”. In aggiunta, la Suprema Corte specifica che tale documentazione può essere “utilizzabile nel contraddittorio con il contribuente, i dati bancari acquisiti dal dipendente infedele di un istituto bancario, senza che assuma rilievo l’eventuale reato commesso dal dipendente stesso e la violazione del diritto alla riservatezza dei dati bancari (che non gode di tutela nei confronti del fisco). Spetterà quindi al giudice di merito in caso di contestazioni fiscali mosse al contribuente, valutare se i dati in questione siano attendibili, anche attraverso il riscontro con le difese del contribuente”.

Assist a voluntary. Secondo gli esperti, il pronunciamento potrebbe offrire involontariamente un assist alla voluntary disclosure: col timore che le informazioni contenute nella lista possano essere usate in giudizio, molti evasori potrebbero infatti decidere di rimpatriare i capitali accedendo alla procedura di collaborazione volontaria, che finora ha ricevuto poco più di mille richieste di adesione. 

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