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sabato 5 Ottobre 2024
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Pandemia e Flat tax spingono al ribasso stime 2020 su evasione e economia sommersa

Il tracollo congiunturale determinato dalla pandemia e sullo sfondo i contraccolpi sistemici dell’introduzione della Flat tax nel 2019, mimetizzati dietro la frenata della produzione e gli effetti del lockdown, hanno ridisegnato come prevedibile le statistiche fiscali per il 2020 sui versanti delle entrate e dell’evasione, richiedendo uno sforzo di lettura dalle chiavi di interpretazioni inedite. A rilevarne puntualmente i sussulti è il sismografo della Commissione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva presieduta da Alessandro Santoro, che ha aggiornato l’ultima relazione del 2022 per il quinquennio 2015-2020 con la revisione Istat dei conti nazionali.

Sulla base dei Conti nazionali pubblicati a settembre del 2022, il valore aggiunto generato dal sommerso economico nel 2020 mostra una flessione, attestandosi a 157,4 miliardi di euro, oltre 26 miliardi in meno dell’anno precedente. L’incidenza sul Pil scende al 9,5%, a fronte del 10,2% del 2019. Le componenti più rilevanti dell’economia sommersa sono la sotto-dichiarazione del valore aggiunto e l’impiego di lavoro irregolare. Nel 2020 queste due voci generano, rispettivamente, il 50,7% e il 39,7% del valore aggiunto complessivo attribuito all’economia sommersa. Meno rilevante, ancorché significativo (9,7%), è il contributo delle altre componenti (mance, fitti “in nero” e integrazione domanda-offerta). L’incidenza dell’economia sommersa sul valore aggiunto complessivo mostra nel 2020 una riduzione particolarmente rilevante nei Servizi professionali dove si attesta al 11,2% contro il 13,8% dell’anno precedente. Una riduzione sensibile si registra anche nelle Costruzioni e negli Altri servizi alle persone, dove perde 1,4 punti percentuali rispetto al 2019.

Rispetto alla stima provvisoria per il 2020 contenuta nella Relazione, la stima dell’evasione tributaria è stata rivista al rialzo di 680 milioni per l’IRPEF da lavoro autonomo e impresa, 165 milioni di euro per l’IRES, e 2,08 miliardi per l’IVA, mentre è stata rivista al ribasso per l’IRAP (- 148 milioni di euro) e per le locazioni (-365 milioni di euro). Sono stati, inoltre, aggiunti circa 3,9 miliardi di euro dovuti alla stima per i lavoratori dipendenti irregolari e 696 milioni di euro dovuti alla stima delle addizionali IRPEF per il lavoro dipendente irregolare, assenti nella versione precedente. La stima dell’evasione contributiva è pari a 10,9 miliardi di euro, di cui 8,3 miliardi a carico del datore di lavoro e 2,5 miliardi a carico dei lavoratori dipendenti.

Rispetto al 2019 l’evasione fiscale e contributiva è diminuita nel 2020 di 9,8 miliardi di euro (-9,9%), di cui 8 miliardi sono relativi all’evasione fiscale (-9,2% rispetto al 2019) e 1,8 miliardi all’evasione contributiva (-14,4% rispetto al 2019). La riduzione relativa all’IRPEF di circa 4,9 miliardi di euro, di cui 734 milioni per i lavoratori dipendenti irregolari e 4,1 miliardi per lavoratori autonomi e le imprese, è solo parzialmente compensata dall’incremento dell’IRES di circa 344 milioni di euro. Rispetto al 2019, si registrano inoltre riduzioni del gap IRAP per 509 milioni, del gap IVA per 2,5 miliardi e di quello da locazioni per 430 milioni.

Nel periodo 2015-2020, la propensione al gap diminuisce dal 21,1% al 17,8%, con un calo di 3,3 punti percentuali e di circa 15,9 miliardi in valore assoluto. La propensione al gap al netto delle imposte immobiliari e delle accise, che è l’indicatore rilevante ai fini del PNRR, si riduce nel 2020 al 17,7%. Rispetto al 2019, l’andamento riflette un incremento della propensione al gap IRPEF, pari a 0,6 punti percentuali per i lavoratori autonomi e le imprese, del gap IRES (+0,9%), del gap IVA (+0,4%) e un decremento del gap per i lavoratori dipendenti irregolari (-0,4%), del gap IRAP (-0,9%) e da locazioni (-5,1%).

L’effetto della diminuzione della propensione al gap totale a fronte di un incremento della stessa per le principali imposte, oggetto della relazione, è strettamente connesso alla notevole riduzione dell’imposta potenziale nel 2020 a seguito dello shock pandemico. Infatti, la riduzione della quota di gettito potenziale per le imposte più rilevanti (IVA e IRPEF da lavoro autonomo e impresa) implica una riduzione del peso del tax gap di queste imposte sul tax gap complessivo. Conseguentemente, si ha una riduzione della media ponderata della propensione al gap nel 2020 rispetto al 2019 pure in presenza di un aumento della propensione al gap per le principali imposte. Pertanto, la riduzione della propensione al gap nel 2020 deve essere interpretata come un dato anomalo, alla luce della specificità dell’anno d’imposta 2020 che riflette gli effetti dello shock pandemico.

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