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sabato 27 Luglio 2024
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Le armi spuntate del fisco, nessun controllo sul Vending un settore di 2,6 mld

Il fisco non ha strumenti per riscontrare le vendite al consumo effettuate mediante distributori automatici. Un settore quello del Vending che fattura circa 2,6 miliardi l’anno e che non prevede alcuna certificazione ai fini del controllo fiscale.

di Oreste Saccone

Ogni giorno in Italia 22 milioni di persone comprano bevande e alimenti da circa due milioni di distributori automatici. Il fatturato ufficiale del settore del Vending nel 2010  è stato pari a 2,6 miliardi di euro. Nel nostro Paese esiste un distributore ogni 29 abitanti e si acquistano ogni anno circa 700 milioni di bottiglie di acqua minerale dai distributori automatici. Eppure il legislatore fiscale ignora il fenomeno e non prevede alcuna forma di tracciatura delle transazioni relative alle vendite al consumo mediante distributori automatici. Con la conseguenza che il fisco non ha strumenti idonei per riscontrare le vendite e le somministrazioni effettive. Per la verità un tentativo di tracciatura delle vendite effettuate tramite le macchinette era stato fatto dal governo Prodi con la finanziaria 2008, ma prima che la norma divenisse operativa il governo Berlusconi la eliminò ‘per ridurre i costi aministrativi delle imprese’. Sarebbe utile che l’attuale governo riprendesse in mano il tema della tracciabilità per i professionisti e per le imprese mettendo con l’occasione fine all’attuale stato di ingiustificata franchigia dai controlli fiscali del settore della distribuzione automatica. 

Quando acquistiamo un prodotto in un negozio o consumiamo un caffè in un Bar o un pasto in un ristorante, sappiamo che il venditore, il barista, il ristoratore sono obbligati al rilascio dello scontrino o della ricevuta fiscale, che attesta la cessione del bene o la prestazione del servizio. Sta a noi, poi, pretendere lo scontrino o la ricevuta fiscale quando il commerciante fa finta di dimenticare di rilasciarlo. Quando, invece, acquistiamo una bibita, un gelato o un panino da un distributore automatico ovviamente non c’è ne preoccupiamo. Anzi, per meglio dire, ci poniamo il problema della certificazione della cessione o della somministrazione solo quando l’apparecchio è guasto e il prodotto non fuoriesce dal distributore,  oppure quando non ci da il resto e non sappiamo come documentare il nostro acquisto per fare reclamo. Questi nostri comportamenti non sono di certo dettati dal caso, ma trovano fondamento nel fatto che il legislatore fiscale dal 1997[1], con la semplificazione degli obblighi di certificazione dei corrispettivi,  ha fatto obbligo alle imprese che cedono  beni e/o prestano servizi al consumo di rilasciare lo scontrino o la ricevuta fiscale, quando non viene richiesta la fattura dal cliente. Sono state e sono, però, tuttora esentate le cessioni e le prestazioni effettuate mediante apparecchi automatici.

In quindici anni il mercato del Vending è cresciuto in modo abnorme e costituisce oggi la più vasta e capillare rete di rivendita di bibite e prodotti alimentari al minuto.  Difatti oggi  la distribuzione automatica di bevande, alimenti, personale care e altro, interessa in Italia circa 22 milioni di persone che ogni giorno fanno uso di oltre due milioni di  distributori automatici in uffici, fabbriche, ospedali, aeroporti, stazioni, autogrill, etc. etc. In pratica nel nostro paese esiste un distributore ogni 29 abitanti. Complessivamente nel 2010 le consumazioni sono aumentate da 5,9 miliardi a circa 6,3 miliardi. Tra i prodotti maggiormente acquistati dai distributori ci sono le bottigliette di acqua minerale , con circa 700 milioni di pezzi venduti ogni anno e con un ricarico che arriva talvolta fino al 600/100. In concreto la bottiglia da 500 cl. di acqua minerale che al supermercato costa 20 centesimi  viene venduta mediante i distributori automatici anche ad 1 euro e persino a 1,50 euro.

Il mercato si evolve velocemente e si va affermando il fenomeno dei negozi automatici aperti 24 ore su 24. nei quali le vendite dei prodotti alimentari e non (come ad esempio spazzolini,  preservativi, prodotti per l’igiene, etc. ), avvengono mediante distributori automatici. I dati ufficiali stimano in circa 2,6 miliardi il fatturato 2010 del settore.[2] In questa prospettiva, il governo Prodi , con Visco viceministro alle Finanze, per mettere ordine nel settore e contrastare eventuali comportamenti evasivi (ad esempio acquisti e vendite di merce in nero, particolarmente conveniente visto il ricarico fino a due cifre del settore),  aveva previsto uno specifico sistema di tracciatura e memorizzazione degli acquisti dai distributori automatici (simile al sistema di gestione telematica degli apparecchi da gioco). In particolare la disposizione prevedeva a decorrere dal 2009, e per gli apparecchi già immessi nel mercato dal 30 luglio 2009, l’ obbligo di memorizzare su supporto elettronico (una sorte di scatola nera) le operazioni di cessione di beni e prestazioni di servizi effettuate tramite distributori automatici e la trasmissione dei dati in via telematica[3]. L’onere economico per le imprese era del tutto risibile visto che si trattava di installare obbligatoriamente nell’apparecchiatura automatica un semplice applicativo, che memorizzava i pezzi venduti e i relativi introiti.

Senonché,  il Governo Berlusconi nel 2008, inopinatamente e con una evidente urgenza, si è affrettato ad abrogare la disposizione prima che entrasse in vigore [4]. Il motivo apparente: l’abrogazione rappresentava  una delle misure urgenti necessarie per ridurre i costi amministrativi a carico delle imprese del settore del Vending, sottintendendo, presumiamo, l’inutilità della scatola nera. Ne consegue che  ai fini fiscali, non esiste oggi nessun  riscontro oggettivo (traccia o documento) delle singole cessioni o somministrazioni effettivamente avvenute attraverso i distributori automatici. A questo punto l’auspicio è che il governo Monti, che certamente non ha debiti elettorali verso lobbies di nessun genere, ripristini il sistema di memorizzazione e trasmissione per via telematica delle transazioni commerciali che avvengono mediante distributori automatici per mettere fine all’attuale stato di ingiustificata franchigia fiscale (dai controlli fiscali)  del settore della distribuzione automatica.                                   

[1] DPR. 696/96 – Regolamento recante norme per la semplificazione degli obblighi di certificazione del corrispettivo.

[2] Dati assunti dal sito di Confida associazione italiana distribuzione automatica – Consumi per categorie : 33,2% acqua e bibite,17, 2 % bevande calde, 14% snack dolci, 22.2% freschi,7,5% snack salati,  7,5% personale care

[3] art. 1, commi da 363 a 366, l.244/2007, finanziaria 2008.

[4] Abrogato dal comma 4 dell’art. 16, del dl. 185 del 2008 nell’ambito del provvedimento che mira a ridurre i costi amministrativi a carico delle imprese..

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