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domenica 1 Settembre 2024
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Manovra, il taglio lineare e il gioco delle tre carte

Il ‘taglio lineare’ è una trovata del ministro dell’Economia con l’obiettivo di guadagnare tempo e rinviare le scelte per raggiungere il pareggio di bilancio. Si tratta dell’ennesimo esempio di finanza creativa, che se attuata potrebbe costare 800 euro l’anno alle famiglie italiane.

Di Oreste Saccone

Il taglio lineare dei regimi agevolativi è un ritornello che il governo ci propina, come uno slogan, da quattro mesi a questa parte. Ma non è pubblicità, è una cosa seria. Il governo ha firmato una cambiale a scadenza annuale all’Ue di 16 miliardi nel 2013 e 20 miliardi dal 2014. Costerà, a regime, almeno 800 euro l’anno ad ogni famiglia italiana con effetti paradossali sull’Iva ridotta per i beni alimentari, le agevolazioni Irpef per lavoro dipendente, l’assegno di mantenimento al coniuge, le detrazioni per spese sanitarie, le deduzioni dei contributi obbligatori. Il grosso delle agevolazioni inoltre si concentra soprattutto su coloro che pagano l’Irpef e in particolare lavoratori dipendenti e pensionati. Perciò, giocare la carta dei tagli lineari se non è un bluff, è sicuramente un azzardo da parte di un governo a corto di idee e pericolosamente prigioniero della sua propaganda.

 

Documento di economia e finanze 2011. Il ‘taglio lineare’ compare per la prima volta nella scorsa primavera in occasione dell’approvazione del documento di economia e finanze 2011. Il Governo si è impegnato a varare la riforma fiscale, che dovrà essere neutrale sul piano finanziario e si baserà sulla una drastica riduzione dei regimi di favore, di esenzione, ed erosione calcolati in circa 400 dall’apposita commissione ministeriale . In concreto con il taglio delle agevolazioni si sarebbe dovuto finanziare la riforma del fisco.

Delega al Governo per la riforma fiscale e assistenziale (presentato il 29 luglio 2011). In tal senso, il disegno di legge di delega al Governo per la riforma fiscale e assistenziale prevede la rimodulazione in tre aliquote dell’Irpef da finanziare con l’eliminazione o riduzione in tutto o in parte dei regimi agevolativi ( art. 2, comma 3)[1]. Senonché, lo stesso disegno di legge nelle disposizioni finali ( art. 11) prevede che dal riordino dei regimi agevolativi e della spesa sociale debbano conseguire effetti positivi, ai fini dell’indebitamento netto, non inferiori a 4 miliardi per l’anno 2013 e 20 md. a decorrere dal 2014. Le due disposizione sembrano antitetiche, perché se il presunto recupero di gettito verrà destinato a ridurre l’indebitamento netto, non potrà finanziare le politiche redistributive ipotizzate con la riforma fiscale (minor prelievo sul lavoro e sulle imprese ).

Il Taglio lineare come clausola di salvaguardia. A fare definitivamente chiarezza ci ha pensato l’art. 40, del decreto legge numero 98 del 2011, (così come modificato in sede di conversione dalla l.111/11 e successivamente dal dl. 138/11)[2], che prevede la riduzione dei regimi fiscali agevolativi, individuati in apposito allegato, rispettivamente del 5% per l’anno 2012 e del 20% dal 2013. La disposizione non troverà attuazione qualora entro il 30 settembre 2012 si procederà con la riforma fiscale e assistenziale al riordino della spesa sociale, che comporti un recupero di gettito di 4 md. dal 2012, di 16 md. nel 2013 e 20 md. a decorrere dal 2014 [3]. E’ utile rilevare come, di fatto, il riordino della spesa sociale ( già tagliata duramente per circa 7 md. dalle manovre anticrisi), alternativo al taglio lineare, riguarderebbe essenzialmente i medesimi regimi agevolativi o esentativi individuati ai fini del taglio lineare. In pratica si interviene a ripetizione sempre sulle stesse agevolazioni come se la creatività di Tremonti fosse improvvisamente esaurita.

