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sabato 5 Ottobre 2024
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Legge stabilità, dal cuneo fiscale al contributo sulle pensioni d’oro, ecco le misure

La Manovra ottiene la fiducia al Senato. Il tetto alla Tasi resta al 2,5 per mille. Meno imposte sul lavoro fino a 28mila euro. Per tagliare ancora arriva il fondo con i frutti della spending review e della lotta all’evasione.

Un fondo per tagliare il cuneo fiscale, una nuova web tax in versione leggera, nessuna modifica alla Tobin, mentre restano fuori le misure per agevolare il rientro dei capitali all’estero. Una sanatoria sulle cartelle di Equitalia, un ritocco all’insù per l’aliquota massima della Tasi, un tetto massimo di 300mila euro per i manager della pubblica amministrazione considerando nel cumulo anche l’eventuale pensione. Con 167 voti a favore e 110 contrari il Senato ha approvato in via definitiva il ddl stabilità che ora diventa legge.

Arriva la Iuc, l’Imu si fa in tre. Cambia l’imposizione sugli immobili. La manovra istituisce l’imposta unica comunale (Iuc) e sopprime la Tares, la tassa sui rifiuti e sui servizi urbani in vigore nel 2013. La Iuc comprende l’Imu, dovuta da chiunque possegga immobili “escluse le abitazioni principali” non di lusso, e altre due componenti: la prima (Tari) finanzia la raccolta dei rifiuti urbani; la seconda (Tasi) garantisce le risorse per i servizi indivisibili come il trasporto pubblico locale, l’anagrafe, l’lluminazione e la manutenzione delle strade.

La struttura di Tasi e Tari. La Tari è commisurata alla superficie dichiarata o accertata dell’immobile. In alternativa, il comune può commisurare la tariffa “alle quantità e alle qualità medie ordinarie di rifiuti prodotti”, secondo il principio europeo ‘chi inquina paga’. La Tasi ha un’aliquota di base dell’1 per mille e, nel caso di immobili affittati, il conduttore partecipa con una quota compresa tra il 10 e il 30%. Per il 2014, l’aliquota massima è fissata al 2,5 per mille. La disciplina generale della Tasi prevede che i comuni possano aumentare o diminuire l’aliquota. Il governo impone però un tetto: la somma delle aliquote Imu e Tasi non potrà superare i limiti stabiliti per l’Imu nel 2013. Quindi, sulle abitazioni principali l’aliquota massima sarà pari al 6 per mille. Sugli altri immobili, Imu e Tasi insieme peseranno al massimo il 10,6 per mille.

500 mln ai comuni per le detrazioni Tasi. Il governo stanzia nel 2014 quasi 1 miliardo per consentire ai comuni di ridurre il peso della Iuc. Inoltre, i sindaci avranno a disposizione altri 500 milioni per finanziare detrazioni dalla Tasi “a favore dell’abitazione principale e delle pertinenze della stessa, nonché dei familiari dimoranti abitualmente e residenti anagraficamente nell’unità immobiliare adibita ad abitazione principale”.

Imu deducibile al 20% su capannoni industriali, 30% in 2013. L’Imu sui capannoni industriali diventa deducibile al 20% dall’imponibile Ires e Irpef (non dall’Irap). “Per l’esercizio di imposta in corso al 31 dicembre 2013” la deducibilità è del 30%. Il governo introduce la tassazione al 50% ai fini Irpef dei redditi figurativi degli immobili non locati che si trovano nello stesso comune dove è l’immobile adibito ad abitazione principale.

Imu, niente sanzioni. Infine un atto di clemenza è previsto a favore dei contribuenti chiamati a pagare la seconda rata dell’Imu. Dati i ritardi con cui sono arrivate le aliquote definitive, chi avesse pagato regolarmente entro lo scorso 16 dicembre, ma avesse commesso però qualche errore nell’entità del versamento potrà mettersi in regola senza pagare sanzioni e interessi entro il 16 giugno 2014.

Le detrazioni sulle ristrutturazioni edilizie. La manovra proroga fino al 31 dicembre 2014 la detrazione del 65% sugli interventi di riqualificazione energetica degli edifici e la detrazione al 50% per le ristrutturazioni semplici.

Transazioni finanziarie modifiche rinviate. Rimandata al 2014 la discussione sulla modifica della Tobin Tax. La normativa sulla tassazione delle transazioni finanziarie era stata introdotta nella legge di Stabilità del governo Monti. Il nuovo emendamento avrebbe allargato la tassa a quasi tutte le transazioni finanziarie. Viene eliminato inoltre il bollo fisso da 34 euro e 20 centesimi sulle comunicazioni finanziarie che penalizzava i piccoli risparmiatori, ma l’imposta sale dall’1,5 al 2 per mille.

