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lunedì 10 Marzo 2025
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Lef, nel 2012 oltre l’83% redditi Irpef da lavoro dipendente e pensioni. In 10 anni +3,85%

Continua a crescere il peso dell’Irpef sui redditi da lavoro e da pensione. Nel 2012 le due componenti concorrono all’83,5% della base imponibile Irpef con una crescita del 3,85% in 10 anni. Dall’aggiornamento del rapporto Lef sulla struttura dell’Irpef ermege che ormai l’Irpef è alimentata quasi esclusivamente dai redditi da lavoro dipendente e da pensione. Se si considerano anche i redditi da lavoro autonomo e da partecipazioni si supera il 90% contro l’85% del 2003. In pratica la progressività dell’imposizione è supportata principalmente dai percettori di questi tipi di reddito. Un fenomeno alla cui accentuazione ha contribuito la scelta del legislatore di portare fuori dallIrpef alcune tipologie di reddito soprattutto da capitale posseduto dalle persone fisiche che è stato sottoposto ad imposta sostitutiva”.

Dallo studio emerge che i maggiori incrementi sono stati registrati dai redditi da pensione passati dal 27,07% del 2003 al 30,05% del 2012, mentre più contenuta la crescita dei redditi da lavoro dipendente passati dal 52,59% del 2003 al 53,50% del 2012. Per contro passano dal 4,58% del 2003 al 3,95% del 2012 i redditi d’impresa, dal 5,16% al 4,22% quelli da partecipazione e dal 6,41% al 3,73% gli altri redditi. Sostanzialmente stabile i redditi da lavoro autonomo che passano dal 4,19% del 2003 al 4,53% del 2012.

Elementi distintivi dell’andamento dell’IRPEF nel periodo: i redditi. L’ammontare del reddito da Lavoro dipendente supera il 52% del totale dei redditi in tutti gli anni d’imposta del periodo. L’ammontare del reddito da Pensione supera il 26% del totale dei redditi in tutti gli anni d’imposta del periodo e nel 2012 arriva al 30%; l’ammontare complessivo dei redditi di Lavoro dipendente e da Pensione varia tra il 79% e l’83,5% del totale dei i redditi in tutti gli anni d’imposta del periodo; l’ammontare del reddito da Lavoro dipendente supera il 50% del totale dei redditi in tutti gli anni d’imposta. Il reddito da Lavoro dipendente contribuisce al reddito complessivo con l’ammontare più elevato in tutte le classi di reddito in cui si colloca il contribuente, ad esclusione della prima in cui prevale il reddito da Pensione, in tutti gli anni d’imposta. La percentuale di reddito da Lavoro dipendente non scende mai sotto il 35% in tutte le classi di reddito in cui si colloca il contribuente (nella classe tra 20.000 e 35.000 € va oltre il 60%) in tutti gli anni d’imposta.

Elementi distintivi dell’andamento dell’IRPEF nel periodo: l’imposta. L’imposta derivante dai redditi da Lavoro dipendente e da Pensione è oltre il 75% del totale in tutti gli anni d’imposta del periodo (nell’anno d’imposta 2012 arriva al 79,38%). L’imposta che deriva da redditi da Lavoro dipendente prodotto da contribuenti che si collocano nelle classi di reddito fra 10.000 e 50.000 € oscilla in tutto il periodo fra il 36% e il 39% del totale; nel 2012 è pari al 35,45%. L’imposta derivante da redditi da Lavoro dipendente rispetto alle altre tipologie di reddito è il più elevato in tutte le classi di reddito in cui si collocano i contribuenti e in tutto il periodo, con esclusione della classe fra 0 e 10.000 € in cui prevale l’imposta derivante dal reddito da Pensione. La percentuale d’imposta derivante da Lavoro dipendente supera il 40% del totale dell’imposta di quella classe nelle classi di reddito comprese fra 10.000 € e 200.000 € e in tutto il periodo; nel 2012 supera il 47%.

Elementi distintivi dell’andamento dell’IRPEF nel periodo: il reddito e l’imposta unitari. L’importo più elevato del reddito unitario dichiarato è quello da Lavoro dipendente nel 2003 e 2004 e nel periodo 2008-2012. L’imposta unitaria più elevata è quella derivante dai redditi di Lavoro autonomo in tutto il periodo. L’imposta unitaria derivante dal reddito di Lavoro dipendente è più elevata di quella derivante dal reddito d’Impresa in tutto il periodo, ad esclusione dell’anno d’imposta 2007. L’imposta unitaria del reddito da Pensione, seppur minore, è quantitativamente comparabile con l’imposta unitaria del reddito d’Impresa negli anni d’imposta 2008-2012.