La lettera del Governo alla Ue. Con la lettera del 26 ottobre. 2011 Il governo ha assunto l’impegno solenne nei confronti dei Partners Europei di approvare entro il 31.1.2012 la delega fiscale assistenziale previdenziale e nel corso del 2012 i relativi provvedimenti attuativi. Le risorse attese e messe in bilancio ammontano ad almeno 4 md. nel 2012, 16 md. nel 2103 e 20 md., a regime, dal 2014. Tali somme saranno reperite con l’esercizio della delega per la riforma del sistema fiscale e assistenziale sulla base degli attuali regimi di favore fiscale e della sovrapposizione fra agevolazioni e conseguenti inefficienze ad oggi individuate. Contestualmente per dare massima garanzia sul rispetto dei saldi è stata introdotta una clausola di salvaguardia. La clausola prevede che in caso di ritardo di attuazione della delega oltre il 30 settembre 2012, le agevolazioni fiscali vigenti saranno ridotte del 5% per l’anno 2012 e del 20% a decorrere dal 2013. In alternativa, anche parziale, si è stabilita la possibilità di disporre con Dpcm, su proposta del ministro dell’Economia, la rimodulazione delle aliquote delle imposte indirette, inclusa l’accise. A tal proposito è utile ricordare che l’aliquota ordinaria dell’Iva è già stata aumentata con le manovre anticrisi di agosto. In concreto se la delega non verrà esercitata o le misure non saranno sufficienti a recuperare il gettito atteso, si avrà una riduzione automatica delle agevolazioni fiscali.

Il gioco delle tre carte. A questo punto è utile vadere quali sono i regimi di favore fiscale e le sovrapposizioni fra agevolazioni e conseguenti inefficienze ad oggi individuate, che dovranno essere sanzionati dalla tagliola del taglio lineare. E con quale criterio sono stati individuati. L’ allegato (C-bis) al dl. 98/11, ha individuato circa 470 fattispecie (ad oggi ne sono state aggiunte altre 200 circa). Il censimento è frutto dello studio realizzato dal tavolo tecnico sulle tax expenditures (insediato dal ministro Tremonti in vista della riforma fiscale), che ha messo nello stesso calderone tutte le misure che in qualche modo erodono il gettito fiscale (detrazioni, deduzioni, esenzioni, regimi agevolativi, aliquote agevolate, imposte sostitutive). Il lavoro della commissione, ancora in corso, è puramente ricognitivo, non c’è alcun rilievo in merito a supposti regimi agevolativi ingiustificati o a sovrapposizioni fra agevolazioni o a inefficienze.

Nel mentre, però, alcune misure, le più spendibili, sono state già ipotecate dalla manovra anticrisi. Il riordino della tassazione delle attività finanziaria, che ha portato al 20% la tassazione delle attività finanziarie, è stato già realizzato dal dl. 138/2011, dirottando il relativo gettito a riduzione dell’indebitamento netto (introiti previsti 5 md.). Lo stesso vale per la revisione delle aliquote Iva. L’Iva ordinaria è già salita dal 20% al 21% (dl. 138/11), come contropartita al mantenimento delle attuali aliquote agevolate del 4 % e 10%. Pensare di intervenire ulteriormente in materia di Iva, aumentando le aliquote agevolate o ridotte (attraverso il taglio lineare) vorrebbe dire colpire le fasce più deboli, frenare ulteriormente i consumi e spingere in su l’inflazione.

