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giovedì 4 Luglio 2024
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Premio Lef sesta edizione, motivazione Francesca Coluccia

I reati tributari nel Dlgs 231/2001: profili critici. Tra ne bis in idem e non punibilità dell’Ente

Francesca Coluccia affronta in modo chiaro ed esaustivo il tema della responsabilizzazione degli operatori economici rispetto a comportamenti che, di fatto, falsano la concorrenza e consentono di conseguire un indebito guadagno in termini di mancato pagamento di tributi o addirittura una vera e propria rendita fiscale. Un tema, per la verità, non adeguatamente valorizzato nel dibattito pubblico. Le problematiche relative alle false fatture, alle compensazioni con crediti inesistenti, all’omesso versamento delle trattenute sui salari e all’Iva incassata dai clienti non solo comportano un omesso pagamento di tributi, ma consentono al reo di ridurre indebitamente il costo del lavoro e di accrescere altrettanto indebitamente i ricavi. 

La tesi esamina gli effetti dell’estensione della responsabilità penale degli enti anche ad alcuni reati tributari analizzando approfonditamente la compatibilità del principio del “ne bis in idem” con il cumulo in capo all’ente della responsabilità amministrativa e quella penale tributaria, tenuto conto anche della responsabilità penale della persona fisica agente. Viene affrontata l’evoluzione giuridica e sociale che ha condotto a riconoscere una responsabilità (della cui natura si è discusso, propendendo infine per quella penale piuttosto che amministrativa) degli enti, superando il brocardo “societas delinquere non potest” e attualizzando i principi scaturenti dall’articolo 27 della Costituzione su responsabilità penale personale, presunzione di innocenza e fine rieducativo della pena. 

Coluccia chiarisce bene il meccanismo di imputabilità dell’ente, partendo dal nesso teleologico tra il vantaggio arrecato dall’azione criminosa e uno specifico interesse dell’ente, accompagnato da un deficit organizzativo volto a prevenire la condotta criminosa della persona agente. Sotto tale ultimo profilo, viene evidenziato come il modello di valutazione e gestione del rischio fiscale previsto dalla procedura di “adempimento collaborativo” presenti profili di contiguità con il modello di risk assestment. Nelle conclusioni si propende per l’insussistenza di un vulnus al “ne bis in idem”, per l’inapplicabilità agli enti della non imputabilità ex art. 13 Dlgs. N. 74/2000, con la conseguente proposta di introdurre una fattispecie ad hoc di causa di non punibilità sopravvenuta per gli enti.

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