Elementi distintivi dell’andamento dell’IRPEF nel periodo: i redditi da lavoro e da pensione. L’IRPEF è alimentata quasi esclusivamente dai redditi da Lavoro dipendente e da Pensione e la progressività dell’imposizione è supportata principalmente dai percettori di questi tipi di reddito. Il grado di adesione spontanea all’obbligo fiscale (“compliance”) dei percettori di reddito da Lavoro dipendente e da Pensione è elevatissimo. Alla base di questa fedeltà fiscale c’è il meccanismo del sostituto d’imposta che rende noti all’amministrazione finanziaria per ogni soggetto, lavoratore dipendente o pensionato, l’ammontare dei redditi da questo percepiti. L’efficacia del sostituto d’imposta, è confermata dai dati sul reddito da Lavoro autonomo i quali, soprattutto nelle classi di reddito più elevate, sono assai diversi di quelli relativi all’Impresa e alla Partecipazione in quanto i compensi, percepiti da alcune categorie di professionisti, sono assoggettati a ritenuta d’acconto.

Le tre discontinuità nel periodo 2003-2012. Nel biennio 2006-2007 la “mappa” dei redditi e dell’imposta subisce sensibili cambiamenti in quanto s’interrompe il crescente peso percentuale dei cespiti da Lavoro dipendente e Pensione ed aumenta contemporaneamente quello dei redditi da Lavoro autonomo, Impresa e Partecipazione; nel biennio successivo (2008-2009)questa tendenza bruscamente s’inverte. Alla base di questa mancanza di linearità ci sono ragioni legate all’andamento dell’economia e/o a provvedimenti normativi che hanno modificato la determinazione della base imponibile dei redditi di Lavoro autonomo, Impresa e Partecipazione, tra i quali in particolare la revisione degli studi di settore a partire dall’anno d’imposta 2006; Nel 2008, inoltre, potevano uscire dall’IRPEF gli esercenti attività commerciale o professionale con ricavi inferiori ai 30.000 €. I dati evidenziano anche che i cambiamenti sono stati in parte determinati dall’entrata in vigore nel biennio 2006-2007 delle norme di contrasto all’evasione, introdotte dal DL223/2006 (c.d. decreto Visco-Bersani); così come l’inversione di tendenza del biennio 2008-2009, può trovare in parte spiegazione nell’abrogazione di tali norme.

Le due misure tecnico-organizzative del decreto Visco-Bersani che hanno contribuito alla modifica della mappa reddituale sono:

– l'”elenco clienti e fornitori IVA” (articolo 37, comma 8, lettera a) che obbligava chi esercita un’attività economica a trasmettere all’amministrazione finanziaria l’elenco dei soggetti nei cui confronti sono state emesse fatture e quello dei soggetti da cui sono stati effettuati acquisti;

– l’obbligo per gli esercenti arti e professioni di riscuotere i compensi al di sopra d’un determinato importo (a regime 100 €) con sistemi di pagamento bancario o elettronico (articolo 35, commi 12 e 12bis) e di registrare le somme riscosse nell’esercizio dell’attività stessa, nonché i relativi pagamenti, su uno o più conti (articolo 35, comma 12).

Questi due provvedimenti hanno introdotto per il Lavoro autonomo e l’Impresa sistemi di tracciatura analoghi a quello del sostituto d’imposta; in particolare l'”elenco clienti e fornitori IVA” è sostanzialmente simile all’elenco dei soggetti, a cui hanno corrisposto redditi, predisposto e trasmesso all’amministrazione finanziaria da parte dei datori di lavoro o dagli enti pensionistici.

La terza discontinuità è legata alla progressiva uscita dall’IRPEF di alcune tipologie di reddito. Infatti stimando che il reddito da capitale posseduto dalle persone fisiche e sottoposto ad imposta sostitutiva sia pari a circa 10 miliardi, nel biennio 2011-2012 la somma dei redditi che sfuggono alla progressività dell’IRPEF arriva a circa 30 miliardi pari a poco meno del 4% del reddito complessivo dichiarato. Si tratta ormai di ammontari piuttosto significativi che tendono sempre più a ridurre l’IRPEF ad un’imposta che grava esclusivamente sui redditi da Lavoro (dipendente e autonomo) e da Pensione.

Prospettive ed ipotesi di cambiamento. La serie storica del decennio 2003-2012 evidenzia una graduale e progressiva espansione dei redditi da lavoro (dipendente ed autonomo) tanto che viene il dubbio se non sia più appropriato inserire una “L (lavoro)” nell’acronimo IRPEF, chiamandola Imposta sui Redditi da Lavoro delle Persone Fisiche. Infatti ormai, se si tiene conto che anche parte della Partecipazione deriva da associazioni di professionisti, i redditi da lavoro costituiscono oltre il 90% del reddito complessivo dichiarato. Nel 2003 tale percentuale era meno dell’85%.

