Ancora in calo le Dsu con patrimonio “nullo”, nonostante il nuovo indicatore sia favorevole per la maggioranza dei richiedenti. I controlli a monte e il maggior peso della componente patrimoniale rendono lo strumento più selettivo ed equo.
Sono sempre meno i soggetti che richiedono l’Isee dichiarando un patrimonio mobiliare nullo, cioè di non avere un conto corrente né libretti di deposito. Se nel 2014 erano il 73,7%, oggi rappresentano poco più di un sesto (16%); nel Mezzogiorno sono passati dal 90% al 22% nel giro di un anno. I dati del nuovo Isee aggiornati al terzo trimestre 2015 confermano i risultati incoraggianti già registrati nella prima metà dell’anno: il maggior peso della componente patrimoniale e il controllo ex-ante da parte dell’amministrazione sta scoraggiando molti soggetti che non ne avrebbero diritto a richiedere prestazioni agevolate. A nove mesi dall’esordio del nuovo indicatore sono 3milioni e mezzo i nuclei familiari che hanno presentato la Dsu, la dichiarazione sostitutiva unica con la quale si può accedere alle agevolazioni. Le richieste sono calate del 25% rispetto al 2014, nonostante il nuovo Isee sia per la maggioranza della popolazione favorevole (46,7%) o indifferente (11,3%). “La riforma sembra stia conseguendo gli obiettivi che ci si era prefissati: dichiarazioni più veritiere, più selettività e maggiore attenzione ai più fragili”, commenta il ministro del Lavoro Poletti.
Controlli e patrimonio. Non è un caso che il numero di accessi alle prestazioni sia diminuito. Il nuovo indicatore entrato in vigore lo scorso anno prevede infatti che i redditi non siano più autodichiarati dal richiedente, ma rilevati dall’Inps attraverso l’anagrafe tributaria e quindi già inseriti nel Dsu. Un vero e proprio modello precompilato che, a differenza del vecchio Isee, tiene in maggiore considerazione il patrimonio mobiliare e immobiliare dei nuclei familiari, il cui peso sull’indicatore è passato dal 13,5% 19,5 per cento. Il metodo di calcolo ha permesso di ridurre all’osso le dichiarazioni “nulle”: se a gennaio 2015 rappresentavano circa la metà delle Dsu totali, al 30 settembre sono circa una su nove. Rispetto al vecchio sistema, la “popolazione Isee” – pari al 16,7 del totale dei residenti- non è più concentrata nel Mezzogiorno, ma distribuita in modo più omogeneo su tutto il territorio nazionale: il 14% è nel Centro-Nord (contro il 17 registrato nel 2014) e il 22 per cento nelle regioni del Sud (rispetto al 34 fatto registrare nello stesso periodo dell’anno precedente). Al punto che, per la prima volta, tra le regioni ad elevata copertura Isee compare una regione del Nord, il Friuli Venezia Giulia, con oltre il 20% di individui coperti da Dsu.
Disabilità, più attenzione. Per i nuclei familiari con minori a carico, la distribuzione per classi di Isee resta sostanzialmente invariata rispetto al modello precedente. Discorso diverso per le famiglie con disabili. In questo caso le dichiarazioni con patrimonio “nullo” aumentano, passando dall’8% al 17%. Ma a beneficiarne non sono solo le fasce più povere: il ministero calcola che il nuovo indicatore è più favorevole per il 55% dei nuclei con persone disabili e indifferente per l’8%, in pratica più di due terzi del totale.
Tempistiche. I dati al 30 settembre 2015 confermano poi come il periodo di rodaggio si stia progressivamente esaurendo. Le nuove procedure introdotte con la riforma sono state quasi del tutto assorbite, al punto che a settembre- il mese in cui c’è stato il picco di Dsu presentate, in coincidenza con le richieste relative al diritto di studio universitario- per rilasciare oltre 620mila dichiarazioni ci sono voluti meno di sei giorni a fronte dei 14 previsti dal regolamento Isee.