Di fronte al Congresso, il capo di stato ha annunciato una riforma fiscale alla “Robin Hood”: più tasse a ricchi e Wall Street e redistribuzione del reddito.
Più tasse sui ricchi per rilanciare la classe media. A quasi due anni di distanza dalla fine del mandato presidenziale e con l’etichetta di “anatra zoppa” affibbiatogli dopo le elezioni di metà mandato, Barack Obama propone una riforma fiscale alla “Robin Hood”, orientata verso una maggiore equità e perequazione. Durante il consueto discorso annuale sullo stato dell’Unione, il presidente degli Stati Uniti ha annunciato un piano per “voltare pagina” e ridurre il gap tra benestanti e classe media, il cui reddito è calato del 3,9% dal 2009 ad oggi.
La riforma. Aumento dell’aliquota massima su plusvalenze e dividendi dall’attuale 23,8% al 28% per i redditi superiori al mezzo milione di dollari, un’imposta sulle passività degli istituti finanziari con un patrimonio superiore ai 50 miliardi di dollari e più tasse sulle successioni. Con queste misure la Casa Bianca stima di recuperare un gettito di 320 miliardi di dollari nell’arco di dieci anni, da redistribuire sotto forma di detrazioni per le fasce di reddito medio-basse, incentivi per il risparmio pensionistico, sgravi fiscali per le piccole imprese e assegni familiari da 3mila dollari per ciascun figlio, 3.500 se entrambi i genitori lavorano. Prevista poi l’estensione dei crediti d’imposta per l’istruzione, con la possibilità per i giovani più meritevoli di iscriversi gratuitamente ai corsi universitari brevi, i ‘community college’.
Lo scoglio politico. Una riforma attuabile, alla luce degli ultimi dati economici Usa. Il Pil reale (al netto dell’inflazione) ha registrato una crescita del 2,8% anche per effetto del crollo del prezzo del petrolio; il tasso di disoccupazione si è assestato al 5,5%, mentre consumi e investimenti sono in aumento rispettivamente del 3,2% e 7,7%. Per Obama insomma, ci sono i presupposti per correggere gli squilibri generati dalla crisi e redistribuire il reddito attraverso un corposo potenziamento del welfare. Ma il percorso non è semplice: per attuare la “middle class economics” ci sarà bisogno di un compromesso con il Congresso, ora in mano ai repubblicani. Che, dal canto loro, criticano aspramente la riforma, accusando i democratici di “comprare voti” in vista delle elezioni presidenziali del 2016.