Pubblichiamo la lettera di Alice, una quindicenne che dopo aver riscontrato la discrasia tra quanto insegnato nella sua scuola e il comportamento del bar all’interno dell’istituto scolastico ha sentito l’esigenza di rimarcarlo con una breve riflessione. Ecco il testo della lettera inviata alla nostra redazione.
“Frequentando un istituto tecnico economico statale (chiamato comunemente “la vecchia ragioneria“), studio per due ore alla settimana economia aziendale. Essendo io al primo anno, sono ancora alle prime armi, ma comunque le basi le ho ormai imparate bene, soprattutto grazie ai due insegnanti super competenti che ho quest’anno. In questo periodo, stiamo in particolare affrontando la tematica delle fatture e, di conseguenza, anche gli scontrini. Ed è proprio di quest’ultimo su cui rifletto da un po’ di tempo.
Fin da piccola ho sempre visto e sentito mia madre arrabbiarsi quando va a comprare qualcosa e non le danno lo scontrino, comportamento che io pensavo fosse bizzarro, fin quando non ho appreso l’importanza di esso. Non solo è indispensabile per tutelare venditore e acquirente, ma serve anche per far pagare le tasse agli esercenti, così ho iniziato a chiederlo anch’io dopo i miei acquisti, anche solo per una bottiglietta d’acqua.
Ma è dall’inizio dell’anno che ho notato una cosa abbastanza spiacevole: al bar della mia scuola solo 1 volta su 4 (se non di meno) viene emesso lo scontrino. Non solo quando comprano qualcosa gli alunni, ma persino con gli insegnanti. Il che mi ha stranita molto, considerato che è addirittura una scuola che si basa su questi principi, è come se un insegnante di diritto posteggiasse in un posto per i disabili! In conclusione, se certi comportamenti corretti e rigorosi sono comunque esemplari di una società moderna e civile, credo siano ancora più importanti e necessari in un istituto educativo rivolto ai più giovani.
