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sabato 5 Ottobre 2024
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Nens, recuperare 58 mld evasione Iva per abbattere pressione fiscale

Uno studio condotta dall’Istituto guidato da Vincenzo Visco e Pier Luigi Bersani esamina i 15 metodi più diffusi di evasione dell’Iva: il principale riguarda l’omessa dichiarazione al consumo.

Recuperare 58 miliardi di evasione, da utilizzare in gran parte per ridurre la pressione fiscale. L’Istituto Nens, guidato da Vincenzo Visco e Pier Luigi Bersani in uno studio analizza i metodi più diffusi di evasione dell’Imposta sul valore aggiunto e indica la strategia per un efficace contrasto. Il messaggio è chiaro: è possibile recuperare a regime poco meno di 60 miliardi per metterne 43 a disposizione per una drastica sforbiciata fiscale. L’Iva, ha spiegato Visco, è “la culla dell’evasione”. Non solo per il gettito sottratto direttamente all’erario, ma anche per le ricadute sulle imposte sui redditi e sull’Irap. Si tratta, dunque, di mettere in campo una strategia di intervento sia a livello normativo, per neutralizzare le falle del sistema, che di nuove metodologie di contrasto da parte di Agenzia delle entrate e Gdf in grado di intervenire non solo ex post, ad evasione consumata, ma anche nella fase che precede la dichiarazione del contribuente.

Cinque ambiti di intervento. In primo luogo, riformare l’Irpef per “ridurre drasticamente il livello di povertà” e dar sostegno a ceti medi e famiglie, con un costo previsto di 15 miliardi. Ancora, “fiscalizzazione dei contributi sociali e riduzione del costo del lavoro”, per 10 miliardi. Lo stesso importo verrebbe riversato sulla “razionalizzazione e riduzione della tassazione degli immobili e abolizione dell’imposta di registro”. Infine, gli ultimi interventi riguardano “l’abolizione di alcune imposte di bollo” per 3 miliardi e il “rafforzamento dell’Ace” per 5 miliardi. In totale si tratta appunto di una riduzione del prelievo di 43 miliardi.

Come trovare le risorse necessarie. Arrivare ai quasi 60 miliardi di recupero di evasione attraverso un mix delle diverse misure, applicate secondo una tabella di marcia indicata dal governo che, contando sull’effetto “a cascata” anche su imposte sui redditi potrebbe valere 40 miliardi nel 2016, 55,9 miliardi nel 2017, 58,7 nel 2018. Cifre, sulla carta, difficili da recuperare integralmente. Ma – secondo Visco – una buona base da cui partire per poter pensare a più massicci, e strutturali, interventi di tagli di tasse. Un messaggio per Pier Carlo Padoan, sul cui tavolo è già arrivato il dossier preparato dal suo predecessore a via XX settembre.

15 modi per evadere l’Iva. Il gettito che attualmente mancherebbe all’appello è di circa 39,5 miliardi. Ma per capire come aggredire questa somma occorre, innanzitutto, conoscere “come si evade”. Sono 15 i diversi sistemi individuati nel testo integrale: 15 modi per non pagare, o pagare meno l’Iva. Il principale, che sottrae quasi 23,8 miliardi ogni anno, riguarda l’omessa dichiarazione al consumo. Vale a dire da parte di chi, come i negozianti, nell’ultima filiera della vita dell’imposta – fatta negli step precedenti di compensazioni “neutre” per gli operatori intermedi – nasconde l’Iva al fisco. O non dichiara pur fatturando per apparire meno sospetto di evasione. O
ancora chi, ed è il caso più familiare ai cittadini, non applica proprio l’imposta, non emettendo lo scontrino. Altri 9,3 miliardi, spiega lo studio Nens, arrivano dall’omessa dichiarazione non più nella fase finale, ma in quelle intermedie. Sarebbe invece di 6,4 miliardi la stima dell’Iva evasa attraverso l’utilizzo “discrezionale delle aliquote”, per esempio acquistando lo stesso bene con una aliquota e cedendolo con un’altra.

Le soluzioni. Proprio a partire da questo punto, lo studio rileva alcune misure di contrasto che potrebbero trasformare la lotta all’evasione da stanco ritornello della politica ad offensiva reale volta ad abbassare sensibilmente le tasse. A partire dall’utilizzo di
un’aliquota unica, in sostituzione della moltitudine che oggi caratterizza il nostro Paese (4, 10 e 22 a seconda dei beni). Ipotesi comunque ritenuta da Visco poco praticabile dal punto di vista politicoper le ricadute che avrebbe l’innalzamento dell’aliquota più bassa applicata ai beni di prima necessità. Accanto a misure più complesse, come l’applicazione di un’aliquota ordinaria (al 22%) agli
scambi intermedi proprio per scongiurare l’evasione in questo ciclo di vita dell’imposta o l’applicazione di un diverso metodo di determinazione della tassa che insieme potrebbero valere circa 14 miliardi, lo studio ne mostra di più intuitive, come l’introduzione dello scontrino telematico, mettere ad esempio in comunicazione le “casse” dei negozianti direttamente con l’erario. Contante o pagamento elettronico che venga utilizzato, ogni incasso verrebbe automaticamente registrato dal Fisco. Supponendo che venga rilasciato l’80% degli scontrini, nelle casse dello Stato secondo lo studio potrebbero arrivare 6,5 miliardi in più. Altra via, l’introduzione del pagamento con carta elettronica delle prestazioni professionali. Anche senza costringere i consumatori a pagare con bancomat, sarebbero i professionisti a dotarsi di una carta per “simulare” i pagamenti avvenuti con altri strumenti come contante o bonifico. Una misura che secondo lo studio avrebbe un impatto modesto sull’Iva, circa 100 milioni, ma potrebbe avere impatti sensibili sull’Irpef, coinvolgendo categorie ad alto reddito come i medici. Ultima, e di più complessa realizzazione perché subordinata all’autorizzazione dell’Europa, l’estensione della cosiddetta riverse charge o inversione contabile, che già esiste ma solo in alcuni settori. Facendo sparire cioè tutte le fasi intermedie di versamento dell’Iva e lasciando in capo all’ultimo anello della catena il pagamento dell’imposta. Stroncando, in teoria, molte delle strategie di evasione sopra citate, la misura potrebbe valere circa 17,4 miliardi di maggior gettito, 13,9 se applicato al solo settore del commercio. Cifre analoghe si potrebbero ottenere dalla fatturazione telematica, che il governo ora sta cominciando a sperimentare anche per la pubblica amministrazione.

 

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