Web Tax. Viene introdotto l’obbligo di aprire una partita Iva italiana per le imprese che usufruiscono di spazi pubblicitari sui siti. Previste anche tutele per il diritto d’autore. Saltato, rispetto all’ipotesi iniziale l’obbligo di aprire la partita Iva per tutte le imprese, compresi i colossi mondiali del calibro di Google o Amazon che effettuano commercio elettronico “diretto o indiretto”.

Fondo per la riduzione della pressione fiscale. Al fondo per la riduzione della pressione fiscale sono destinate a partire dal 2014, le risorse derivanti dalla spending review non destinate agli obiettivi di finanza pubblica, e le maggiori entrate della lotta all’evasione fiscale, al netto di quelle derivanti dall’attività di recupero fiscale svolta dalle regioni, dalle province e dai Comuni. Andrà diviso a metà fra le imprese, sotto forma di taglio dell’Irap, e lavoratori più pensionati. Vengono poi rifinanziati sia la cassa integrazione sia i contratti di solidarietà, mentre si avvia la sperimentazione del contratto di ricollocazione, per aiutare a trovare un lavoro chi lo ha perso, chiamando in causa le agenzie private.

La detrazione Irpef di 978 euro. Il taglio del cuneo fiscale viene diviso in due fasi. C’è subito un intervento sui dipendenti, concentrato sui redditi fino a 28 mila euro lordi l’anno con una detrazione Irpef di 978 euro. Il governo taglia dunque il costo del lavoro per poco più di 2,5 miliardi nel 2014 e di circa 3 miliardi sia nel 2015 sia nel 2016. Limitando l’analisi al 2014, l’operazione si articola in quattro interventi: maggiori detrazioni sull’Irpef per i redditi medi e bassi (circa 1,5 miliardi); deduzioni dall’imponibile Irap del costo sostenuto per i nuovi assunti a tempo indeterminato (36 milioni); minori premi Inail (1 mld) e un incentivo alla trasformazione dei contratti di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato (70 milioni), sotto forma di restituzione del contributo versato dalle aziende per l’Aspi, l’assicurazione sociale per l’impiego. Le maggiori detrazioni assicurano ai lavoratori un beneficio medio massimo di 228 euro tra 15.000 e 18.000 euro di reddito lordo, meno di 18 euro al mese con tredici mensilità.

Pensioni. Torna il contributo di solidarietà, a carico delle pensioni più alte. Sarà progressivo e cioè pari al 6% per la parte eccedente i 90.168 euro lordi l’anno, del 12% sopra i 128.811, per poi arrivare al 18% al di sopra dei 193.217 euro lordi l’anno. Il contributo è stato esteso ai vitalizi dei politici.

Tetto a cumulo pensioni-redditi nella pubblica amministrazione. Viene introdotto un tetto di 300mila euro annui per i manager e i dirigenti pubblici. Nel calcolo si dovrà tener conto di tutti gli emolumenti percepiti compresa l’eventuale pensione. Il tetto vale anche per i vitalizi. Sono comunque esclusi i contratti in essere.

Sanatoria su cartelle Equitalia: niente interessi. Arriva anche una minisanatoria per i ruoli emessi entro il 31 ottobre 2013. Sarà possibile mettersi in regola pagando gli importi dovuti scontati degli interessi di mora e per ritardata iscrizione a ruolo. Il conto va saldato entro il 28 febbraio 2014 in un’unica soluzione.

L’Ace. Rafforzata la deducibilità del rendimento prodotto dagli aumenti di capitale (Ace). L’aliquota salirà gradualmente dall’attuale 3% al 4% nel 2014, al 4,5% nel 2015 e al 4,75% nel 2016.

Il riordino delle agevolazioni fiscali. Il governo dovrà fare un primo riordino delle agevolazioni fiscali entro il 31 gennaio per reperire 488,4 milioni nel 2014, 772,8 nel 2015 e 564,7 nel 2016. In caso contrario, la detrazione Irpef al 19% oggi riconosciuta su spese mediche, mutui e rette universitarie si ridurrà al 18% per l’anno di imposta 2013 e al 17% nel 2014.

Clausola di salvaguardia. Per raggiungere gli obiettivi di finanza pubblica è prevista il governo dovrà garantire un miglioramento dei saldi per un importo pari a 3 miliardi nel 2015, 7 miliardi nel 2016 e 10 miliardi dal 2017. Tale miglioramento potrà essere garantito sia con misure di maggiori entrate sia garantendo risparmi di spesa mediante interventi di razionalizzazione e di revisione della spesa pubblica.

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