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sabato 27 Luglio 2024
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Lef: in Italia Irpef è il doppio rispetto a Usa, Gb e Francia, serve subito riforma

Una relazione elaborata dall’Ufficio Studi Lef mette a confronto il carico fiscale italiano con quello di Francia, Regno Unito, Spagna e Usa. E mette a nudo i limiti dell’Irpef: un carico fiscale doppio rispetto agli altri paesi, con una miriade senza eguali di deduzioni e detrazioni e incapace di proteggere famiglie e redditi medio-bassi. (Vai all’articolo completo).

L’imposta sui redditi? In Italia è tre le più care al mondo. Lo dice una relazione elaborata dall’Ufficio studi Lef- Associazione per la legalità ed equità fiscale- che mette a confronto il carico fiscal italiano con quello di Usa, Regno Unito, Francia e Spagna. Un confronto dal quale la nostra Irpef esce con le ossa rotte, messa a nudo in tutti i suoi limiti: eccessivamente pesante sui redditi medi, incapace di proteggere le fasce povere e infestata da un groviglio di detrazioni e deduzioni.

Dallo studio emerge che un contribuente singolo con un reddito di 30.000 euro in Italia paga 7.500 euro di Irpef contro 3.400 in Francia, 3.100 nel Regno Unito e 3.300 negli Usa. E la situazione diventa peggiore se si prende in considerazione una coppia con tre figli: per un reddito di 30.000 euro a fronte di una Irpef di 4.600 euro in Italia in Francia si paga zero, in Usa si ha diritto a un sussidio di 530 euro, mentre in Spagna e Regno Unito si paga rispettivamente 3.900 e 2.900 euro. Differenze marcate anche per un reddito di 40.000 euro: a fronte di 9.200 euro in Italia si paga 174 euro in Francia, 970 in Usa, 4.900 nel Regno Unito e 7.200 in Spagna.

E se i più penalizzati sono i contribuenti con un reddito tra i 30 e i 50mila euro, le fasce meno abbienti non sono da meno . Dallo studio ci si accorge che solo Italia e Spagna non prevedono l’esenzione totale per i redditi fino a 10mila euro. Nel caso italiano, anzi, un contribuente che dichiara 5 o 10mila euro è comunque tenuto a pagare le addizionali. Ad oggi l’unica possibilità di esenzione (a partire dagli 8mila euro in su) la offre il bonus 80 euro, che annulla le addizionali e genera un residuo positivo che va in tasca al contribuente. Col risultato di mettere ancora più in crisi la progressività dell’Irpef, perché mentre un lavoratore dipendente con 5.000 euro non paga l’imposta, quello con 10.000 euro non solo non paga nulla, ma riceve anche un sostegno attraverso l’imposta negativa.

Si rende quindi necessario avviare una seria riforma dell’Irpef, che abbatta le aliquote per i redditi fino a 50mila euro, sfoltisca la giungla di deduzioni e detrazioni e sostenga famiglie e fasce meno abbienti con trasferimenti in denaro. (Vai all’articolo completo).

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