back to top
sabato 5 Ottobre 2024
spot_img
spot_img

Mannheimer indagato per reati fiscali,
sospetta evasione di 7 mln euro

Per il sondaggista e altre cinque persone accusa di dichiarazioni fraudolente mediante uso di fatture per operazioni inesistenti. Perquisita la sede Ispo a Milano.

Associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale. È questa l’accusa contestata dalla procura di Milano a Renato Mannheimer, il presidente dell’Ispo, l’istituto di sondaggi, per questo motivo perquisito dalla Guardia di Finanza. La vicenda, in cui sono coinvolte altre quattro persone, riguarda un presunto giro di fatture false per eludere il fisco negli ultimi cinque anni per un importo di 7 milioni. Oltre alla sede dell’istituto, perquisite altre sette sedi tra cui anche l’abitazione dello stesso Mannheimer.

Perquisizioni. È l’ultimo capitolo di un’indagine nata tre anni fa in seguito a una segnalazione dell’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia su una serie di operazioni sospette da parte dello studio di commercialisti milanesi Merlo – la cui ipotesi di reato ora è di riciclaggio – che un tempo vantava tra i clienti lo stesso Ispo guidato da Mannheimer. Ma gli sviluppi dell’attività investigativa hanno portato gli inquirenti a sequestrare documenti non solo nella sede milanese dell’istituto di ricerca, ma anche in altre società di professionisti e a casa dello stesso sondaggista, che
comunque respinge ogni accusa.

Evasi 7 milioni. Secondo i primi accertamenti, sarebbe stato aggirato il fisco per un totale di 7 milioni nel periodo tra il 2005 e il 2011: 5,4 milioni relativi alle imposte dirette e 1,6 milioni relativi all’Iva. Da qui la formulazione del reato di associazione per delinquere finalizzato, in base al decreto legislativo 74/2000, alla
dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.

Operazioni all’estero per pagare meno tasse. Dalla ricostruzione di Procura e Gdf, il meccanismo architettato avrebbe consentito a Mannheimer «rilevanti e indebiti risparmi fiscali», come si legge nel decreto di perquisizione. L’ipotesi è che l’Ispo, tramite l’intermediazione e l’organizzazione dei professionisti italiani, avrebbe dato il compito di emettere fatture su una serie di sondaggi realmente effettuati non da loro ma dall’istituto a tre società con sede a Tunisi. Le tre società tunisine, a loro volta, avrebbero poi girato il denaro incassato su conti di altre società con sede in Svizzera e a Lussemburgo e riconducibili a Mannheimer, trattenendo, però, una percentuale sul presunto servizio illecito reso. Il sospetto è che tale sistema sia in sostanza servito per abbattere i ricavi dell’Ispo e quindi di Mannheimer, che avrebbe anche fondi all’estero non dichiarati in Italia.

La reazione. «Non so nulla di questi reati – ha commentato il sondaggista – la guardia di finanza sta facendo delle indagini non ho gli elementi per fare dichiarazioni, quando li avrò le farò» aggiungendo di «avere fiducia nell’operato della Guardia di Finanza e della magistratura».

Dello stesso autore

RISPONDI

Please enter your comment!
Please enter your name here

Altro in Archivio

Rubriche