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domenica 1 Settembre 2024
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Milleproroghe ma non per l’Iva, commercialisti in rivolta

Tra le tante aspettative e promesse rimaste disattese nel decreto Milleproroghe 2017, approvato dal Consiglio dei ministri, spicca la speranza dei commercialisti di veder modificato il nuovo calendario delle Comunicazioni Iva, introdotto dalla Legge di Stabilità. Il decreto fiscale prevede esclusivamente per il 2017, che la comunicazione dei dati Iva sia semestrale, con una prima fissata per il 25 luglio e due successive nel secondo periodo dell’anno. La richiesta dei commercialisti, per la quale si è registrato il primo sciopero mai proclamato dalla categoria, prevede una sola scadenza per l’anno 2017 e la seconda a febbraio del 2018. Purtroppo nel decreto approvato da Consiglio dei Ministri non c’è traccia del rinvio. Le ultime speranze sono riposte nell’iter di conversione davanti alle Camere, con la modifica recuperata grazie ad un emendamento parlamentare. I fiscalisti denunciano che il livello di complicazione del sistema tributario italiano sia arrivato oltre il limite tollerabile. La filosofia che si è consolidata in questi ultimi anni è un forte, progressivo irrobustimento della tendenza a trasferire il riscontro sui redditi dall’azione di controllo dell’Amministrazione all’autodichiarazione di aziende e professionisti attraverso gli intermediari. Di pari passo nel corso degli ultimi decenni si è assistito ad un aumento esponenziale di scadenze, adempimenti e istruzioni spesso contraddittorie, che l’amministrazione finanziaria ha emanato con continuo ritardo, e per di più a ridosso delle scadenze. Purtroppo, lamentano i commercialisti, anche l’avvento del digitale è stato trasformato dall’Amministrazione finanziaria in una serie di imposizioni a carico degli intermediari fiscali che di fatto hanno dato un supporto fondamentale alla digitalizzazione dell’Anagrafe tributaria in Italia. In realtà molte delle semplificazioni annunciate dalla politica in campo fiscale si sono spesso rivelate come un ulteriore aggravio di adempimenti a carico dei professionisti incaricati dai loro clienti della presentazione telematica dei propri adempimenti fiscali periodici. E la vicenda del nuovo Spesometro è solo l’ultimo episodio in ordine di tempo. Anche in questo caso si ha l’impressione, dicono i commercialisti, che l’Agenzia delle Entrate voglia fare il pieno di dati, senza considerare l’effettiva utilità di imporre ai cittadini ed alle imprese così tanti e costosi adempimenti. Le informazioni minime richieste dall’Agenzia attraverso le nuove comunicazioni Iva trimestrali, Spesometro e liquidazioni riguardano i dati identificativi dei soggetti coinvolti nelle operazioni; la data ed il numero della fattura; la base imponibile; l’aliquota applicata; l’imposta; la tipologia dell’operazione. Le sanzioni previste per gli inadempienti sono rilevanti. Per l’omessa o errata trasmissione dei dati delle fatture emesse e ricevute è prevista una sanzione di 2 euro per ogni fattura, con un massimo di 1.000 euro per ciascun trimestre. Per l’omessa, incompleta o infedele comunicazione delle liquidazioni periodiche la sanzione va da 500 a 2.000 euro.

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