L’analisi delle altre agevolazioni, ipoteticamente da tagliare, porta a conclusioni sconfortanti. Il metodo di classificazione di esse fa comprendere l’azzardo del governo e l’aleatorietà dell’intervento. Il taglio lineare automatico, cioè spalmato uniformemente su tutte le presunte agevolazioni, colpirebbe in moltissimi casi non regimi realmente agevolativi, bensì misure fiscali equitative, adottate per dare concreta attuazione al principio di capacità contributiva e ad altri principi di valenza costituzionale, nei casi in cui la disciplina fiscale ordinaria risulta inadeguata o inapplicabile. Ne consegue che difficilmente tali regimi, classificati anch’essi come agevolazioni, potranno essere toccati dal taglio lineare Esempio ne sono le misure che evitano la doppia imposizione. Basti pensare alle deduzioni dei contributi obbligatori (effetti finanziari stimati in 4,9. md.) che produrranno redditi da tassare in futuro, gli assegni al coniuge separato per il mantenimento dei figli (2. md.), la deduzione degli assegni al coniuge, i crediti (o esenzioni) su redditi di capitale già tassati alla fonte, la detrazione per lavoro dipendente (18,5md), che, anche se in minima parte, forfetizza le spese per la produzione del reddito di lavoro dipendente. Lo stesso dicasi per le ipotesi di tassazione separata, come il Tfr (4,6 md.) e gli arretrati di lavoro (1 md.), che permettono una corretta applicazione del principio di progressività. Altre misure consentono il rispetto di principi di rilevanza costituzionale, in particolare uguaglianza di trattamento, conformità alla capacità contributiva, progressività. Ad esempio le detrazioni per familiare a carico (10,5 md.), la detrazione per i pensionati (16,5md.), la detrazioni altri redditi (2,7 md),. Altre misure sono finalizzate a interventi di welfare, in campo previdenziale, sanitario, assistenziale e dell’istruzione. E’ il caso delle deduzioni e delle detrazione delle spese sanitarie (2,5 md.). Rimuoverle è come imporre una ulteriore tassa sulla spesa sanitaria, che il cittadino è obbligato a sostenere quando il sistema sanitario pubblico non funziona o non la copre. Non meno importanti sono le misure a rilevanza sociale,come l’ Iva agevolata al 10% (25,5 md.) e al 4% (14,5 md.), che riguardano prevalentemente beni essenziali e rispondono a scelte di equità sociale legittimate dalla normativa comunitaria. Altre importanti misure mirano a ridurre il carico impositivo delle imprese e degli esercenti arti e professioni. L’esempio più eclatante è rappresentato dal cuneo fiscale ( 4,5 md. ).

E’ da notare che gli esempi appena citati rappresentano la parte più rilevante del plafond di erosione complessivamente stimato dalla commissione ministeriale ai fini del taglio lineare[4]. Non va taciuta un’altra evidente criticità, costituita dagli effetti regressivi che produrrebbe il taglio lineare. Da una simulazione relativa all’Irpef, che costituisce il settore su cui si concentrano quasi i due terzi delle norme agevolative, la Corte dei Conti[5] ha rilevato che essi ( gli effetti regressivi) si concentrerebbero soprattutto su coloro che già pagano l’imposta, con un 80% composta da lavoratori dipendenti e pensionati.

In conclusione, giocare la carta dei tagli lineari se non è stato un bluff, è stata sicuramente un azzardo del Governo, chiaramente bloccato e a corto di idee. A questo punto resta la considerazione che chiunque sarà a portare a termine la partita, dovrà probabilmente guardare altrove ( patrimoniale una tantum e/o annuale, lotta all’evasione fiscale, altri tagli di spesa etc. ) per rispettare fino in fondo l’impegno solenne preso con l’Europa, pena la credibilità, e non solo, del nostro Paese.

Note: [1] Altre forme di copertura si prevedono: – con la riduzione dell’evasione fiscale. Previsione superata, visto che a seguito delle manovre varate tra l’estate 2008 e 2011, le maggiori entrate attese dalla lotta all’evasione già iscritte a bilancio per gli anni 2012 e 2013 sono pari a circa 23 miliardi. – con il riordino della tassazione delle attività finanziaria; Anche questa misura è superata. Com’è noto il dl. 138/2011 ha portato al 20% la tassazione delle attività finanziarie dirottando il relativo gettito a riduzione dell’indebitamento netto. – con lo spostamento dell’asse del prelievo dal reddito verso forme di imposizione reale. Il dl. 138/11ha già anticipato l’aumento di un punto percentuale dell’aliquota IVA ordinaria, dal 20% al 21%. L’assorbimento del relativo gettito ne precludono l’impiego a copertura della riforma tributaria – con le economie conseguite nel comparto della spesa pubblica. [2] Ai commi 1 ter e 1 quater (inseriti in sede di conversione dalla Legge n. 111 del 15.7.2011),ulteriormente modificati dall’art.1, comma 6, dl. 138/11. [3] Il dl. 138/11 ha aggiunto ai fini della clausola di salvaguardia anche l’iva e le accise. [4] Restano tra le misure agevolative più rilevanti da tener presente ai fini del taglio lineare quelle relative al regime di tassazione dei beni immobili (tassazione su base catastale ai fini Irpef, ici, registro, iva( trasf. abit.ne), deduzione irpef prima casa.) [5] Corte dei Conti,Sezioni Unite in sede di controllo, “Elementi per l’audizione sull’A.C. 4566 – delega al Governo per la riforma fiscale e assistenziale”, 11 ottobre 2011..

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