Oltre alla uscita di alcune tipologie di reddito dal campo di applicazione dell’imposta (in particolare redditi da capitale e parte dei redditi da fabbricato) il fenomeno è determinato anche dal costante diminuire in tutto il periodo del numero di soggetti che esercitano, come persona fisica o come partecipanti a società di persone, attività d’impresa, prevalentemente artigiani e commercianti. Questi soggetti si sono ridotti, rispetto al 2003, del 6,16%.

Le motivazioni di tale decremento sono da ricercare nel processo di trasformazione della distribuzione delle merci, dal piccolo esercizio alla grande rivendita; dalla tendenza/convenienza a trasformare l’impresa individuale o familiare in una società di capitali e, in quest’ultimo periodo di grave crisi economica, dalla chiusura di molte attività.

Si pone, quindi, il problema di ridurre e armonizzare, in modo equo, il carico impositivo dell’IRPEF con quello derivante dalle altre imposte sui redditi e patrimoniali (l’Imposta sui Redditi delle Società e le imposte sostitutive). L’aliquota media (imponibile/imposta) dell’IRPEF del 2012 è piuttosto elevata ed è pari al 19,68% (nel 2007 era pari al 19,21%). Come illustrato dal grafico che segue la progressività dell’imposta è piuttosto accentuata e il peso maggiore dell’IRPEF grava sui contribuenti con reddito complessivo compreso fra 35.000 € e 50.000 € che subiscono un’aliquota media pari al 25,07%.

L’analisi dei dati evidenzia, inoltre, che introdurre misure che aumentino l’adesione spontanea all’obbligo e riducano l’evasione è tecnicamente possibile, basta adottare provvedimenti che, sfruttando le potenzialità delle nuove tecnologie, fanno sentire la presenza dell’amministrazione finanziaria con meccanismi che rendono trasparenti i comportamenti dei contribuenti.

In linea con tale impostazione è la dichiarazione precompilata che a partire dal 2015 consentirà di semplificare l’iter dichiarativo per milioni di lavoratori dipendenti e pensionati. La stessa logica dovrebbe essere adottata per tutti gli altri contribuenti in quanto il possesso anticipato, da parte dell’amministrazione finanziaria, di banche dati con informazioni sui redditi (o sui ricavi) o sui costi/deduzioni/detrazioni del soggetto, provenienti da altre fonti, induce a dichiarare il vero.

In quest’ambito l’esperienza internazionale suggerisce e rende auspicabile il potenziamento dell’attività di prevenzione dell’evasione con il superamento dell’attuale modello che non prevede contatti fra amministrazione e contribuente ex-ante nella fase dichiarativa.

Infatti oggi l’amministrazione, attraverso l’Anagrafe Tributaria, possiede per soggetto informazioni relative ai suoi ricavi (elenco clienti e fornitori IVA/fatturazione elettronica e tracciatura dei pagamenti), al suo patrimonio (immobili, veicoli, imbarcazioni, ecc.) e dati sulle operazioni di compravendita effettuate, sugli atti registrati, sui contratti d’affitto e di assicurazione sulla vita, sulle utenze domestiche (luce e gas), ecc. Per chi svolge un’attività economica ed è sottoposto agli studi di settore possiede anche i dati relativi alla struttura organizzativa attraverso cui l’attività è svolta.

Tutte queste informazioni, unite a quelle fornite dai sostituti d’imposta e a quelle sui conti correnti (saldo iniziale, saldo finale e movimentazioni più significative), consentirebbero all’amministrazione finanziaria di condividere questo patrimonio informativo in modo trasparente con il contribuente formulando, prima della dichiarazione, anche a chi esercita un’attività economica, una proposta (sul modello della dichiarazione precompilata) di quello che si aspetta da lui nella denuncia dei redditi. Tutto ciò consentirebbe di superare anche per i soggetti che esercitano un’attività economica l’attuale modello di autoliquidazione, spostando l’attenzione nella fase a monte della dichiarazione.

I due cambiamenti ipotizzati (riduzione/armonizzazione del carico fiscale IRPEF e dichiarazione precompilata) possono essere anche l’occasione per procedere ad una drastica semplificazione della determinazione della base imponibile e dell’imposta con:

– riduzione delle prime aliquote (in particolare di quella al 38%);

– trasformazione in importi piatti degli importi decrescenti al crescere del reddito delle detrazioni di specie e per carichi familiari;

– riorganizzazione degli oltre 50 tipi di deduzioni/detrazioni che per accontentare un po’ tutti finiscono per non dare alcun impulso ai settori che si vogliono incentivare;

– sfoltimento delle 5 tipologie di oneri detraibili (19%, 22%, 36%, 41% e 55%).

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